Un Mondo Ecosostenibile
Guide PraticheTecniche

L’inzaffardatura, cosa è e come si pratica

L’ inzaffardatura, cosa è e come si pratica

Tra le tecniche un tempo molto praticate e poi cadute un po’ in disuso riscopriamo la cosiddetta “inzaffardatura” o “zaffardatura”. Una tecnica che invece va riscoperta soprattutto nell’ottica di un recupero di tradizioni che erano notevolmente basate su tecniche altamente sostenibili ed agro ecologiche.
Questa tecnica si adotta per le piante che dobbiamo trapiantare nel giardino o nella nostra azienda che sono a radice nuda. Il primo vantaggio è che l’acquisto di piante a radice nuda è spesso più economico ed il secondo è dato dal fatto che le piante possono provenire da radicazioni su talee prodotte da noi e che dobbiamo trapiantare.
Quando le piante acquistate o ottenute in azienda sono a radice nuda è necessario stimolare la radicazione delle stesse con una tecnica altamente fai da te, naturale ed economicissima. Stiamo parlando come accennato dell’ inzaffardatura. Vediamo cosa è e come si pratica.

La prima cosa da fare è che, quando per es. acquistate un alberello a radice nuda dal vivaio questo ha bisogno di essere reidratato, e per questo motivo, per prima cosa, dovrà essere immerso in un secchio d’acqua (o contenitori adeguati se si tratta di più piante) pieni d’acqua perché possa idratarsi a volontà.
Successivamente si procede ad un accorciamento delle radici danneggiate o troppo lunghe rispetto alle altre, avendo cura di lasciare intatte quelle più sottili o filamentose.
Successivamente si praticherà la tecnica dell’ inzaffardatura vera e propria: in un contenitore, con volume adeguato alle piante che dovremo trattare, metteremo 3 parti di terreno argilloso molto fine, una parte di letame bovino setacciato (o altro stallatico maturo) ridotto in polvere ed acqua al fine di ottenere una miscela pastosa che resterà attaccata alle radici della pianta da frutto. Se il terreno dove dovrete impiantare le giovani piantine non è calcareo potete aggiungere a questa miscela qualche pugno di cenere di legna (proveniente ovviamente da piante non trattate con pesticidi) e, se amate la perfezione utilissimo è il macerato d’ortica che svolge funzioni biologiche importantissime.
Preparata questa poltiglia si possono porre le radici delle nostre piante nel recipiente e lasciarle “reagire” per qualche ora; se non abbiamo fretta di procedere al trapianto, possiamo lasciarle lì anche per una giornata. Alla fine di questo periodo avremo cura di sgocciolare le radici dei nostri alberi procedendo all’impianto con l’accortezza di deporre correttamente le piante nelle buche predisposte.
L’effetto di questa tecnica sui giovani alberi sarà quello di una ripresa vegetativa più pronta della pianta e di una maggiore vigoria e salute della stessa. La natura ha bisogno solo di essere seguita ed applicata.




Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *