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Riproduzione dell’Ontano napoletano

Riproduzione dell’Ontano napoletano

L’ontano napoletano (Alnus cordata (Loisel.) Duby) è un albero della famiglia Betulaceae, endemico dell’Italia meridionale.

Habitat idoneo di riproduzione –
L’Ontano napoletano è una pianta originaria dell’Italia (presente dalla Campania alla Calabria) ma oggi diffuso, anche a scopo ornamentale, in tutte le regioni italiane dove si trova come alloctona, ad eccezione del Piemonte e della Valle d’Aosta dove risulta assente. Occupa un territorio che va dalla Sardegna (e Corsica) all’appennino campano e calabro-lucano dove, spesso, forma boscaglie ripariali.
Nell’Italia meridionale non presenta una diffusione omogenea. È frequente nell’Appennino campano e sulla Sila, si può trovare con maggior possibilità, tra i 200-700 metri di altitudine. Si associa di frequente con altre latifoglie (dalla fascia delle querce a quella del faggio), oppure forma boschi ripariali insieme con l’ontano nero (Alnus glutinosa).
È una pianta eliofila, mesoigrofila (meno legato all’umidità del substrato rispetto ad Alnus glutinosa, purché ci sia piovosità superiore a 1000 mm anno). La si trova in popolamento misti di ripa (con ontano nero, salici e pioppi) o misti con faggio. Si insedia facilmente nelle tagliate delle faggete e di castagneti, e al di sotto di rimboschimenti radi di Pinus laricio (purché non ci sia troppa competizione).
Inoltre questa pianta è stata introdotta anche in altre aree della penisola italiana e di altri continenti.

Propagazione –
L’Alnus cordata, come detto, è originario della regione temperata calda dell’Italia meridionale, ma cresce bene anche nelle regioni più fresche della zona temperata. Questa pianta richiede una piovosità media annua di 1.000 mm o più per prosperare.
Preferisce una posizione soleggiata in un terreno umido e fertile. Vive su suoli poveri e aridi, anche su gesso, ma preferisce vegetare vicino all’acqua.
Dal punto di vista pedologico preferisce un terreno pesante e una situazione umida e cresce bene in terreni argillosi pesanti; inoltre tollera siti molto sterili.
È una pianta molto ornamentale e a crescita molto rapida, potendo raggiungere fino a 12 metri di altezza in 20 anni.
È molto tollerante ai venti salini, tanto che si stabilisce rapidamente in posizioni esposte.
Gli alberi possono essere allevati in ceduo con rotazioni di 15 – 20 anni per fornire biomassa, polpa, combustibile, ecc., oppure possono essere coltivati come foreste ad alto fusto e tagliati quando hanno 70 – 80 anni per ricavarne legname.
Si ricorda che questa specie ha una relazione simbiotica con alcuni microrganismi del suolo, questi formano noduli sulle radici delle piante e fissano l’azoto atmosferico.
La propagazione, che incontra qualche difficoltà, può avvenire per seme: si semina in semenzaio non riscaldato non appena è maturo e va coperto con un sottile strato di suolo.
Anche i semi che vengono seminati nel periodo primaverile possono germogliare con successo.
Il seme germoglia in primavera quando il clima si scalda. Quando le giovani piantine sono abbastanza grandi da poter essere maneggiate, vanno poste in singoli vasi e trapiantate poi in estate, altrimenti nella primavera successiva.
Si può propagare anche per talea di legno maturo, prelevate non appena le foglie cadono in autunno, all’aperto e in terreno sabbioso.

Ecologia –
L’ Alnus cordata è una pianta che trova il suo optimum ecologico in impluvi o nei pressi di corsi d’acqua, in terreni profondi, ricchi di nutrienti e piuttosto umidi, purché non asfittici e privi di ristagni; può tollerare meglio di altri ontani (il nero, in particolare) una moderata aridità climatica; in generale, comunque, necessita di precipitazioni annue di almeno 1000 mm.
È una specie forestale eliofila e mesofila di zona montana e submontana, vegetante in purezza od in consociazione soprattutto con castagno, cerro, faggio, dal piano a circa 1300 m.
È una pianta di facile propagazione, per l’abbondante produzione di seme leggero e volatile, favorita nell’affermarsi dalla rapida crescita giovanile, agisce in qualità di ricolonizzatrice in aree soggette a movimenti del suolo o interessate dal passaggio d’incendi, competendo con successo nei confronti di altre specie. Grazie alla presenza nelle radici di batteri azoto-fissatori, è considerata specie miglioratrice del suolo. Possiede, tra l’altro, il pregio di una scarsa infiammabilità.
Il suo legno è idoneo come materiale da lavoro, inadatto come combustibile, pur potendo fornire un carbone di discreta qualità. È particolarmente indicato per la permanenza sott’acqua, risultandovi poco deteriorabile per lunghissimo tempo. Fino ad alcuni anni fa, non essendo igroscopico, veniva impiegato largamente per confezionare imballaggi (in particolare cassette per prodotti ortofrutticoli). Oggigiorno è usato per compensati e nell’industria cartaria.
A scopo terapeutico, si possono usare le sue foglie, i giovani rami e le gemme: le proprietà sono astringenti, antireumatiche, febbrifughe, diuretiche, antinfiammatorie; anche galattofughe nelle donne, impedendo la secrezione del latte. Utile è l’impiego del macerato glicerico contro cefalee, emicranie, vertigini e labirintiti.
Da sottolineare come, sin dall’antichità, soprattutto nella tradizione celtica, questi alberi hanno assunto un significato simbolico legato all’acqua, i cui corpi erano considerati “porte” o passaggi tra il mondo dei vivi e l’oltretomba. La medicina druidica era convinta che le correnti di energia positiva degli esseri viventi, vibrando attraverso quelle piante e l’acqua che esse prediligono, portassero guarigione al corpo ed allo spirito degli umani.
Un tempo dagli ontani si ricavavano diverse tinte, simboleggianti fuoco (il rosso dalla corteccia), terra (il marrone dai ramuli) e acqua (il verde dai fiori).




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