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Handroanthus impetiginosus

Handroanthus impetiginosus

Il Pau d’arco (Handroanthus impetiginosus (Mart. ex DC.) Mattos) è una specie arborea appartenente alla famiglia delle Bignoniaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Sottoregno Tracheobionta,
Superdivisione Spermatophyta,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Magnoliopsida,
Sottoclasse Asteridae,
Ordine Scrophulariales,
Famiglia Bignoniaceae,
Genere Handroanthus,
Specie H. impetiginosus.
Sono sinonimi i seguenti termini:
– Gelseminum avellanedae (Lorentz ex Griseb.) Kuntze;
– Handroanthus avellanedae (Lorentz ex Griseb.) Mattos;
– Tabebuia avellanedae Lorentz ex Griseb.;
– Tabebuia dugandii Standl.;
– Tabebuia impetiginosa (Mart. ex DC.) Standl.;
– Tabebuia ipe var. integra (Sprague) Sandwith;
– Tabebuia nicaraguensis S.F.Blake;
– Tabebuia palmeri Rose;
– Tabebuia schunkevigoi D.R.Simpson;
– Tecoma adenophylla Bureau & K.Schum. in C.F.P.von Martius & auct. suc. (eds.);
– Tecoma avellanedae (Lorentz ex Griseb.) Speg.;
– Tecoma avellanedae var. alba Lillo;
– Tecoma impetiginosa Mart. ex DC.;
– Tecoma integra (Sprague) Hassl.;
– Tecoma ipe f. leucotricha Hassl.;
– Tecoma ipe var. integra Sprague;
– Tecoma ipe var. integrifolia Hassl..

Etimologia –
Il termine Handroanthus è la combinazione del nome del botanico brasiliano Oswaldo Handro (1908-1986) e del termine greco “anthos”, fiore.
L’epiteto specifico impetiginosus proviene dal latino “impetigo, inis”, impetigine (una malattia cutanea), in quanto si riteneva che la pianta potesse curare questa malattia.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
L’ Handroanthus impetiginosus è una pianta originaria di un areale che comprende Argentina nordorientale, Bolivia, Brasile, Colombia, Costa Rica, El Salvador, Guaiana Francese, Guatemala, Honduras, Messico centrale e meridionale, Nicaragua, Panama, Paraguay, Perù, Suriname e Venezuela.
Il suo habitat è quello delle foreste, sia decidue che pluviali, dove vegeta fino a circa 1400 m di altitudine.

Descrizione –
L’ Handroanthus impetiginosus è un albero deciduo che cresce fino ad 8-12 m, anche se esemplari in natura possono raggiungere i 30 m.
Il tronco ha un diametro fino a 80 cm e la chioma è semiglobosa.
La corteccia è di colore grigio-bruna, liscia nelle piante giovani, poi rugosa e fessurata longitudinalmente col passare del tempo.
Le foglie sono raggruppate all’estremità dei rami su un picciolo lungo 5-8 cm; sono opposte, di forma palmato-composte, solitamente con 5-7 foglioline da ellittiche a obovate con apice appuntito e margine a volte leggermente serrato verso l’apice nelle piante adulte, interamente serrato in quelle giovani, di 3-15 cm di lunghezza e 2-9 cm di larghezza, coriacee e pubescenti, specie inferiormente, di colore verde scuro.
Le infiorescenze sono delle pannocchie corimbiformi terminali, dense, lunghe 9-12 cm, portanti fino ad 80 fiori con calice campanulato tomentoso, lungo 0,5-0,8 cm, e corolla imbutiforme, lunga 4-8 cm e larga 3-4 cm, a cinque lobi con bordi ondulati, di colore da rosa lavanda a porpora chiaro con gola gialla che vira col tempo al rosa scuro, esistono rari esemplari a fiori bianchi.
Nell’emisfero australe fiorisce tra luglio e settembre, prima che appaiano le nuove foglie.
Il frutto è una capsula coriacea, glabra, deiscente (che si apre spontaneamente a maturità), cilindrica, lunga 25-40 cm e larga 1,5-2 cm, contenente numerosi semi appiattiti alati, lunghi 2,5-5 cm e larghi 1-1,5 cm (compreso le ali), che vengono dispersi dal vento.

Coltivazione –
L’ Handroanthus impetiginosus è una pianta che si riproduce generalmente per seme, che ha una germinabilità di circa tre mesi, in terriccio organico sabbioso mantenuto umido alla temperatura di 22-24 °C. I tempi di germinazione sono di 2-3 settimane e crescita iniziale veloce, potendo superare 3 m in due anni nelle migliori condizioni di coltivazione, poi lenta, con la prima fioritura a partire dal terzo-quinto anno di età.
È una pianta di grande valore ornamentale quando è fiorita, tanto che è molto utilizzata in parchi e giardini e nelle alberature stradali nelle zone a clima tropicale e subtropicale; se ne può tentare la coltivazione marginalmente nelle zone a clima temperato caldo, dove piante adulte possono sopportare per breve periodo temperature fino a circa -4 °C.
Per crescere richiede una esposizione in pieno sole e non è particolarmente esigente riguardo al suolo purché drenante; piante ben radicate possono sopportare periodi di secco, in particolare alla fine dell’inverno, che favoriscono una più copiosa fioritura.

Usi e Tradizioni –
L’Handroanthus impetiginosus è una pianta, come detto, presente in tutta l’America centrale e meridionale, dal Messico settentrionale al sud dell’Argentina settentrionale. È l’albero nazionale del Paraguay.
I nomi comuni di questa pianta sono molteplici in funzione dell’areale dove cresce, ricordiamo: lavander trumpet tree, pink ipê, purple tabebuia, purple-trumpet tree, red lapacho (inglese); ipê-de-minas, ipê-preto, ipê roxo, ipê-roxo-da-mata, ipê-roxo-de-bola, ipê-roxo-do-grande, pau-cachorro, pau-d’arco-roxo, peúva, peúva-roxa, piuna, piuna-roxa (portoghese-Brasile); amapa, amapa colorada, amapa morada, lapacho crespo, lapacho negro, lapacho rosado, to’obo (spagnolo).
La corteccia interna di questa pianta è usata nella medicina tradizionale. Viene essiccata, sminuzzata e poi bollita, producendo un tè amaro di colore brunastro noto come lapacho o taheebo. Il sapore sgradevole dell’estratto si attenua se assunto sotto forma di pillola o tintura. La corteccia di lapacho viene in genere utilizzata durante l’influenza e la stagione fredda e per alleviare la tosse dei fumatori. Si dice che agisca promuovendo l’espettorazione dei polmoni e liberando muco e contaminanti profondamente radicati durante i primi tre-dieci giorni di trattamento.
Nella etnomedicina, il lapacho svolge un ruolo importante per diversi popoli indigeni sudamericani. Negli ultimi decenni è stato utilizzato dagli erboristi come tonico generale, immunostimolante e adattogeno. È usato in erboristeria per la candidosi intestinale.
Tuttavia, il principale composto attivo, il lapacholo, da allora si è rivelato abbastanza tossico da uccidere i feti nei ratti gravidi e ridurre il peso della vescicola seminale nei ratti maschi a dosi di 100 mg/kg di peso corporeo.
Comunque sia, il lapacholo, ha forti proprietà antibiotiche e disinfettanti e potrebbe essere più adatto per applicazioni topiche. Questa sostamza induce danni genetici, in particolare effetti clastogenici, nei ratti. Il beta-lapacone ha un effetto citotossico diretto e la perdita dell’attività della telomerasi nelle cellule leucemiche in vitro.
L’uso etnomedico del lapacho e di altri tè di Handroanthus è solitamente a breve termine, per sbarazzarsi di disturbi acuti e non come tonico generale. Svolge utilità come espettorante antimicrobico e disinfettante a breve termine, ad es. contro la PCP nei pazienti affetti da AIDS, deve ancora essere scientificamente studiato. La corteccia interna di Handroanthus impetiginosus sembra avere attività anti-Helicobacter pylori e ha alcuni effetti su altri batteri intestinali umani.
Tra gli altri usi si sottolinea come il legno è di un gradevole colore giallastro, appena nodoso e molto tenace e pesante (0,935 kg/dm³). È ricco di tannini e quindi molto resistente alle intemperie e al sole. Non è molto utile per i mobili poiché è molto difficile da lavorare a mano. Può essere trovato come travi o soddisfare altri usi strutturali all’aperto.
È infatti utilizzato nelle costruzioni civili e navali, sia per opere interne che esterne, essendo molto resistente agli agenti atmosferici e ai parassiti xilofagi, di mobili di pregio e utensili.
Dal punto di vista ecologico i fiori sono facilmente accessibili agli impollinatori. Alcuni colibrì – ad es. il giacobino nero (Florisuga fusca) e il mango dalla gola nera (Anthracothorax nigricollis) – sembrano preferirli ai fiori di altre specie di Handroanthus, mentre per altri come lo starthroat dal petto striato (Heliomaster squamosus) potrebbe addirittura essere una fonte di cibo principale.
Purtroppo la raccolta dell’Handroanthus impetiginosus che cresce allo stato selvatico per il legname per la produzione di pavimenti e terrazze (nel qual caso è indicato come ipê in gran parte del commercio di legname) è diventata una delle principali cause di deforestazione in Amazzonia. Poiché gli alberi non crescono in popolamenti concentrati ma si trovano invece sparsi nella foresta, è necessario costruire strade di disboscamento per lunghe distanze per individuare e raccogliere gli alberi. Nella maggior parte dei casi, una volta che questi alberi sono stati tagliati, il resto della foresta viene disboscato per uso agricolo. L’esame scientifico delle attuali pratiche di disboscamento, in cui il 90% degli alberi maturi può essere raccolto legalmente, ha rilevato che il recupero delle popolazioni giovanili entro 60 anni non era probabile in nessuno scenario fattibile. Interessante il parallelo con la sovrasfruttamento di Swietenia macrophylla (mogano a foglia grande), albero che cresce con una distribuzione simile nelle stesse aree di ipê, eppure ipê continua a essere disboscato a ritmi prodigiosi senza alcun segno di iscrizione nel Convenzione sul commercio internazionale di specie o altre azioni drastiche probabilmente necessarie per prevenire l’estinzione. La Swietenia mahagoni e la Swietenia humilis (altre specie che producono legno di mogano) erano così completamente esaurite che all’inizio del 1900 non ne era rimasta praticamente nessuna da raccogliere in natura. Sfortunatamente lo scenario attuale è quello in cui Handroanthus è diretto verso un simile impoverimento insostenibile delle popolazioni selvatiche.

Modalità di Preparazione –
Il Pau d’arco è una pianta la cui corteccia interna viene usata nella medicina tradizionale, dopo essiccazione, sminuzzata e poi bollita, per la produzione di un tè amaro di colore brunastro noto come lapacho o taheebo.
I suoi estratti entrano nella medicina popolare dei popoli dove questa pianta cresce soprattutto allo stato spontaneo.
La pianta, purtroppo, è utilizzata anche per l’uso del legname ed il suo utilizzo porta ad un pericoloso ed irreversibile disboscamento della foresta amazzonica.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.
Fonte foto:
https://colplanta.org/taxon/urn:lsid:ipni.org:names:117330-2

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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