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Come si coltiva il Salice viminale

Come si coltiva il Salice viminale

Il Salice viminale o Salice da vimini (Salix viminalis L.) è una pianta della famiglia delle Salicaceae che cresce in un areale compreso tra l’Europa centrosettentrionale e la Siberia. È stato introdotto in Italia sin dall’antichità come pianta da vimini ed oggi la sua coltivazione è stata largamente abbandonata e rimane in gruppi sparuti specie nel settore meridionale della Pianura Padana.
Questa pianta presenta dei fiori monoici: quelli maschili in amenti incurvati, con 2 stami e antere gialle; quelli femminili in amenti incurvati e peduncolati. Il frutto è una capsula ovoidale, pubescente, con semi provvisti di peli.

Coltivazione –
Per la coltivazione del Salice viminale si tenga conto che è una pianta a rapido accrescimento e che va coltivata su terreni freschi, fertili e umido.
La pianta si moltiplica per seme ma anche per talea legnosa o semilegnosa ad aprile o margotta o propaggine nel periodo di luglio.
Un metodo, che veniva utilizzato soprattutto un tempo dai contadini era semplicemente quello di prendere degli astoni (ovvero rami della pianta con un diametro di 3-4 cm, lunghi circa 2 m, senza rami laterali) e provare a farli radicare piantandoli direttamente nel terreno per circa un terzo della loro lunghezza, badando a mantenere elevata l’umidità del suolo.
Per la messa a dimora in pieno campo delle giovani bisogna attendere il periodo dell’autunno o anche della primavera.
Questo salice, essendo impiegato come pianta da vimini, viene capitozzato in inverno, per aumentare la produzione dei rami, che sono impiegati per la costruzione di cestini o usati per legare le viti. Essendo una pianta a rapido accrescimento va nutrita di conseguenza.
Per le sue dimensioni ridotte, il Salice da vimini si presta anche alla coltivazione in vaso, su ampi terrazzi soleggiati, dove dà il meglio di sé tra l’invero e la primavera, sia per il colore brillante dei suoi rami che per la fioritura successiva.

Usi –
Il Salix viminalis è una pianta utilizzata da sempre per la produzione di vimini, per i suoi giovani getti molto lunghi, diritti, resistenti e flessibili. Viene capitozzato per aumentare la produzione dei rami, che sono impiegati per la costruzione di cestini o usati per legare le viti.
Viene pertanto coltivato anche per la produzione dei vimini idonei a realizzare panieri, stuoie e oggetti vari, conosciuto col nome volgare di “vetrice” o vimine.
Dal punto di vista ecologico è una pianta nota per la sua capacità di accumulare metalli pesanti quali: cadmio, cromo, piombo, mercurio, selenio, argento, uranio, zinco ed idrocarburi del petrolio, solventi organici, MTBE, TCE e sottoprodotti e ferrocianuro di potassio (provato su S. babylonica L.), cosa che rende questa pianta particolarmente indicata per il fitorisanamento.




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