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Come si riproduce l’Abete bianco

Come si riproduce l’Abete bianco

L’abete bianco (Abies alba Mill., 1759) è una pianta tipica delle foreste e delle montagne dell’emisfero boreale.
Si tratta di un albero maestoso, slanciato e longevo.
Il più grande abete bianco d’Europa mai documentato era alto 50 metri e aveva una circonferenza di 4,8 metri. Si trovava a Lavarone, in Trentino e fu abbattuto il giorno 13 novembre 2017 da una forte raffica di vento.
L’abete bianco è una pianta tipica delle aree montuose dell’Europa occidentale, centrale e meridionale. In Italia, è frequente sulle Alpi, soprattutto orientali, ed è presente sugli Appennini in nuclei sparsi e disgiunti, sino alla Calabria (Sila, Serra S. Bruno, Aspromonte).
Si ricorda che la pianta raggiunge la maturità sessuale abbastanza tardi, fra i 20 e i 40 anni di età se vive isolata, fra i 40 e i 60 anni se vive nel bosco assieme ad altre piante. Dopo i 100 anni la pianta diminuisce la quantità di coni e la qualità del seme.
Per i dettagli della tecnica di coltivazione si rimanda alla seguente scheda.

Propagazione –
La propagazione dell’Abete bianco può avvenire per seme.
Bisogna attendere la formazione degli strobili, di forma quasi ovoidale, un po’ affusolati alle estremità che arrivano anche a 18 centimetri, inizialmente di colore verde, per poi divenire di colore rosso bruno; questi sono formati dalle squame acuminate a ventaglio, di consistenza legnosa che, a maturità, si sfaldano, si staccano e cadono al suolo, mentre l’asse centrale della pigna rimane a lungo, anche per vari anni, eretta sul ramo. Le squame degli strobili variano in numero da 150 a 200 e ogni squama porta due ovuli che si trasformano in semi fertili che, liberi, sono dispersi dal vento.
Il seme ha una forma triangolare, lungo da 6 a 9 millimetri, di colore giallo bruno e presenta un’ala saldamente attaccata al seme stesso che gli permette, una volta liberato, di volteggiare nell’aria.
Gli strobili maturano nei mesi di settembre e di ottobre. Da questi si possono prelevare i semi maturi che dovranno essere seminati nel seme di marzo.
Si consiglia sempre di utilizzare un terriccio molto simile a quello naturale di crescita della pianta.
Si ricorda, inoltre, che l’Abete bianco preferisce vivere in un ambiente di montagna, dove il clima è fresco, con estati relativamente umide e con inverni molto nevosi, ma non troppo rigidi, collocato preferibilmente sui versanti esposti a nord poiché necessita di un lungo periodo di riposo vegetativo con ridotte escursioni termiche. E’ molto resistente al vento e alle intemperie. È, però, sensibile alle gelate tardive.

Aspetti selvicolturali –
L’abete bianco è tra le specie che nel nostro Paese ha maggiormente beneficiato della diffusione effettuata dall’uomo.
La sua diffusione ebbe un maggiore impulso a partire dall’anno 1000 d.C. quando la sua coltivazione ha avuto un forte sviluppo soprattutto grazie all’azione dei monaci (es. Vallombrosa e Camaldoli), in concomitanza con una grande richiesta di travi da opera dovuta allo sviluppo delle città.
In passato la tipologia di trattamento più utilizzata era il taglio raso con rinnovazione artificiale posticipata con turni di 100 – 120 anni.
Oggi la tendenza attuale è quella di trasformare le abetine pure in boschi misti con strutture disetanee trattate con tagli a piccolissime buche e rinnovazione naturale
Nei boschi misti alpini con abete rosso e/o faggio l’unico trattamento adottato è il taglio saltuario con interventi ogni 10 – 15 anni.




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