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Rendena

Rendena

La Rendena, conosciuta anche come Tiroler Rendenavieh, è una razza bovina (Bos taurus Linnaeus, 1758) autocotna delle regioni alpine originaria dell’omonima valle trentina a duplice attitudine.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Animalia, Sottoregno Eumetazoa, Superphylum Deuterostomia, Phylum Chordata, Subphylum Vertebrata, Infraphylum Gnathostomata, Superclasse Tetrapoda, Classe Mammalia, Sottoclasse Theria, Infraclasse Eutheria, Superordine, Laurasiatheria, Clade Ungulata, Ordine Artiodactyla, Sottordine Ruminantia, Infraordine Pecora, Famiglia Bovidae, Sottofamiglia Bovinae e quindi al Genere Bos, alla Specie Taurus ed alla Rendena.

Distribuzione Geografica ed Areale –
La razza bovina Rendena è diffusa principalmente in un’area compresa tra le province di Padova, Trento, Vicenza e Verona, anche se alcuni allevamenti si trovano in altre province della Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Liguria.
La razza Rendena è una delle 11 razze che aderiscono alla Federazione Europea delle razze del Sistema Alpino (Abondance-Francia; Grigio Alpina-Italia; Herens-Svizzera; Hinterwälder-Germania; Pinzgauer-Austria; Rendena-Italia; Tarentaise-Francia; Tiroler Grauvieh-Austria; Valdostana-Italia; Vordelwälder-Germania; Vosgienne-Francia).
Ogni anno, a Pinzolo (Val Rendena), nel periodo di fine estate, si tiene la Mostra Nazionale di Giovenche di razza Rendena.

Origini e Storia –
La Rendena è una razza autoctona con origine nella valle omonima del Trentino.
Le origini di questa razza, sono collegate alle antichissime tradizioni di allevamento di questa zona. Le prime documentazioni sul tipo di bovini allevati sono datate all’inizio del XVIII secolo e l’origine di questa razza è legata quando ai primi del Settecento la peste bovina proveniente dall’est europeo diffusasi in Val Rendena aveva quasi azzerato il patrimonio zootecnico locale.
Così, in quel periodo, iniziarono le prime importazioni consistenti di bestiame dalla Svizzera, che incrociati con il bestiame indigeno sopravvissuto alle epidemie e successivamente selezionato diede origine all’attuale razza Rendena.
Risale al 1712 la prima consistente importazione documentata di bovini acquistati prevalentemente in alcune vallate svizzere. Non si trattò di una importazione di bovini bruni, bensì di soggetti riferibili ad uno dei tipi di bovini allora allevati nella Svizzera meridionale, scelti probabilmente dagli allevatori della val Rendena per l’affinità con le caratteristiche del loro bestiame indigeno.
Così il bestiame importato si fuse armonicamente, per affinità di tipo e di caratteristiche produttive, con il bestiame indigeno, presente da secoli nelle vallate del Trentino occidentale. Le importazioni di bovini dalla Svizzera cessarono probabilmente prima della fine del XVIII secolo, essendo venuta meno la necessità di ricorrere ad ulteriori ripopolamenti.
Infatti, secondo documenti del tempo, le epidemie del bestiame si erano arrestate intorno a metà Settecento e che a tale periodo aveva fatto seguito un’epoca di relativo benessere e tranquillità, durante la quale le popolazioni locali poterono riprendere le loro attività di allevamento e di commercio del bestiame con la pianura, in particolare con la Lombardia.
Nel corso dell’Ottocento, in zona la razza raggiunse una consistenza valutata in più di sedicimila capi. L’indirizzo produttivo si basava sulla produzione di latte e sull’allevamento di giovani animali da rimonta che venivano esportati verso altre aree di allevamento del Regno d’Italia (giovenche gravide venivano acquistate in numerose province del nord ma anche a Firenze e Roma).
Fu così che questa razza, ben presto, si diffuse soprattutto nel nord Italia, specialmente per la sua spiccata attitudine per la produzione di latte, e raggiunse, verso la fine dell’800, la consistenza di oltre 800.000 capi allevati.
Successivamente a causa delle guerre e delle leggi fasciste le popolazioni di questa razza si ridussero a poche migliaia di capi.
Infatti, a partire dai primi del ‘900, la situazione della razza Rendena peggiorò a causa di criteri inopportuni che ne promuovevano l’incrocio di sostituzione con la Bruna e che ne ridussero la consistenza fino a poche migliaia di capi.
Si deve agli allevatori trentini e veneti il merito della sopravvivenza della Rendena che, forti delle loro convinzioni, continuarono clandestinamente a riprodurre questa razza in purezza andando incontro, a volte, anche a conseguenze penali. Le discriminazioni nei confronti della Rendena e dei suoi allevatori cessarono nel 1978 quando il Ministero dell’Agricoltura e Foreste su richiesta della regione Veneto ne autorizzò l’allevamento in purezza. Da qui seguirono una serie di passaggi che portarono, nel 1981, alla costituzione dell’Associazione Nazionale Allevatori Bovini di Razza Rendena, riconosciuta successivamente dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
Oggi la razza Rendena è in lieve espansione dopo la diminuzione osservata fino agli anni ‘80. In totale sono circa 13.000 i capi allevati, di cui circa 7.000 capi controllati.
Ai giorni nostri la Rendena, razza autoctona che da secoli è il cardine dell’attività zootecnica e agricola della Val Rendena, alleata dell’uomo nel presidiare il territorio e modellare il paesaggio con il tratto distintivo e fortemente identitario degli alpeggi d’alta montagna, è diventata Presidio Slow Food.

Morfologia –
La razza Rendena si distingue per avere un mantello di colore castano a diverse gradazioni, con i tori più scuri, anche quasi neri.
Il pelo è liscio; riga mulina con striscia lombare più chiara. Le mucose sono nere come anche il musello circondato da un alone bianco. È presente un cuffo di peli color avorio all’interno dei padiglioni auricolari.
Le corna sono leggere, di colore bianco e nere in punta.
In generale sono animali armonici con taglia e statura medio piccola. L’altezza al garrese è di circa130 cm con un peso che oscilla tra 500 – 550 kg

Attitudine produttiva –
La Rendena è una razza a duplice attitudine, con prevalenza di latte.
I rendimenti delle giovani vacche che trascorrono 100 giorni o più in alto alpeggio sono in media di 4733 kg per lattazione; il latte ha 3,50% di grassi e 3,36% di proteine.
Questo è un dato estremamente positivo in quanto tale produzione è ottenuta con minimi apporti di mangime concentrato, anche in zone difficili e marginali, e con il 70% delle vacche che ancora alpeggiano per 100 e più giorni nel periodo estivo.
Le vacche che invece rimangono in stalla tutto l’anno, soprattutto nelle aree di pianura, producono circa 6000 kg per lattazione.
Dal latte della razza Rendena viene prodotto un formaggio tipico trentino chiamato Spressa delle Giudicarie.
Per quanto riguarda la produzione carne, la Rendena fornisce vitelli scolostrati molto richiesti dal mercato, oltre che vitelloni di 400 – 450 kg all’età di 12 – 13 mesi.
I vitelloni hanno rese attorno al 58-60% e una qualità delle carcasse molto buona con valutazione EUROP media = R. È da sottolineare che tali produzioni di carne, così come la produzione di latte, vengono ottenute con bassi costi che consentono redditi netti competitivi.
In generale la rusticità della Rendena rende questa razza particolarmente adatta per lo sfruttamento dei pascoli, anche i più difficili, specie in collina e in montagna.
La Rendena è la razza longeva per eccellenza, con un’età media ai parti che sfiora i sei anni. La longevità è un parametro di grande importanza in quanto consente una bassa quota di rimonta, e quindi una riduzione dei costi di produzione del litro di latte.
Il parametro che meglio evidenzia in positivo la fertilità è il periodo parto-concepimento, che per la Rendena si aggira attorno a 85 giorni. Questo è un dato estremamente valido in quanto consente la nascita di un vitello all’anno, e la programmazione dei parti nei tempi voluti. Ciò è particolarmente importante per le aziende che prevedono l’alpeggio nei mesi estivi.

Guido Bissanti

Fonti-
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Roberto Parigi Bini, 1983. Le razze bovine, Pàtron editore, Bologna.
– Daniele Bigi, Alessio Zanon , 2010. Atlante delle razze autoctone. Bovini, equini, ovicaprini, suini allevati in Italia, Edagricole-New Business Media, Bologna.




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