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Phleum pratense

Phleum pratense

Il Fleo o coda di topo (Phleum pratense L.) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Poaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Sottoregno Tracheobionta, Divisione Magnoliophyta, Classe Liliopsida, Sottoclasse Commelinidae, Ordine Cyperales, Famiglia Poaceae, Sottofamiglia Pooideae, Tribù Aveneae e quindi al Genere Phleum ed alla Specie P. pratense.

Etimologia –
Il termine Phleum proviene dal greco φλεως phleos, che significa, giunco, biodo. L’epiteto specifico pratense viene da prátum prato: dei prati, in riferimento all’habitat di crescita.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Phleum pratense è una specie spontanea presente sia in tutta Europa e con un’ampia diffusione mondiale. Cresce nei prati, pascoli, nei sentieri e nei piani alpini.

Descrizione –
Il Phleum pratense è una specie erbacea perenne, con un’altezza che varia tra 80 e 140 cm. Ha un un sistema radicale superficiale e cespi poco serrati provvisti di corti rizomi, con culmi eretti dotati di bulbo basale.
Le foglie sono allungate e leggermente spiralate, di colore glauco, a nervature poco marcate, con ligula bianca e senza orecchiette.
L’infiorescenza è un pannicolo spiciforme, cilindrica, composta di numerosissime spighette uniflore, oblunghe, di 2-5,5 mm, inserite quasi direttamente sull’asse principale; glume di 2,5-3 mm, troncate, cigliate sulla carena; resta rigida di 0,2-2 mm; lemma 2/3-3/4 delle glume, minutamente pubescente: palea lunga quanto il lemma.
I frutti sono degli anteci con cariossidi ovoido-allungate ed embrione lungo 1/5-1/4 della cariosside. Le cariossidi sono globose, molto piccole con un peso di 1.000 semi = 0,4 g.

Coltivazione –
Il Phleum pratense è una graminacea per lo più spontanea che svolge un ruolo importantissimo per la produzione foraggera in zone fredde e montane, specialmente alpine.
Si tratta di una specie molto resistente alle basse temperature e all’acidità; il suo habitat è infatti rappresentato da ambienti umidi e freddi, senza sbalzi termici eccessivi e terreni con pH da neutro ad acido; inoltre questi non devono essere troppo sabbiosi o secchi; questa pianta non sopravvivere in condizioni di aridità prolungata. Fra tutte le foraggere pratensi è quella più tardiva, anche se grazie alla gamma di precocità delle diverse cultivar può coprire un periodo di tre settimane.
Può essere impiegato in coltura pura per assicurare produzioni tardive; in consociazione, data la sua modesta aggressività, è più indicato con il finestrino e il trifoglio bianco e ibrido, che con l’erba medica che tende a soffocarlo.

Usi e Tradizioni –
Il Phleum pratense, conosciuto anche noto come coda di topo, codina, erba codolina, fleolo o erba timotea è una graminacea di lunga persistenza (5-8 anni) che tende a concentrare la produzione al primo ricaccio per poi mettersi in riposo nel prosieguo della stagione.
Questa pianta ha un passaggio dalla fase vegetativa a quella riproduttiva graduale, per cui non vi sono grossi problemi nell’utilizzazione. La resa produttiva è paragonabile a quella dell’erba mazzolina. Il foraggio ha comunque un basso contenuto proteico ma un ottimo gradimento da parte del bestiame.
Del Il Phleum pratense esistono numerose varietà che si differenziano per precocità, ritmo di vegetazione e tipo di utilizzazione (sfalcio e pascolamento). La maggior parte di queste cultivar provengono dal Nord e Centro Europa, Canada e Stati Uniti. Nel Registro italiano figurano 7 varietà, di cui 3 nazionali e 3 polacche; la più diffusa è “Toro”, precoce e a utilizzazione bivalente (pascolamento e sfalcio). Fra le cultivar straniere utilizzate in Europa, ricordiamo l’inglese “S48”, la canadese “Climax”, la belga “Comer” e la tedesca “Odenwalder”.
Si ricorda che il polline di questa pianta è uno dei principali responsabili dell’allergia da polline.

Modalità di Preparazione –
Il Fleo o coda di topo è una graminacea utilizzata per l’alimentazione del bestiame mentre non ha particolari utilizzi per l’alimentazione umana o per impieghi farmaceutici.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.



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