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Come potare il Giuggiolo

Come potare il Giuggiolo

Il giuggiolo (Ziziphus jujuba Mill.) è una specie arborea da frutto della famiglia delle conosciuto anche come dattero cinese, natsume o tsao (cinese semplificato: 枣; cinese tradizionale: 棗; pinyin: zǎo).
Il frutto del Giuggiolo viene chiamato giuggiola ed è una piccola drupa che ha un unico seme all’interno; ha le dimensioni più o meno di un’oliva, con buccia di colore dal rosso porpora al bruno e polpa giallastra.
In questa scheda vedremo come potare il Giuggiolo in funzione delle sue caratteristiche fisiologiche e con l’obiettivo di ottenere una buona e sana produzione.
Ricordiamo che il giuggiolo è una pianta caducifoglia e latifoglia, dal portamento generalmente di albero e talvolta di arbusto, con foglie arrotondate, di un verde chiaro e brillante. Lo sviluppo di questa pianta può arrivare ad un’altezza di 8-12m ma, nelle condizioni di coltivazione viene mantenuto più basso anche per agevolare la raccolta delle giuggiole.
Per quanto riguarda la forma di allevamento del Giuggiolo, si possono scegliere varie forme: quella a colonna, a fusetto o a piramide.
Per il Giuggiolo, a nostro avviso, la forma più idonea, come per altri alberi da frutto, è quella a piramide.
La piramide è una forma di allevamento in volume. In questa forma lo scheletro è composto da un fusto verticale non tronco, che termina in una freccia sovrastante la chioma. Le branche primarie sono inserite a spirale lungo l’asse oppure in palchi sovrapposti, hanno un’inclinazione di circa 45° e una lunghezza dell’ordine di un terzo rispetto alla distanza che intercorre tra l’inserzione e la sommità della freccia. Questa conformazione conferisce alla chioma un profilo conico.
Se si sceglie la forma di allevamento a piramide il sesto d’impianto, per lo sviluppo in volume delle piante, deve essere alquanto ampio, con distanze di 5-6 metri sulla fila e di 5-7 metri tra le file, con una densità di 240-400 piante ad ettaro. L’altezza varia in funzione della vigoria delle piante e delle tradizioni locali, ma è comunque piuttosto alta rispetto ai canoni della frutticoltura moderna.

Per quanto riguarda il periodo di potatura del Giuggiolo questa va operata, di solito, due volte l’anno:
La prima potatura ha l’obiettivo di prolungare la fioritura, dare armonia di forma alla chioma e favorire l’arieggiamento e l’ingresso, all’interno della chioma, dei raggi solari; questa tecnica, che si effettua nel periodo estivo, ha lo scopo di eliminare i rami secchi e quelli non produttivi. Si accorciano quelli troppo lunghi fino a circa 5 metri dal suolo per facilitare la raccolta dei frutti.
Con la seconda potatura, che si effettua di solito nel periodo di metà autunno, dopo la raccolta delle giuggiole; questa operazione, soprattutto nelle regioni più fredde, si fa dopo la prima gelata. Questa volta l’intervento deve essere più radicale per stimolare la fioritura dell’estate successiva. Si utilizzano cesoie ben affilate e disinfettate, con le quali si accorciano i rametti di circa la metà della loro lunghezza e si potano a pochi cm dal suolo quelli danneggiati e vecchi. Prima di potare il giuggiolo è importante irrigarlo abbondantemente per evitare gli stress idrici inferti dai tagli.
Il giuggiolo si presta comunque anche alla forma di allevamento ad arbusto; in questo caso non esiste un fusto centrale e l’intera pianta viene allevata con una dimensione molto più ridotta. In questo caso bisogna stare attenti a non fare incrementare eccessivamente la vegetazione interna dell’arbusto e di eliminare annualmente tutte i rami danneggiati, arieggiando l’interno e tagliando quelli eccessivamente lunghi.
Un ultimo cenno per la raccolta delle giuggiole che va effettuata quando la buccia diventa color mattone carico, in quanto in questo stadio i frutti saranno meno aspri e più dolci.




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