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Satureja montana

Satureja montana

La santoreggia montana (Satureja montana L., 1753) è una specie erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Lamiaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Sottoregno Tracheobionta, Superdivisione Spermatophyta, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Sottoclasse Asteridae, Ordine Lamiales, Famiglia Lamiaceae, Tribù Mentheae e quindi al Genere Satureja ed alla Specie S. montana.

Etimologia –
Il termine Satureja è di etimologia incerta: forse da séro seminare o satum seminato, o dal greco σᾱτῠρος sáturos satiro o ancora dall’arabo s’átar, nome di molte piante, e infine da saturejum, derivato probabilmente da satura salsa, mescolanza di molti diversi ingredienti. L’epiteto specifico montana proviene da mons montis, monte: dei monti, montano, in riferimento all’orizzonte di crescita (1000-1400 m).

Distribuzione Geografica ed Habitat –
La santoreggia montana è una specie perenne semi-sempreverde, originaria delle regioni montane dell’Europa centromeridionale ed occidentale del Mediterraneo. Il suo habitat è quello dei terreni calcarei, rocciosi, aridi, ai margini di strade di montagna, fino a 1300 m di altitudine.

Descrizione –
La Satureja montana è una specie erbacea suffruticosa con forte odore aromatico, che cresce fino a 30-40 (50) cm. I fusti sono legnosi alla base, più o meno tetragoni, eretti, pubescenti per corti peli retrorsi, di norma ampiamente ramificati sin dal basso, tanto da formare un piccolo cespuglio.
Le foglie sono di colore verde brillante, opposte, subsessili, assai distanziate sul fusto, con lembo intero, lineare-lanceolato, apice acuto spesso ripiegato verso il basso, coriacee, bordate da piccole ciglia, con ghiandole sparse e con nervo centrale evidente nella faccia inferiore, e con un fascetto di 2-8 foglioline all’ascella.
I fiori sono ermafroditi, profumati, sono disposti in verticillastri di 2-3 all’ascella delle foglie superiori sostenuti da peduncoli di 3-4 mm, hanno brattee e bratteole simili ma più piccole delle foglie; il calice tuboloso con 10 nervi, che termina con 5 denti triangolari ed appuntiti più o meno uguali; la corolla peloso-ghiandolosa, di color bianco o bianco rosato è divisa all’apice del tubo che sporge dal calice, in due labbri, quello superiore intero ed eretto mentre quello inferiore trilobato, perpendicolare al tubo e col lobo mediano, oblungo più largo dei laterali; 4 stami, stilo bifido.
Il frutto è alloggiato all’interno del calice ed è un uno schizocarpo: microbasario (tetrachenio) formato da 4 acheni ovali punteggiati da piccoli granuli. L’antesi è nel periodo tra Luglio e Settembre.

Coltivazione –
La santoreggia montana si può propagare per seme o per talea di punta (prelevare i rametti senza fiori). Quando le piantine sono ben sviluppate si possono trapiantare in vasi o in terra piena. Per quanto riguarda la raccolta e conservazione bisogna tagliare i rametti fioriti all’inizio della fioritura e utilizzarli freschi o essiccati in luogo ombroso e ventilato. Per i dettagli della tecnica di coltivazione si rimanda alla seguente scheda.

Usi e Tradizioni –
La Santoreggia montana era conosciuta dagli antichi romani col nome di Satureia = Erba dei satiri per la sua pelosità che richiamava quella dei satiri, ma anche per le sue ritenute notevoli proprietà afrodisiache, tanto che gli antichi raccomandavano moderazione nel suo consumo, per non scatenare una sessualità smodata ed incontrollabile (satirismo).
I suoi principi attivi sono: tannini, acido labiatico, vitamina A, calcio, potassio, olio essenziale contenente borneolo, canfora, carvacrolo, cimene, estragolo, terpinene e timolo, le confericono proprietà antisettiche, antispasmodiche, carminative, toniche, stimolanti, espettoranti, stomachiche, antidiarroiche, digestive.
Questa pianta trova grande impiego come uso erboristico: le sommità fiorite si usano in infuso, per combattere diarrea, digestioni difficili, disturbi gastrointestinali, per fluidificare catarro nei raffreddori e bronchiti, per lavare ferite e piaghe, e quale collutorio per la gola e la cavità orale infiammata.
Nell’uso cosmetico si può aggiungere nell’acqua del bagno; toglie la stanchezza, tonifica, purifica e deodora il corpo, usata nel pediluvio toglie il gonfiore delle caviglie. Il suo infuso frizionato sui capelli, fortifica il bulbo pilifero e tiene lontano i pidocchi. La Santoreggia per il suo piacevole aroma, viene anche usata in liquoreria e profumeria.
Secondo la medicina popolare la Satureja montana ha le seguenti proprietà medicamentose:
– antisettica (proprietà di impedire o rallentare lo sviluppo dei microbi);
– carminativa (favorisce la fuoriuscita dei gas intestinali);
– digestiva, aiuta la digestione dei cibi;
– espettorante (favorisce l’espulsione delle secrezioni bronchiali).
La santoreggia montana è inoltre bottinata dalle api; quindi è una pianta mellifera dalla quale si ricava un buon miele, che però è molto raro, poiché la pianta ha una diffusione limitata.
Oltre alla subspecie nominale sopra descritta, è presente in Italia:
Satureja montana subsp. variegata (Host) P.W. Ball con calice più piccolo (2,5-4mm) e campanulato con i denti superiori ripiegati verso l’alto, e fiori in verticillastri lassi, con peduncoli e pedicelli almeno in parte più lunghi di 5 mm.

Modalità di Preparazione –
La santoreggia montana può essere utilizzata in cucina per scopi alimentari. Le parti edibili sono le foglie con le quali si può fare un infuso, trattandosi di un’erba officinale e erba medicinale; inoltre esse possono essere usate come condimento in molte ricette. Le foglie, fortemente aromatiche, vengono usate per dare sapore a piatti di carne e pesce; infatti si armonizza bene con le carni alla griglia, cereali, legumi, insaccati e salse.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.



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