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Cydonia oblonga

Cydonia oblonga

Il cotogno o melo cotogno (Cydonia oblonga Mill., 1768) è una specie arborea da frutto appartenente alla famiglia delle Rosacee.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Rosales, Famiglia Rosaceae, Sottofamiglia Maloideae e quindi al Genere Cydonia ed alla Specie C. oblonga.
Sono sinonimi obsoleti i termini: Pyrus cydonia L., Cydonia communis Loisel., Cydonia europaea Savi, Cydonia pyriformis Medik., Cydonia sylvestris Risso, Cydonia tomentosa K. Koch., Cydonia vulgaris Delarbre e Cydonia vulgaris Pers..

Etimologia –
Il termine Cydonia proviene dal greco κυδονία cydonía, cotogno in Dioscoride, che pare abbia origine da “Kydo”, antica città dell’isola di Creta, da dove si supponeva avesse origine la pianta. L’epiteto specifico oblonga viene dal latino oblungo, con riferimento alla tipica forma oblunga dei frutti.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il cotogno è una specie originaria dell’Asia Minore e della zona del Caucaso, oggi è diffuso principalmente nell’areale occidentale del Mediterraneo ed in Cina. In Italia il cotogno è subspontaneo in molte regioni, dove è presente in siepi o come esemplare isolato dal livello del mare fino ai 1500 m. s.l.m.; lo si trova naturalizzato ai margini dei boschi nelle boscaglie e su terreni calcarei. Viene coltivato per il frutto o ampiamente utilizzato come portainnesto del pero.

Descrizione –
Cydonia oblonga è un piccolo albero o cespuglio, con altezza tra 1,5 e 8 m; è una specie perenne, decidua, con chioma globosa, densa ed espansa. Il tronco è eretto e sinuoso; i rami giovani sono tomentosi, grigiastri o giallastri, poi glabri; la corteccia è di colore grigio-bruno.
Ha foglie alterne, semplici, ovali o ellittiche, lunghe sino a 10 cm, con margine intero, pagina superiore di colore verde scuro ed inferiore grigiastra coperta di denso tomento.
I fiori sono solitari con diametro di 4÷5 cm, nascono all’apice dei rami portati da peduncoli tomentosi; i sepali con faccia esterna tomentosa sono lanceolati con margine dentato glanduloso; la corolla è composta da 5 petali di 2÷3 cm, sub-orbicolari bianchi o rosati. L’antesi è nel periodo di marzo – maggio.
I frutti sono molto profumati e sono dei pomi globosi o piriformi lunghi sino a 10 cm o più nelle cultivar coltivate, spesso bitorzoluti, immaturi sono verdi e tomentosi, glabri e dal colore giallo intenso a maturità, con polpa aspra ed aromatica. Questi contengono 4÷6 semi.

Coltivazione –
Il cotogno è una pianta che ha una buona tolleranza al freddo invernale, è sensibile alla siccità, a causa dell’apparato radicale superficiale e non richiede terreni con particolari caratteristiche chimiche.
Quasi tutte le varietà sono autosterili, quindi per avere la fruttificazione occorre impiantare o avere vicine, almeno due varietà diverse per impollinarsi a vicenda. In ogni caso anche se alcune varietà sono parzialmente autofertili e con una sola varietà la produzione sarebbe limitata, si avvantaggiano comunque dell’impollinazione incrociata (entro qualche decina di metri di altre varietà).
Per i dettagli della tecnica di coltivazione si rimanda alla seguente scheda.

Usi e Tradizioni –
Il cotogno è uno dei più antichi alberi da frutto conosciuti: era coltivato già nel 2000 a.C. dai Babilonesi; tra i Greci era considerato frutto sacro ad Afrodite e in epoca romana era ben noto, venendo citato da Catone, Plinio e Virgilio.
Un tempo era molto diffuso anche in Italia, dagli anni ‘60 ad oggi si è verificata una notevole contrazione della produzione dato che la distribuzione dei frutti non interessa le grandi reti commerciali. Il frutto era molto consumato fino a un secolo fa, ma ad oggi è diventato una rarità ed è considerato nei frutti dimenticati o minori.
Si distinguono due tipologie di cotogno in base alla forma del frutto: maliformi e piriformi, di cui la prima è più apprezzata. I frutti in generale si chiamano cotogne; le varietà a forma di mela sono dette mele cotogne, mentre quelle più allungate sono dette pere cotogne.
Date le limitate dimensioni della pianta e la buona affinità di innesto, il cotogno è usato come portainnesto nanizzante per il pero nelle coltivazioni industriali. Non tutte le cultivar di pero sono compatibili con il cotogno, William ad esempio non lo è e necessita di un intermediario, spesso Butirra Hardy o Passacrassana, che forniscono il tronco alla pianta. Il frutto è commestibile sia cotto sia crudo. Crudo è aspro e duro, mentre cotto è molto gradevole e dolce.
La polpa è facilmente ossidabile e spesso ricca di sclereidi, poco dolce ed astringente.
Le cotogne vengono utilizzate per la preparazione di confetture, gelatine, mostarde, distillati e liquori. Ottima è anche sciroppata. La condizione di limitata dolcezza della polpa non significa assenza di zuccheri, ma la loro presenza sotto forma di lunghe catene glucidiche, che danno l’effetto soggettivo della scarsa dolcezza; con la cottura, nella preparazione di confetture, e quindi con la frammentazione dei polisaccaridi la polpa assume una dolcezza intensa, e la liberazione di un profumo di miele. L’elevato contenuto di pectina produce un veloce addensamento della confettura o della gelatina, limitando i tempi di cottura. In epoca precedente la diffusione dello zucchero raffinato la confettura semisolida di cotogne era con il miele (costosissimo) uno dei pochi cibi dolci facilmente disponibili e soprattutto ben conservabili.
Tra gli utilizzi delle cotogne ricordiamo:
– un liquore a base di cotogna denominato sburlon che viene prodotto nel parmense e in particolare più precisamente nella Bassa vicino a Roccabianca;
– la cotognata, gelatina semisolida in piccoli pezzi, che è molto famosa in Sicilia e nel Basso Lodigiano, soprattutto a Codogno;
– per la preparazione della chicha morada, bevanda analcolica peruviana preparata facendo bollire il mais “morado” (una varietà tipica della zona) in acqua, con scorza di ananas, cotogne, un pizzico di cannella e chiodi di garofano;
– in Iran e in Afghanistan i semi di cotogna vengono bolliti e ingeriti come rimedio alla polmonite;
– a Malta un cucchiaino di marmellata di cotogna sciolto in acqua bollente viene usato contro il disagio intestinale;
– nel subcontinente pakistan-indiano la cotogna viene utilizzata dagli erboristi come rimedio a erosioni cutanee e ulcerazioni, se immerso in un gel contro le infiammazioni alle corde vocali;
– a Roccabianca in provincia di Parma per la produzione di un liquore a base di Cotogna chiamato “sburlon”.
I costituenti principali sono: mucillagini, acido malico, pectine, proteine, lipidi e zuccheri, pentosano e glicoside dell’acido cianidrico, amgdalina, tannini e olio grasso.
La mucillagine dei semi non frantumati è impiegata come sostanza lenitiva degli stimoli della tosse ed è anche leggermente lassativa. Inoltre per uso esterno è impiegato nei colliri, per pelle screpolata, scottature ed emorroidi, come base priva di grassi per creme cosmetiche.
I frutti possono essere impiegati in caso di infiammazione della gola e per risolvere disturbi intestinali.
Infine non vanno dimenticati gli utilizzi alimentari: marmellate e confetture, liquori, sciroppi e bevande digestive.
Un tempo, i frutti molto profumati, venivano utilizzati negli armadi e nei cassetti per profumare la biancheria e gli ambienti chiusi.
I frutti venivano anche posti negli armadi e nei cassetti per profumare la biancheria.

Modalità di Preparazione –
In cucina le cotogne o mele cotogne vengono usate per la preparazione di marmellate (cotognata), gelatine, mostarde, distillati e liquori.
Per la preparazione della marmellata di mele cotogne si riporta la seguente preparazione:
– lavare e tagliare a fette le mele cotogne con buccia e semi; aggiungere un bicchiere di acqua e cuocere per 20/30 minuti; passare al mixer, dopo aver tolto i semi; pesare e aggiungere metà peso di zucchero. Cuocere per 30/40 minuti e versare nei vasetti ancora calda.
Questa invece la preparazione della cotognata:
– lavare e tagliare a fette le mele cotogne con buccia e semi; aggiungere un bicchiere di acqua e cuocere per 20/30 minuti. Dopo aver tolto semi, torsolo e buccia passare al passaverdure, pesare e aggiungere uguale peso di zucchero. Cuocere per 30/40 minuti. A questo punto stendere la cotognata ottenuta su una teglia, ricoperta da carta da forno, uno strato di circa due centimetri. Lasciare riposare al fresco per tre giorni; tagliare a quadretti e passare nello zucchero. Conservare in una scatola a chiusura ermetica, con il fondo rivestito con carta da forno.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.



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