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Glossario Ecologico

Sinantropismo

Sinantropismo

Il sinantropismo (dal Greco syn-, “assieme” + anthropos, “uomo”) è il meccanismo con il quale specie animali o vegetali selvatici tendono a colonizzare ambienti profondamente alterati dall’uomo come centri abitati, parchi e giardini, sistemi fognari, discariche, collegamenti stradali, ecc.
Il fenomeno a lungo studiato, di fatto è un’azione di queste specie che tendono a riequilibrare condizioni ecologiche alterate dall’uomo. Una città, una discarica, ecc. sono degli ecosistemi alterati per mano dell’uomo che le specie sinantropiche (animali, vegetali, funghi, ecc.) tendono di riequilibrare con la loro presenza o di cui trovano comunque un vantaggio diretto.
Le creature sinantropiche ricavano beneficio dall’insediarsi in questi luoghi grazie alla presenza di cibo o all’assenza di predatori; da questa categoria sono esclusi tutti gli animali domestici intenzionalmente inseriti dall’uomo, mentre sono inclusi gli animali addomesticati e rinselvatichiti e un gran numero di quelli che gli umani classificano come parassiti oppure infestanti. Queste specie non desiderate possono portare alla diffusione di infestazioni nella popolazione umana. Tipici esempi di specie sinantropiche sono quelle dei roditori, dei passeri domestici, dei piccioni, dei pidocchi, gabbiani, blatte e zanzare, alcune specie di formiche e molte altre specie inurbate come ad esempio diverse specie di scoiattoli e cinghiali.
Il modello ecologico del sinantropismo può essere indotto anche per via indiretta. Tipico è quello dei cani randagi che possono rendersi indirettamente responsabili dell’aumento di popolazioni di animali sinantropici come le mosche o i ratti, a loro volta serbatoi o vettori di svariate malattie e parassiti come le pulci.

Nel mondo vegetale il fenomeno del sinantropismo è molto frequente. Anche qui le condizioni si manifestano con uno squilibrio ecologico che porta alla variazione ed alla percentuale di rapporti tra varie popolazioni. Tipico è l’esempio in agricoltura delle piante infestanti. In questo caso il sinantropismo è indotto o dalla specializzazione di una coltura agraria, o dalle variate condizioni di fertilità di un suolo (per es. eccesso di nitrati o di fosfati o per la somma di più fattori.
Le piante sinantropiche si dividono in apofite – che derivano da piante native della zona e che si sono diffuse nell’ambiente per l’azione umana (es. agricoltura) o degli animali domestici – e in piante antropofite che non sono native del luogo e che sono state introdotte in modo più o meno deliberato dall’azione dell’uomo.
Le specie vegetali sinantropiche possono “naturalizzarsi” e arrivare a convivere e colonizzare indefinitamente un habitat tipico di una flora o fauna locale.
Una ulteriore classificazione del sinantropismo vegetale può essere così suddiviso:
– piante segetali; insediati nelle piantagioni di colture e campi. Esse costituiscono la maggior parte delle erbe infestanti. Alcuni sistemi segetali si formano in quanto vi è un chiara convivenza con a una particolare cultura, senza la quale non possono crescere, creando una vera e propria associazione.
– piante ruderali; esempio raro tra le colture ma frequente in presenza di discariche, lotti liberi, nelle strade, lungo le strade, nei pressi di case. Questo è forse il più evidente esempio di tentativo di ripristino di ecosistemi manomessi dall’uomo a cui queste specie tentano di provvedere.
– piante avventizie; questo sinantropismo è generato da trasporti fortuiti tramite veicoli di lunga distanza tra regioni distante del pianeta. Per questo motivo, si trovano spesso vicino al mare e fiumi, banchine, aeroporti, fabbriche, stazioni ferroviarie. Questo sinantropismo può essere transitorio in quanto, in presenza di condizioni adeguate per la crescita e la riproduzione, successivamente possono diventare una categoria di piante ruderali o segetali.




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