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Gli Zulù e l’agricoltura

Gli Zulù e l’agricoltura

Gli Zulu (o Zulù) sono un gruppo etnico africano che appartiene alla ben più ampia nazione Ngoni. Si tratta di una popolazione di circa 11 milioni di persone che si trovano principalmente nell’area della provincia di KwaZulù-Natal in Sudafrica. La lingua parlata da questa popolazione è lo isiZulù, una lingua bantu appartenente al sottogruppo nguni. Si tratta di una lingua agglutinante,cioè di un idioma in cui le parole sono costituite dall’unione di più morfemi.
Il loro nome deriva da amaZulù, che in isiZulù significa “gente del cielo”.
Questa popolazione, durante il regime dell’apartheid veniva considerata di livello inferiore; oggi sono il gruppo etnico più numeroso del paese e godono degli stessi diritti degli altri cittadini sudafricani.
La struttura politica monarchica degli Zulù continua, ancora oggi, a esercitare notevole influenza, anche sulle loro attività, pur se inglobata nella struttura statale sudafricana. Vediamo adesso qual è il rapporto tra gli Zulù e l’agricoltura. Nella popolazione Zulù esiste una netta distinzione di ruoli tra uomini e donne. L’occupazione principale è l’allevamento che è affidato agli uomini, mentre l’agricoltura è curata quasi interamente dalle donne.
Tale attività ha ovviamente avuto ripercussioni e ricadute sui costumi, sull’abbigliamento e sul modo di vivere di questa popolazione. Oggi però molti elementi della tradizionale cultura degli Zulù sono scomparsi, per via della influenza dei costumi occidentali ed europei. Stanno diventando gradualmente un vago ricordo i manti di pelle (kaross), i ricchi ornamenti per le danze, gli scudi ovali di pelle, le clave e le lance, le asce da combattimento, le ceramiche indigene, gli oggetti domestici intagliati nel legno ecc.
Gli Zulù hanno un’organizzazione sociale che si fonda sui clan a discendenza patrilinea e sulle classi d’età (ibutho).
La religione tradizionale, che era prevalentemente manistica, si basa sulla prevalenza di una divinità creatrice, Unkulunkulu, al tempo stesso demiurgo e progenitore mitico degli Zulù.

Si racconta che Unkulunkulu si erse dal vuoto e creò gli uomini servendosi dall’erba. Alla vita seguì la morte, ma essa nacque per via di due messaggeri che furono inviati con due messaggi diversi: la lucertola doveva avvisare che gli esseri umani erano mortali mentre un camaleonte li doveva avvisare che erano immortali, il camaleonte venne distratto durante il viaggio e così giunse prima la lucertola. Unkulunkulu allora decise di creare l’istituzione del matrimonio, di portare ai medici la conoscenza per guarire dalle malattie, di donare il fuoco per cucinare. Donò infine un luogo dopo la morte. Come i boscimani anche gli zulù sono convinti che le stelle siano gli occhi dei morti.
La regione storica abitata dagli Zulù corrispondente alla parte settentrionale della regione di Kwa Zulu-Natal; questa regione è compresa fra le catene settentrionali dei Monti dei Draghi e l’Oceano Indiano ed è limitata a Sud dal fiume Tugela e a Nord dal fiume Pongola e dal corso inferiore del Mkuze. In questa regione gli Zulù si dedicano alle colture del mais, della canna, del cotone, del tabacco, e all’allevamento, in un clima è subtropicale e con piogge estive abbondanti.

La comunità rurale degli Zulù vive in villaggi, spesso senza elettricità e acqua corrente, in case costruite in una mistura di mattoni di fango e materiali più moderni ma economici. L’aristocrazia Zulù tende ancora a giocare un ruolo superiore nella guida del popolo Zulù rurale. I locali amaKhosi (letteralmente signore, sebbene “capo” è una traduzione più comune) tendono ad avere una certa influenza sulla gente della loro area. Alcune comunità Zulù vivono vendendo articoli di vimini e collanine ai turisti e agli abitanti della città. Alcuni sono solo semplici contadini, seguendo un’agricoltura di sussistenza, sebbene la grande aspirazione per il membro di una famiglia sia di trovare lavoro in una vicina città supportando col relativo guadagno l’intera famiglia.
Ma le cose per gli Zulù rischiano di cambiare anche molto più rapidamente della normale evoluzione della storia. In questo senso il Governo sudafricano è intenzionato ad una riforma agraria che potrebbe avere rieprcussioni notevoli e, molto probabilmente, negative su antiche tradizioni ed equilibri anche di natura ecologica.
In questo senso, il sovrano del regno Zulù, Goodwill Zwelithini KaBhekuZulù, e Afriforum (organizzazione non governativa a difesa della cultura degli afrikaner e del loro coinvolgimento nella vita pubblica) hanno recentemente dichiarato la loro unione contro la riforma della  terra che il governo sudafricano del presidente Cyril Ramaphosa vuole realizzare, espropriando le terre ancora possedute dalla maggioranza bianca, senza risarcimento, e ridistribuendole a 17 milioni di persone nere. Il re Zulù controlla un’entità territoriale e amministrativa, la Ingonyama Trust, situata nella provincia di KwaZulù-Natal, che si estende su 2,8 milioni di ettari e di cui teme l’esproprio e di conseguenza l’indebolimento della sua autorità, sebbene Ramaphosa gli abbia promesso che la riforma non avrebbe toccato le sue terre.
In tal senso sono intervenuti altri leader tradizionali che hanno chiesto al governo di tutelare le loro terre e il loro potere, poiché si considerano custodi di culture e tradizioni che hanno bisogno di protezione per sopravvivere, ma i più critici vi scorgono degli interessi economici. Molti di questi leader possiedono infatti terre ricche di minerali e di risorse strategiche, senza le quali non potrebbero fare affari con le compagnie straniere.
Insomma una storia, alquanto controversa e tutta in divenire, che però rischia di cancellare antiche tradizioni e criteri di conoscenza e governo degli equilibri ecologici che fino ad ora hanno garantito immensi territori ed ecosistemi.

Guido Bissanti




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