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Genista aetnensis

Genista aetnensis

La ginestra dell’Etna (Genista aetnensis (Raf. ex Biv.) DC.) è una specie con portamento arbustivo o arboreo della famiglia delle Fabaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Fabales, Famiglia Fabaceae, Sottofamiglia Faboideae, Tribù Genisteae e quindi al Genere Genista ed alla Specie G. aetnensis.
È sinonimo il termine:Spartium aetnense Raf. ex Biv.

Etimologia –
Il termine Genista deriva dal nome latino della ginestra in Plinio, Virgilio et al.; potrebbe derivare dal celtico gen cespuglio o dal latino genû ginocchio, in relazione alla nodosità dei fusti. L’epiteto specifico aetnensis proviene da Aetna Etna: del monte Etna.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
La Ginestra dell’Etna è una specie endemica della Sicilia (versante orientale dell’Etna) e della Sardegna orientale. Cresce spontaneamente in Sicilia, talora in associazione con Adenocarpus bivonii. È comunque presente anche in Calabria ed è stata introdotta, per rimboschimento, sul Vesuvio e sui monti Peloritani. Cresce prevalentemente su terreni poveri e siccitosi.

Descrizione –
La Genista aetnensis è un arbusto o albero alto fino a 6-8 metri, con chioma irregolare, costituita da rami striati e pubescenti. Il tronco, a volte poco sviluppato, è ricoperto di scorza bruno-rossastra come i rami principali. Ha foglie caduche, di forma lineare, sparse e ricoperte di peluria. I fiori compaiono a fine primavera, di colore giallo-dorati e disposti in densi racemi allungati. Il frutto è un legume bruno, glabro, a forma di falce, contenente 2-4 piccoli semi lenticolari.

Coltivazione –
La propagazione della Ginestra dell’Etna avviene per seme. La semente si raccoglie alla fine dell’autunno (novembre-dicembre) a partire da piante già completamente sviluppate e in ottime condizioni vegetative. I legumi già secchi vengono raccolti dalla pianta e se ne estraggono i semi che vengono conservati all’asciutto per tutta la stagione invernale. La semina in aprile va preceduta dalla scarificatura meccanica con carta vetrata oppure, ma di solito viene sconsigliata, da quella chimica (30 minuti in acido solforico). In ogni caso dopo la scarificatura il seme viene posto in pieno campo o in contenitore, curando l’umidità del substrato per tutta la prima stagione vegetativa pena il disseccamento delle giovani piantine. In alternativa si può procedere per talea o innesto. Nel giro di 10-20 anni (a seconda dell’ambiente in cui vive) raggiunge la sua dimensione definitiva. Per quanto riguarda la potatura le specie botaniche e endemiche andrebbero lasciate sviluppare in autonomia dato che così raggiungono e sviluppano la loro naturale bellezza (per le quali di solito vengono coltivate come piante ornamentali), ma in fase giovanile eventualmente può essere potata con molta parsimonia, dato che non sopporta potature drastiche, per mantenere un portamento cespuglioso più fitto o ordinato. Del resto non richiede manutenzioni o cure particolari. Non ha problemi con temperature rigide, presenti già durante la stagione invernale nei suoi luoghi di origine, e si adatta a vari pH del suolo. Due fattori risultano particolarmente importanti per la buona riuscita della sua coltura: un terreno ben drenato che eviti i ristagni idrici, soprattutto nella stagione invernale, e un’esposizione in pieno sole.

Usi e Tradizioni –
La Genista aetnensis è una delle ginestre di maggior dimensione e impatto visivo presenti sul territorio italiano. Si tratta infatti di un endemismo presente solo in Sicilia, Sardegna e Calabria, e introdotto anche in Campania in opere di rimboschimento sul Vesuvio. È una pianta estremamente bella, dalla fioritura molto abbondante, profumata e vistosa, adatta a giardini di piccole e medie dimensioni come esemplari isolati o sul fondo di bordure all’inglese. Dà il suo meglio in contesti non formali né moderni. Dato che attira api e insetti impollinatori è ideale nei giardini naturali dove contribuisce a mantenere elevata la biodiversità della microfauna con conseguente miglioramento dell’equilibrio ecologico complessivo.
I popolamenti più suggestivi sono quelli presenti sulle pendici dell’Etna, da cui la specie prende il nome. Qui in giugno i grandi cespugli colorano di giallo acceso le colate laviche nere in un contrasto unico, inondando di profumo intenso la montagna per chilometri. La Genista aetnensis si è nel tempo specializzata a ricolonizzare il terreno lavico più compatto e integro e il suo ruolo è fondamentale nell’aprire la strada ad altre specie meno pioniere grazie all’azione di frantumazione della roccia svolta dalle proprie radici e alla deposizione di una spessa coltre di lettiera su cui nuove piante possono insediarsi. Inoltre, come tutte le Fabaceae, la propria azione azoto fissatrice garantisce l’arricchimento del suolo di composti azotati utili allo sviluppo della vegetazione.
Questa pianta è inoltre la ginestra dalle maggiori dimensioni presente nella nostra penisola, potendo raggiungere un’altezza superiore ai 10 metri, con un portamento leggero donatole dai sottili rami cadenti, particolarmente scenografico quando si riempiono di fiori gialli come una cascata.
Negli anni ‘50 si provò ad introdurre questa pianta a scopo forestale sui Monti Peloritani e sul Vesuvio, ma senza grandi successi. È comunque una pianta ornamentale molto adatta per terreni difficili e poco evoluti, in ambienti non influenzati dalla salsedine.
Fino alla creazione del Parco dell’Etna è stata utilizzata per ottenere carbone. È infatti possibile notare in alcune zone la crescita tipica delle piante da ceduo.

Modalità di Preparazione –
La ginestra dell’Etna non ha particolari utilizzi in campo farmacologico o in cucina.

Guido Bissanti

Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.



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