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Iris lutescens

Iris lutescens

Il Giaggiolo giallastro o iris di Crimea (Iris lutescens Lam.) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Iridaceae.

Sistematica –
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Liliopsida,
Ordine Liliales,
Famiglia Iridaceae,
Specie I. lutescens.
Sono sinonimi i termini:
– Iris chamaeiris Bertol.;
– Iris italica Parl.;
– Iris olbiensis Hénon;
– Iris virescens Redouté var. statellae (Tod.) Nyman;
– Iris lutescens Lam. var. statellae (Tod.) Baker;
– Iris statellae Tod.;
– Iris neglecta Parl.

Etimologia –
Il termine Iris viene dal latino classico iris, a sua volta dal greco ἴρις arcobaleno, nome dato a queste piante, secondo Dioscoride, per la varietà cromatica dei loro fiori, simile a quella dell’arcobaleno
L’epiteto specifico lutescens deriva da lŭtesco, diventare giallo: di colore tendente a ingiallire.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
L’Iris lutescens è una pianta originaria della Spagna nord-orientale, della Francia meridionale, dell’Italia e, in generale del Mediterraneo occidentale, Mediterraneo centrale, ma non in Nord Africa.
Il suo habitat è spesso quello dei pendii rocciosi o sabbiosi o nei boschi e, genericamente, su pendii aridi e garighe.

Descrizione –
L’Iris lutescens è una pianta erbacea perenne rizomatosa appartenente al genere Iris. Raggiunge generalmente un’altezza di 20–30 cm. Il fusto è eretto, non ramificato, e porta fiori solitari o riuniti in piccoli gruppi, dal profumo delicato.
Le foglie, di colore verde glauco, sono lanceolate-falciformi, leggermente arcuate, lunghe 5–35 cm e larghe 5–25 mm, di solito non più alte dei fiori.
I fiori, che compaiono in primavera (marzo-aprile), possono essere gialli o violacei, talvolta con sfumature biancastre. Il tubo corollare, lungo 2–5 cm, è parzialmente racchiuso nello sporofillo membranoso verde. I petali esterni (detti “tepali”) sono ornati da una barba di peli gialli multicellulari; i petali interni sono eretti e leggermente più piccoli.
Il frutto è una capsula loculicida triloculare a sei coste, di forma da ovata a oblunga (circa 40 × 23 mm), contenente semi globosi o piriformi di 3–7 mm, reticolato-rugosi e bruno-rossastri a maturazione.

Coltivazione –
Iris lutescens è una pianta erbacea che fiorisce in primavera e cresce spontaneamente in ambienti soleggiati, garighe, zone rocciose o calcaree, ben drenate e asciutte. È una specie rustica, resistente anche a temperature inferiori ai –20 °C.
Predilige il pieno sole o, in alternativa, una posizione con luce intensa per buona parte della giornata.
Il terreno ideale è ben drenato, leggero, con componente sabbiosa o ghiaiosa e tendenzialmente calcareo.
Evitare substrati pesanti o compatti che favoriscono ristagni idrici. Non ama terricci torbosi o eccessivamente ricchi di sostanza organica.
Richiede annaffiature moderate, lasciando asciugare il terreno tra un intervento e l’altro. In caso di siccità prolungata, si irriga con parsimonia.
Le concimazioni vanno eseguite solo se il suolo è povero, con apporti leggeri e poco frequenti.
Dopo la fioritura, si recidono i fiori appassiti per evitare spreco di energie e si possono diradare le foglie troppo fitte.
In inverno, nei climi molto freddi, è utile una pacciamatura leggera alla base per proteggere i rizomi dal gelo.
La propagazione può avvenire per divisione dei rizomi che è il metodo più usato: si separano in estate i rizomi provvisti di gemme (“barbatelle”) e si reimpiantano in terreno sciolto e drenato.
La semina è possibile ma lenta: i semi si raccolgono in estate, si seminano in autunno e germinano dopo l’inverno, anche l’anno successivo. Nei giardini botanici si può effettuare impollinazione manuale per evitare ibridazioni.
La raccolta si effettua tra luglio e agosto, quando la pianta entra in riposo. I rizomi vengono separati, mondati dalle radichette (“sbarbucciatura”), eventualmente affettati, e essiccati al sole per 5–6 giorni su reti o stuoie.
Dopo l’essiccazione, i rizomi si conservano per più anni, durante i quali maturano sviluppando il caratteristico profumo di violetta, particolarmente apprezzato in profumeria e cosmetica.
Iris lutescens, come altri iris rizomatosi, può essere inserito in sistemi agroforestali o oliveti terrazzati, poiché rustico, ornamentale e non invasivo.
Impiega 2–3 anni per produrre rizomi ben formati e utilizzabili.
Nella tradizione toscana, i rizomi (“giaggiolo”) sono lavorati per ottenere l’“olio di orrice”, usato come fissativo naturale nei profumi, oltre che in cosmetici e polveri profumate.

Usi e Tradizioni –
Iris lutescens, descritta da Jean-Baptiste Lamarck nel 1789, è una specie originaria del bacino mediterraneo, diffusa in aree collinari e costiere e oggi apprezzata soprattutto come pianta ornamentale. Affine a Iris pseudopumila, da cui si distingue per il tubo corollare più corto e parzialmente esposto, questa specie è apprezzata nei giardini europei per la bellezza dei fiori e la varietà cromatica; nel Regno Unito ha ottenuto il riconoscimento “Award of Garden Merit” dalla Royal Horticultural Society.
Gli studi chimici e fitochimici su Iris lutescens e sulle specie affini hanno evidenziato una composizione ricca e complessa. I composti volatili emessi da fiori e foglie sono dominati da monoterpeni come limonene, α-pinene, β-pinene e, in alcune varietà, 1,8-cineolo; tali sostanze conferiscono all’iris il suo aroma fresco e balsamico e sono note per le proprietà antibatteriche. Le differenze tra i morph gialli e viola riguardano non solo il colore, ma anche il profilo aromatico, suggerendo una diversità biochimica interna alla specie. I pigmenti responsabili della colorazione dei fiori, in particolare gli antociani come la delphinidina, sono molecole antiossidanti di interesse fitoterapico e cosmetico. Il genere Iris è inoltre noto per la presenza di flavonoidi, isoflavoni, xantoni, quinoni e composti terpenici; nei rizomi maturi di diverse specie si trovano gli ironi, sostanze aromatiche che da secoli trovano impiego in profumeria per il loro profumo caratteristico, dolce e terroso.
Tradizionalmente, i rizomi di iris venivano raccolti, essiccati e lasciati maturare per mesi o anni, un processo che riduce la tossicità dei composti freschi e permette lo sviluppo del profumo tipico. L’uso interno di parti fresche è sempre stato evitato, poiché può provocare irritazioni cutanee o disturbi gastrointestinali. Le applicazioni tradizionali, quindi, si sono limitate a preparazioni aromatiche, profumi e unguenti, mentre in ambito ornamentale la pianta è coltivata per la sua resistenza e per la fioritura precoce, simbolo di rinnovamento primaverile.
Le ricerche più recenti hanno confermato alcune delle intuizioni empiriche del passato. Studi su estratti di diverse specie di Iris hanno dimostrato attività antiossidante significative, attribuite alla presenza di composti fenolici e flavonoidi, e attività antimicrobiche riconducibili agli oli volatili e ai monoterpeni. Anche se i dati specifici su Iris lutescens sono ancora limitati, è verosimile che essa condivida queste proprietà, in particolare negli estratti di fiori e rizomi. Altre molecole isolate da specie affini hanno mostrato, in modelli cellulari e animali, effetti antinfiammatori, epatoprotettivi e persino antitumorali, ma tali risultati restano confinati a studi preclinici e non trovano ancora riscontro clinico sull’uomo.
Per quanto riguarda l’analisi e la valorizzazione della pianta, le metodologie moderne consentono oggi di caratterizzare e isolare i suoi componenti con grande precisione. Le analisi dei composti volatili vengono condotte tramite HS-SPME accoppiata a GC-MS, tecnica che permette di identificare e quantificare i principali monoterpeni e sesquiterpeni. Gli estratti fenolici, invece, si ottengono comunemente da rizomi essiccati e macinati mediante estrazione idroalcolica (etanolo al 70%) o con ultrasuoni. Gli oli essenziali, ricchi di componenti aromatiche diverse da quelle del rizoma, si estraggono con distillazione in corrente di vapore. Questi estratti vengono poi testati con saggi standard di laboratorio per valutare l’attività antiossidante (DPPH, FRAP, ABTS), antimicrobica (test di inibizione su batteri e funghi) e la possibile citotossicità (saggio MTT su cellule).
Oggi si può affermare con ragionevole certezza che Iris lutescens possiede un profilo chimico di rilievo, dominato da monoterpeni, flavonoidi e antociani, e che le sue proprietà aromatiche e potenzialmente antiossidanti la rendono interessante non solo dal punto di vista ornamentale ma anche cosmetico e farmacognostico. Tuttavia, la conoscenza scientifica è ancora parziale: mancano studi farmacologici mirati e ricerche cliniche che confermino l’efficacia e la sicurezza dei preparati derivati da questa specie.
In conclusione, Iris lutescens rappresenta un ponte fra tradizione e ricerca moderna. I suoi usi storici nella profumeria e nella decorazione dei giardini trovano oggi nuove prospettive nella valorizzazione dei composti bioattivi e nella riscoperta delle piante mediterranee come fonti di principi naturali. La prudenza nell’uso resta fondamentale, ma la ricchezza chimica e simbolica di questa specie continua a renderla un soggetto affascinante, dove la scienza contemporanea può ancora attingere alle radici della conoscenza tradizionale.

Modalità di Preparazione –
Il rizoma di Iris lutescens va sempre essiccato e stagionato prima dell’uso, poiché allo stato fresco risulta irritante o leggermente tossico per la presenza di composti resinosi e alcaloidi.
Dopo un’accurata pulizia, si taglia a fette sottili e si lascia essiccare in luogo ventilato e ombreggiato (max 40 °C), quindi si stagiona per almeno 6–12 mesi in ambiente asciutto, durante i quali si sviluppano le note aromatiche di irone e si riduce la tossicità.
L’uso interno (decotti, infusi, tinture) deve avvenire solo sotto guida esperta, poiché la soglia tra dose utile e irritante è molto stretta. Dosi eccessive possono causare nausea, vomito o irritazioni gastriche.
Più sicuro l’uso esterno, in profumeria, pot-pourri o come polvere profumata, grazie alla fragranza violetta del rizoma stagionato.
Principi attivi principali: iridina, irone, tannini, resine, amidi e piccole quantità di olio essenziale.
Avvertenze: evitare in gravidanza, allattamento e nei soggetti con sensibilità gastrica; non utilizzare il rizoma fresco.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.

Fonte foto:
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Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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