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Land grabbing

Land grabbing

Con il termine land grabbing si intende l’azione di accaparramento di terra, da cui il significato del termine inglese, operato spesso da grandi gruppi e multinazionali che puntano ad acquisire enormi estensioni di terreno da utilizzare per la coltivazione intensiva di prodotti da esportare (in particolare, sono utilizzate per produrre materie prime che, a loro volta, saranno utilizzate per la produzione di biocarburanti).
L’accaparramento di terra è un fenomeno economico e geopolitico su scala globale, che si è espanso sempre di più negli ultimi tempi ma che è venuto alla ribalta nel primo decennio del XXI secolo.
Tale acquisizione avviene su larga scala soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, e si realizza mediante affitto, o acquisto, di grandi estensioni agrarie da parte di imprese transnazionali, governi stranieri, o singoli soggetti privati.
Sebbene tale pratica affonda le sue radici in epoche storiche bisogna notare che il fenomeno ha assunto una particolare rilevanza e connotazione a partire dagli anni 2007-2008. È stato proprio in questo periodo che l’acquisizione di terre è stata stimolata e guidata dagli effetti della crisi dei prezzi agricoli registratasi in quegli anni e dalla conseguente volontà, da parte di alcuni Paesi, di assicurarsi la disponibilità di approvvigionamenti e di proprie riserve alimentari.

Dati e analisi –
Secondo una stima della Banca Mondiale del 2010 si rileva che gli investimenti per l’accaparramento di terreni, nel solo periodo da ottobre 2008 ad agosto 2009, sono stati pari ad acquisizioni di terreni agricoli per un’estensione di 46 milioni di ettari (che è una superfice pari a circa una volta e mezzo quella dell’Italia) e di questi circa due terzi sono ubicati nell’Africa subsahariana. Inoltre, delle 464 acquisizioni esaminate dalla Banca mondiale, solo 203 riportavano l’estensione dei terreni acquisiti: ciò implicherebbe, nelle cifre riportate, una drastica sottostima della reale ampiezza del fenomeno, che potrebbe riguardare aree agricole fino al doppio dei 46 milioni di ettari stimati dalla Banca Mondiale.
Uno studio effettuato successivamente e basato sui dati forniti a un congresso internazionale convocato nell’aprile 2011 dalla Land Deal Politics Initiative, ha stimato che gli accordi territoriali rappresentano una superficie di circa 80 milioni di ettari.
In generale gli investimenti in terreni agricoli prendono spesso la forma giuridica della locazione a lungo termine, anziché dell’acquisto. Di norma la durata di questi affitti varia tra i 25 e i 99 anni.
Tali contratti normalmente sono stipulati tra investitori e governi nazionali o locali. Poiché i terreni dell’Africa, per la maggior parte dei casi, sono classificati come «beni non-privati» (in conseguenza di particolari norme politiche pubbliche dei governi o, in certi casi, della mancanza di un’effettiva intitolazione delle proprietà) la maggioranza delle terre disponibili per tali investimenti è in possesso di governi o sotto il loro diretto controllo.
Gli acquisti sono invece molto meno diffusi dei contratti di affitto per via di divieti costituzionali nazionalistici, che impediscono la cessione di proprietà terriere a stranieri.

Conseguenze –
Le conseguenze più rilevanti del land grabbing sono legate soprattutto alle ricadute delle tecniche di coltivazioni, che sono prevalentemente intensive e, spesso, monocolturali, sulla fertilità dei suoli, sulla biodiversità di intere aree che vengono spesso disboscate e coltivate per la prima volta e sulle conseguenti ricadute su interi ecosistemi.
Tra l’altro, nella maggioranza dei casi, le terre “accaparrate” sono coltivate da intere popolazioni che vi vivevano da decenni, se non da secoli. In tal modo l’azione del land grabbing induce intere popolazioni a spostarsi, e spesso tutto ciò avviene violando i diritti fondamentali.
Tra l’altro, molto spesso, Le modalità di acquisto dei terreni, non sono del tutto trasparenti.
Il numero delle terre accaparrate e sottratte alle popolazioni locali è andato crescendo negli ultimi anni e, secondo le stime attuali, sono 80 milioni gli ettari accaparrati in tutto il mondo e in particolare in Africa.




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