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Carpobrotus edulis

Carpobrotus edulis

Il Fico di mare o Fico degli Ottentotti o Carpobroto edule (Carpobrotus edulis (L.) N.E.Br.) è una specie succulenta appartenente alla famiglia delle Aizoaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico a:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Magnoliopsida,
Ordine Caryophyllales,
Famiglia Aizoaceae,
Genere Carpobrotus,
Specie C. edulis.
È basionimo il termine:
– Mesembryanthemum edule L..
Sono sinonimi i termini:
– Abryanthemum edule (L.) Rothm.;
– Carpobrotus edulis (L.) L. Bolus.
All’interno di questa specie si riconoscono le seguenti sottospecie:
– Carpobrotus edulis subsp. edulis;
– Carpobrotus edulis subsp. parviflorus Wisura & Glen.

Etimologia –
Il termine Carpobrotus proviene dal greco καρπός carpόs frutto e βρωτός brōtós commestibile: per il frutto edule.
L’epiteto specifico edulis viene da édo mangiare, quindi commestibile.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Carpobrotus edulis è una pianta originaria delle Province del Capo, in Sudafrica.
Questa pianta è stata introdotta in altri Paesi e si è naturalizzata in molte altre regioni del mondo, divenendo una specie invasiva in diverse parti, in particolare in Australia, California e Mediterraneo, che hanno tutti climi simili.
Questa pianta è sfuggita alla coltivazione ed è diventata invasiva, ponendo un serio problema ecologico formando vaste zone monospecifiche, abbassando la biodiversità e competendo direttamente con diverse specie vegetali minacciate o in pericolo per i nutrienti, quali acqua, luce e spazio.
Si trova aCapo Angela a Biserta, in Tunisia, vicino al Mar Mediterraneo.
In Irlanda è sfuggita alla coltivazione nella contea di Down, nel sud e nell’est e sulle scogliere di Howth Head, nella contea di Dublino.
Sulla costa mediterranea si è diffuso rapidamente e ora parti della costa sono completamente ricoperte. Inoltre, è stato dimostrato che un’altra specie invasiva, il ratto nero, favorisce la diffusione della pianta del ghiaccio attraverso le sue feci. Poiché la pianta del ghiaccio rappresenta una risorsa alimentare per il ratto, entrambi beneficiano l’uno dell’altro, il che viene definito mutualismo invasivo.
In Nuova Zelanda forma monocolture e ha occupato vaste aree dell’ecosistema delle dune sabbiose costiere. Il C. edulis ei suoi ibridi sono classificati come organismi indesiderati e sono elencati nel National Pest Plant Accord.
Negli Stati Uniti, sebbene questa pianta, possa essere arrivata via nave già nel XVI secolo, fu attivamente introdotta all’inizio del 1900 per stabilizzare le dune e il suolo lungo i binari della ferrovia; in seguito fu utilizzato da Caltrans per la copertura del suolo lungo gli argini dell’autostrada. Inoltre migliaia di ettari sono stati piantati in California fino agli anni ’70. In California si trova negli habitat costieri a nord di Eureka, a sud almeno fino a Rosarito nella Baja California.
In Italia è si è naturalizzata in Sicilia, Sardegna, Calabria, Campania, Toscana, Liguria, Puglia, Molise, Lazio, Marche e Abruzzo.
Il suo habitat è quello delle coste sabbiose o rocciose ove è presente in grandi macchie che coprono le dune e le spiagge vicino al mare, grazie alla robustezza e resistenza alle condizioni salmastre fino ad un massimo di 500 m. s.l.m..

Descrizione –
Il Carpobrotus edulis è una pianta perenne, succulenta e strisciante che cresce in altezza fino 15 – 20 centimetri, propagandosi spontaneamente formando dei tappeti erbosi, per cui coltivata si presta a decorare giardini o intere pareti rocciose.
Le radici sono sottili e ramificate.
Il gambo è dicotomico ramificato (ripetute ramificazioni in due parti uguali) e contiene, come le foglie, una linfa densa e vischiosa che costituisce una riserva nei periodi di siccità.
Le foglie sono carnose a forma ad artiglio, di 8 – 12 cm. e a sezione triangolare e di colore verde. Queste sono spesso in posizione eretta, rastremate dall’attaccatura fino all’apice. In condizioni di prolungata esposizione alla luce solare possono assumere una colorazione rossiccia in prossimità dei bordi.
I fiori sono caratterizzati da corolle che si dischiudono durante le ore più assolate della giornata. Il fiore è solitario, a capolino, con corto peduncolo, durevole una decina di giorni, molto decorativo, di circa 4 cm di diametro; il colore è rosa antico, con 20-80 petali, raccolti al bottone e 30 -40 stami. L’insieme di calice e corolla, che costituisce il perianzio è formato da 5 tepali della stessa struttura delle foglie; quella che si mostra come una variopinta corolla non è altro che un insieme di stami sterili con forma e consistenza di petali colorati; gli stami fertili sono sempre gialli. Gli stigmi sono disposti in modo circolale nel gineceo.
L’antesi è tra maggio fino a tutto ottobre, anche in funzione della latitudine.
Il frutto è un baccello, di colore giallastro, sub globoso, con un diametro di 20 – 35 mm, indeiscente, che presenta una capsula grossolanamente papillata.
I semi sono scuri, rugosi con piccoli tubercoli risiedono in una mucillagine gelatinosa. Il frutto maturando ingiallisce emanando un caratteristico profumo. Questo è commestibile e dal sapore acidulo.

Coltivazione –
Il Carpobrotus edulis è una pianta perenne succulenta che forma un fitto tappeto di crescita che ricopre completamente il suolo.
La pianta viene talvolta raccolta allo stato selvatico per i suoi usi medicinali e frutti commestibili, mentre viene anche coltivata sia come ornamentale che per la sua capacità di stabilizzare i terreni sabbiosi o in muri pietrosi.
Questa pianta è una specie subtropicale delle regioni prevalentemente costiere. Può affermarsi nelle parti più secche dei tropici e subtropicali, e anche nelle parti più calde della zona temperata. Le piante non tollerano molto il freddo e non sopportano temperature inferiori a circa -2 °C.
Per la loro coltivazione richiedono un terreno sabbioso ben drenato in posizione soleggiata.
Le piante possono essere coltivate sui muretti a secco o nelle aiuole e sono molto resistenti alla siccità, al vento e alla salsedine.
Per questo motivo il Carpobrotus edulis è ampiamente coltivato come pianta ornamentale e tappezzante. Nella coltivazione sono state raggiunte rese di 1.700 chili per ettaro.
Molte varietà sono state introdotte e coltivate come piante ornamentali per gli spettacolari e splendidi colori dei loro fiori: tutte le tonalità del rosso, rosa, bianco, giallo e arancio.
Tuttavia, è spesso sfuggito alla coltivazione, soprattutto vicino alla costa, e può diffondersi prontamente e rapidamente per formare stuoie profonde e dense che soffocano altra vegetazione autoctona a crescita bassa.
La pianta può anche causare cambiamenti nel pH del suolo.
La propagazione può avvenire per seme. In questo caso le temperature notturne più basse sono benefiche. Il seme germina generalmente in 7 – 10 giorni a 23 °C.
Una volta cresciute in vaso o in vivaio possono essere piantate in pieno campo.
Si può propagare agamicamente utilizzando le talee in qualsiasi momento durante la stagione di crescita. In questo caso si consiglia di lasciare asciugare il taglio al sole per un giorno o due e quindi invasare in una miscela molto sabbiosa.
I fiori sono ad impollinazione entomocora e diversi organismi si nutrono dei suoi frutti, contribuendo così alla dispersione dei semi e la diffusione della pianta: roditori, ungulati e primati. Le testuggini invece si cibano delle parti vegetative.
Data la sua elevata adattabilità e capacità di riprodursi in modo vegetativo, nei luoghi di introduzione può facilmente diventare una pianta infestante, dannosa per le specie vegetali autoctone, con cui entra in competizione per lo spazio. Lo dimostrano estesi tappeti che coprono intere dune.
Tuttavia alcuni lati positivi della presenza di C. edulis possono essere la stabilizzazione del terreno, il suo essere una riserva di liquidi laddove l’acqua è in disponibilità limitata, costituisce a creare un’idonea barriera contro il fuoco ed in grosse quantità può essere trasformata in concime di qualità.

Usi e Tradizioni –
Il Carpobrotus edulis è una pianta le cui diverse parti sono state utilizzate nei luoghi di origine, in Sud Africa, sia nella medicina tradizionale che per uso alimentare.
Nel XV secolo, in Sudafrica, furono i coloni, che vedendo le popolazioni del luogo (i Khoi) cibarsi dei frutti come se fossero fichi, lo denominarono “Fico degli Ottentotti”.
Prende vari nomi a secondo delle aree dove cresce: hottentot fig, sour fig, ice plant, highway ice plant, uña de gato, ecc.
In Sicilia, dove è diffuso in diverse zone della costa sud-occidentale, è anche conosciuto come varva di monacu (barba di monaco in siciliano).
Nell’uso commestibile si usano i frutti sia crudi che cotti o essiccati per un uso successivo o trasformati in sottaceti, ecc; anche i fiori sono commestibili.
Il frutto contiene pochissima polpa e deve essere completamente maturo altrimenti è molto astringente.
A maturazione è mucillaginoso e dolcemente acido.
Anche le foglie sono edibili sia cotte che crude; sono succulente e si consumano in insalata e possono essere utilizzate anche come sostitute dei cetrioli sottaceto.
Nell’uso medicinale si utilizzano le foglie che sono altamente astringenti, blandamente antisettiche, diuretiche, stitiche.
Probabilmente sono i tannini, contenuti in questa pianta, che sono responsabili di molte delle proprietà benefiche.
Il succo delle foglie viene assunto per via orale per trattare dissenteria, diarrea e altri problemi digestivi.
Una miscela di succo di foglie, miele e olio d’oliva in acqua è un vecchio rimedio per la tubercolosi.
Vengono masticate le punte delle foglie, deglutendo il succo per alleviare il mal di gola; per questo motivo si utilizza anche solo il succo delle foglie in gargarismi per trattare le infezioni della bocca e della gola.
Lo stesso succo viene applicato localmente come lozione lenitiva per trattare lividi, escoriazioni, ferite, ustioni, eczema, scottature solari, tigna, dermatite da pannolino, labbra screpolate, mal di denti, mal d’orecchi, mughetto orale e vaginale.
La polpa fogliare viene applicata come cataplasma su ferite e infezioni.
Il succo delle foglie o una foglia schiacciata è una famosa cura lenitiva per le punture di insetti.
Secondo alcuni report uno sciroppo ricavato dal frutto pare che abbia proprietà lassative, ed è un rimedio antico e apparentemente molto potente per la stitichezza mangiare frutta e poi bere acqua salmastra.
Tra gli altri sui si ricordano quelli agroforestali. Le piante di questo genere hanno una crescita vigorosa e prostrata, producendo un denso tappeto di fogliame e costituendo una copertura del terreno molto efficace. Possono essere piantate in zone marittime, soprattutto in climi mediterranei, al fine di prevenire l’erosione del suolo nei terreni sabbiosi, dunali e sugli argini, anche se la loro introduzione va attentamente valutata per non destabilizzare gli habitat naturali.
La pianta ha foglie molto carnose ed è moderatamente resistente al fuoco. Può essere utilizzata nelle piantagioni di barriera per prevenire la diffusione degli incendi boschivi.
Tuttavia le pratiche descritte non sono ancora accettate dalla medicina, in quanto non ci sono sufficienti riscontri scientifici e sperimentali, per cui potrebbero essere inefficaci o dannose per la salute.
Dal punto di vista biochimico le foglie essiccate contengono circa il 19,4% di tannino e gli steli secchi il 14,2%.
Il C. edulis contiene rutina, neoesperidina, iperoside, catechina e acido ferulico; questi contribuiscono alle proprietà antibatteriche della pianta. Contiene anche procianidine e propelargonidine.
Dal punto di vista ecologico i fiori sono impollinati da varie api e molte specie di coleotteri. Le foglie vengono mangiate dalle tartarughe. I fiori vengono mangiati da antilopi e babbuini. I frutti vengono mangiati da babbuini, roditori, istrici, antilopi, che ne disperdono anche i semi. I ciuffi forniscono riparo a lumache, lucertole e scinchi. Vipere e altri serpenti, come il cobra del Capo, si trovano spesso nei cespi di Carpobrotus, dove tendono agguati ai piccoli roditori attratti dai frutti.

Modalità di Preparazione –
Il Carpobrotus edulis è una pianta utilizzata storicamente, nei luoghi di origine sia per scopi alimentari che medicinali.
Come detto, sia le foglie, i frutti che i fiori si possono magiare credi o cotti.
In Sud Africa i frutti maturi del fico acido vengono raccolti e mangiati freschi o trasformati in una marmellata molto aspra.
I fiori si prestano per preparare confetture dal sapore acidulo e lievemente salato.
In campo medicinale le foglie possono essere ingerite per via orale per problemi digestivi o il succo può essere aspirato per alleviare il mal di gola.
Il succo può anche essere miscelato in una lozione base e utilizzato per problemi esterni come tigna, lividi, scottature solari e labbra screpolate.
Il liquido estratto dalle foglie è utilizzato come lenitivo per arrossature, irritazioni cutanee, scottature solari, eczemi, escoriazioni, herpes labiale, secchezza delle mucose delle labbra. È efficace come antidolorifico e disinfiammante contro le lesioni provocate dagli attacchi delle meduse e lenitivo contro le punture d’insetti; queste proprietà le valgono il titolo di pianta di primo soccorso.
L’estratto è antisettico e astringente, proprietà che lo rendono indicato per il trattamento di patologie gastroenteriche: lassativo contro la stitichezza, sia di persone, che di bestiame, somministrato con frutta e acqua di mare. Misto ad acqua si presta a ridurre la diarrea, la dissenteria, i crampi allo stomaco. Si presta per la riduzione dell’infiammazione della bocca e della gola (laringite).
Nel Sudafrica, dove questa pianta ha avuto origine, è impiegato per la cura di tubercolosi e come trattamento terapeutico della difterite e del diabete. Viene usato anche come antidolorifico nelle aree interessate e come emolliente della pelle.
Infine la credenza popolare attribuiva virtù particolari spalmandolo sul capo dei neonati per renderli forti e vigorosi.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.

Fonte foto:
https://inaturalist-open-data.s3.amazonaws.com/photos/254201520/original.jpeg

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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