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Riconversione spirituale ed innovazione Agricola

Riconversione spirituale ed innovazione Agricola

Siamo talmente abituati ad affrontare i problemi del nostro mondo da un punto di vista squisitamente tecnico o finanziario, per citare solo i più ricorrenti approcci, che negli ultimi tempi della storia umana abbiamo spesso smarrito la bussola del nostro percorso.
Un percorso che sin dalla prima scintilla di ragionamento ha portato l’umanità a farsi domande, a cercare risposte, tra cui la più profonda: il vero senso della Vita.
Eppure negli ultimi tempi sembrerebbe che questa civiltà (con tutte le sue ovvie molteplicità) abbia smesso di inseguire queste domande, spingendosi soltanto a ricavare dalla propria esistenza il massimo utile, ovviamente non solo in termini economici. Un egoismo patologico, figlio di questo pensiero corrotto.
È nata così quella cultura del liberismo sempre più disinibito, del riduzionismo e delle politiche di mercato e di quel capitalismo che, visto con favore da molti economisti nel suo nascere, sta mostrando tutte le sue crepe e lacune.
Improvvisamente il nostro pianeta, con tutto ciò che lo abita, esseri umani compresi, è divenuto un oggetto e non più soggetto.
Non si spiegherebbero, altrimenti, pur con le necessarie estreme sintesi di questa breve riflessione, il colonialismo con l’eccidio di intere popolazioni (pensiamo agli Indiani d’America, gli Aborigeni in Australia e così via), le sottomissioni di interi popoli e non ultima la grande crisi ecologica e sociale in cui siamo entrati e da cui si esce solo con un nuovo modo di essere.
Vale la pena di citare la famosa frase di A. Einstein: “Non possiamo risolvere i problemi con lo stesso tipo di pensiero che abbiamo usato quando li abbiamo creati”.
Il che equivale a dire che dobbiamo passare dalla visione di oggetto della Realtà a quella di soggetto, tutti compresi e coinvolti al suo interno.
Così tutto quello che gira intorno ad una delle grandi malate del nostro tempo: l’Agricoltura, con tutti i suoi annessi e connessi, non può essere risolta solo da un punto di vista tecnico, di mezzi, di ipotetici mercati e di innovazioni, senza cambiare il centro della questione. Ed il centro della questione non è materialista ma spirituale, cioè la coscienza umana, con tutti i suoi comportamenti, da quando poniamo un seme nel terreno a quando lo trasportiamo o lo mangiamo.
Tutto questo, senza ignorare che siamo gocce di un immenso oceano che, isolandoci, ci inaridiamo rischiando di dare un taglio definitivo alla civiltà, almeno come la conosciamo fino ad ora.
Ricordiamo, per maggiore chiarezza di lettura, che è corretto comprendere che, per citare un altro grande scienziato del passato, e cioè I. Newton: “Ciò che sappiamo è solo una goccia, ciò che ignoriamo è un oceano”.
Tutto ciò comporta un differente approccio alla pianificazione e programmazione di questo grande malato, a cui la stessa Unione Europea tenta di dare soluzioni ma con un linguaggio pieno di ragnatele e inquinato da troppi interessi.
Senza citare la nuova PAC, con i due grandi pilastri della Politica Agricola Europea, la questione è molto più profonda e complessa.
Il primo chiarimento da fare è che bisogna uscire dal terrorismo (artatamente studiato) di multinazionali e correlati sistemi mediatici, che tentano continuamente di convincerci che abbandonando la cosiddetta “Agricoltura Convenzionale”, dove lo stesso termine convenzionale può essere definito come il primo Greenwashing della storia, non potremo sfamare il pianeta, con tutte le sue logiche conseguenze.
È una affermazione senza nessun fondamento scientifico a cui, tra l’altro, le ricerche degli ultimi tempi e le numerosi meta-analisi di vari Istituti di Ricerca del Mondo, dimostrano, sui fondamenti della ecologia dei sistemi dissipativi (quali sono appunto gli ecosistemi, naturali o agricoli), che la produttività primaria di un sistema aumenta con l’incremento della biodiversità e non viceversa. Il che equivale adire che i Sistemi Agroecologici sono notevolmente più produttivi e resilienti dei Sistemi agricoli specializzati.
Ovviamente, comprendiamo bene che, siccome i sistemi agroecologici sono modelli circolari e termodinamicamente più chiusi, i fabbisogni di input esterni (quali concimi, insetticidi, diserbanti, ormoni, ecc.) diminuiscono notevolmente (fino quasi a potersi annullare); così multinazionali, ed alcune organizzazioni agricole simpatizzanti, non vedono di buon occhio questa transizione, affrettandosi continuamente a pubblicare falsi dati ed informazioni che finiscono per confondere inermi cittadini, agricoltori e tecnici, aprendo così un baratro tra noi ed il Pianeta sempre più grande.
Di questo passo la questioni non si potrà quindi risolvere e, in barba a tutti i proclami di Agenda 2030, del Green Deal, e di tante altre strategie in favore della ecosostenibilità delle attività umana andranno, visto che parliamo di spiritualità, a “farsi benedire”.
Per uscire da questo apparente stato di loop e di circolo vizioso è necessario, come detto nelle premesse, che cambi l’atteggiamento di ogni persona, comprendendo che la prima rivoluzione si fa passando dal considerare le cose che ci circondano non come oggetti ma come parti di un unico Soggetto (un po’ ripercorrendo il concetto della Madre Terra, caro a molte culture).

In poche parole dobbiamo passare dal valore delle ricadute sull’io, di tutte le nostre azioni, al valore del noi; il che non è una cosa di poco conto per le conseguenze culturali, politiche ed anche economiche.
Proprio in questa direzione dobbiamo comprendere che non può essere solo un fattore a condurre sia politiche che azioni singole, e cioè il profitto, con tutte le varianti camuffate di ecosostenibilità; è come risolvere una complessa equazioni immettendo un solo parametro noto.
Questo approccio nuovo deve spingerci, da ogni singola persona alle politiche mondiali, a comprendere che il Pianeta Vive, è un essere vivente unico, e che solo le azioni che si sincronizzano con esso possono farci vivere in un benessere nuovo, in pace con noi e tra tutti noi (ricordiamo che ogni cattiva azione, fino ad arrivare alle guerre, sono legate alla erronea produzione di entropie che, immesse nel sistema, generano divisioni, frizioni, conflitti).
Così dobbiamo percorrere una conversione (che vale per tutti i settori della nostra vita) considerando che in Natura e con Essa (che è la più perfetta organizzazione termodinamica dell’Universo) esistono tutti i segreti ed i migliori principi di convivenza e, quindi, di fare anche agricoltura.
Su questi temi si sono adoperati da decenni vari appassionati, ricercatori, scienziati; i quali progressivamente hanno intuito e compreso questa grande verità, proponendo vari sistemi di produzione, quali la permacoltura, l’agricoltura sinergica, e varie forme di agricoltura realmente ecosostenibile che, poi, vanno sotto il grande cappello dell’Agroecologia.
Quel nuovo modo di essere (che a scanso di equivoci, non è affatto un ritorno al passato, altra falsità diffusa dalle multinazionali) e quindi non solo di produrre, ha avuto ed ha, soprattutto negli ultimi tempi, un numero di seguaci sempre più vasto, ma spesso non compreso ed, in alcuni casi, persino deriso.
Questo percorso, una volta iniziato, non solo ha prodotto concreti vantaggi economici ma, soprattutto, ha condotto le persone che lo seguono in una nuova e vera pace, quella pace che ci fa integrare, come gocce in quell’immenso oceano che è la Vita. Che poi vogliamo definirla spiritualità, religiosità o in altro modo, appartiene all’intimo mondo di ogni persona in cui, anche qui, avere rispetto e pluralità.
Tuttavia, in tutto ciò, esiste questo comune denominatore, senza il quale nessuna innovazione, nessuna scoperta né, tanto meno, nuove frontiere, come per esempio l’agricoltura di precisione, possono risolvere una questione che è molto più profonda ed, appunto, di natura spirituale e non materiale.
Come non citare a tal proposito i grandi innovatori e ricercatori di questo nuovo modo di essere; pensiamo ai vari Bill Mollison, David Holmgren, Rudolf Steiner, Emilia Hazelip, fino ad arrivare all’attuale Miguel A. Altieri ed un molteplice numero di ricercatori che, a vario titolo, stiamo convergendo verso un unico denominatore. Una nuova sostanza che, pian piano, sta prendendo forma, con sempre maggiore armonia e sincronia.
A conclusione di questa riflessione credo fermamente che la fusione ed integrazione di tutti questi saperi (realmente innovativi) ed esperienze concrete rappresenterà la base, non solo di un nuovo modello agroalimentare, ma anche scientifica e culturale, che ci condurrà verso un Mondo che, alla fine di questo percorso, sarà completamente diverso nelle sue forme e sostanze da quello attuale, perché avremmo risolto i problemi con un diverso tipo di pensiero, divenendo gocce limpide nel grande Oceano della Vita.

Guido Bissanti




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