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Viscum album

Viscum album

Il vischio comune (Viscum album L.) è una specie arbustiva cespugliosa appartenente alla famiglia delle Viscaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Sottoregno Tracheobionta,
Superdivisione Spermatophyta,
Divisione Magnoliophyta,
Ordine Santalales,
Famiglia Viscaceae,
Genere Viscum,
Specie V. album.
Sono sinonimi i termini:
– Viscum alatum Splitg.;
– Viscum alatum Splitg. ex K.Krause;
– Viscum album Thunb.;
– Viscum album var. album;
– Viscum album var. pini (Wiesb.) Tubeuf, 1923;
– Viscum austriacum subsp. pini (Wiesb.) Janch., 1942;
– Viscum austriacum var. pini Wiesb..
All’interno di questa specie si riconoscono alcune sottospecie che differiscono per il colore dei frutti, la forma e le dimensioni delle foglie e, ovviamente, per gli alberi ospiti utilizzati.
– Viscum album subsp. abietis (Wiesb.) Abromeit. Europa centrale. Con bacche bianche. Su Abies.
– Viscum album subsp. album. Europa, sud-ovest asiatico ad est fino al Nepal. Con bacche bianche; Su Malus, Populus, Tilia e meno spesso su numerose altre specie, tra cui (raramente) Quercus.
– Viscum album subsp. austriacum (Wiesb.) Vollmann. Europa centrale. Con bacche gialle. Su Larix, Pinus, Picea.
– Viscum album subsp. meridianum (Danser) D.G.Long. Sud-est asiatico. Con bacche gialle. Su Acer, Carpinus, Juglans, Prunus, Sorbus.
– Viscum album subsp. creticum. Recentemente descritto sulla zona orientale di Creta- Con bacche bianche. Su Pinus brutia.
– Viscum album subsp. coloratum Kom. Descritto nella Flora della Cina come una specie distinta Viscum coloratum (Kom) Nakai.

Etimologia –
Il termine Viscum viene da viscum, nome latino del vischio citato in Virgilio e Plinio, riprendendolo dal greco ἰξός ixós in Aristarco e Dioscoride.
L’epiteto specifico album proviene da albus bianco, riferito ai fiori, alle foglie, alla corteccia o altre parti della pianta. In questo caso ai frutti.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il vischio è una specie originaria dell’Europa e dell’Asia occidentale e meridionale e a distribuzione eurasiatica (Europa, compresa la Gran Bretagna, dalla Scandanavia a sud e ad est fino all’Africa settentrionale, all’Asia centrale e al Giappone).
È presente, con tre sottospecie, in tutte le regioni d’Italia.
Il vischio è una pianta sempreverde epifita emiparassita di numerosi alberi ospiti, in particolare conifere e alcune latifoglie (es. pioppi, salici, aceri, betulle, tigli, meli, Robinia e più raramente Prunus).
La pianta è in grado di compiere la fotosintesi, ma necessita di acqua, sali minerali e soprattutto composti azotati ottenuti dall’ospite tramite austori che si infiltrano nei suoi tessuti.
Se ne può notare la presenza specialmente nei boschi caduchi in inverno, quando i suoi cespugli cresciuti sui tronchi e sui rami sono evidenziati dalla perdita delle foglie della pianta che li ospita.

Descrizione –
Il Viscum album è una pianta cespugliosa caratterizzata da fusti lunghi, 30-100 centimetri, con ramificazioni dicotomiche.
Alla base del fusto principale sono prodotti cordoni verdi che penetrano all’interno della corteccia dell’ospite e generano delle propaggini che si allungano fino al tessuto conduttore.
Le foglie sono oblunghe e coriacee, a fillotassi opposta, intere, di consistenza coriacea, lunghe 2-8 centimetri, larghe 0,8–2,5 centimetri, di colore verde-giallastro.
I fiori sono unisessuali poco appariscenti, portati in glomeruli; i fiori maschili sono privi di calice quelli femminili hanno sia calice che corolla.
È una specie dioica i cui fiori sono impollinati dagli insetti.
L’antesi è nel periodo di marzo-maggio.
Il frutto è una bacca globosa o ovoide, carnosa, di (5)6-9(12) mm di diametro, sessile o subsessile, di colore bianco-perlacea o verde lucida, con alcune variazioni nelle diverse subspecie, con i semi di 5-6 mm, a sezione cordiforme, appiattiti sui lati immersi in una polpa vischiosa.

Coltivazione –
Il Viscum album è una pianta sempreverde epifita emiparassita di numerosi alberi ospiti, con foglie verdi che indicano la presenza di clorofilla, quindi questa pianta è in grado di compiere la fotosintesi. Per espletare la fotosintesi sottrae acqua, sali minerali e azoto dalla pianta ospite.
Le sue bacche, trasportate e disperse dagli uccelli (che se ne cibano in inverno), si insediano nelle intercapedini di un ramo di una pianta ospite e i semi ivi contenuti iniziano a germinare. Attraverso un cono di penetrazione ha inizio la formazione di un piccolo tronco e lo sviluppo del vischio.
Questa pianta cresce, quindi, sui rami di molti alberi, in particolare pioppi, meli, castagni e betulle e soprattutto su suoli calcarei.
Per la propagazione si consideri che, essendo una pianta parassita che cresce interamente sull’albero ospite, per coltivarla è necessario ricavare delle bacche e schiacciarle sui rami degli alberi ospiti nel tardo autunno e all’inizio dell’inverno, possibilmente sul lato inferiore del ramo, attendendo che poi la pianta svolgo con i suoi organi l’attività di emiparassita.
La coltivazione del vischio è praticata per fini ornamentali e per l’erboristeria. Dopo un lento sviluppo, che può durare anche un paio di anni, inizierà la sua crescita spontanea. Di solito la pianta ospite non subisce danni, a patto che non ci siano troppi individui di vischio: in tal caso per liberarsene si dovrà procedere a recidere il ramo.

Usi e Tradizioni –
Il vischio è una pianta conosciuta da tempo remoto ed a cui sono collegate numerose tradizioni, leggende, letteratura e vari utilizzi.
Per le popolazioni celtiche, che lo chiamavano oloaiacet, era, assieme alla quercia, considerato pianta sacra e dono degli dei; secondo una leggenda nordica teneva lontane disgrazie e malattie. Continua in molti paesi a essere considerato simbolo di buon augurio durante il periodo natalizio: diffusa è infatti l’usanza, originaria dei paesi scandinavi, di salutare l’arrivo del nuovo anno baciandosi sotto uno dei suoi rami. A questo proposito il mito di Baldur (raccontato nel Gylfaginning), figlio del dio Odino e signore della luce (per questo sovrapponibile a Cristo), che muore ucciso da una bacchetta di vischio da cui, idealmente e simbolicamente, proviene, in quanto il padre Odino è identificato con l’albero cosmico Yggdrasill su cui nasce il vischio: come era accaduto a Cristo per il legno della croce.
Nel VI libro dell’Eneide (vv. 133-141) di Virgilio, dove si racconta la discesa di Enea nell’oltretomba, la Sibilla cumana gli ordina di trovare un “ramo d’oro” (cioè di vischio, secondo gli studi antropologici) che sarà necessario per placare le divinità infere durante la sua catabasi. L’antropologo britannico James Frazer ha dedicato a questo mito una poderosa ricerca.
Il succo delle bacche veniva usato per preparare colle usate nell’uccellagione. A questo uso fanno riferimento alcuni modi di dire entrati nel linguaggio corrente: può essere vischiosa una sostanza attaccaticcia o una persona particolarmente tediosa, mentre non è gradevole rimanere invischiati in certe situazioni.
Ricordiamo, inoltre, che alla natura parassita di questa pianta il poeta italiano Giovanni Pascoli dedicò una poesia, intitolata: Il vischio.
Il vischio, che per lungo tempo non ha giocato alcun ruolo speciale come pianta medicinale, ed era stato pressoché dimenticato dalla medicina moderna, è stato messo, da qualche decennio a questa parte, al centro di una nuova corrente della medicina; questo dopo che Rudolf Steiner l’ha indicato come base di un medicamento che combatte il carcinoma nelle sue differenti forme.
Il vischio viene impiegato nella medicina tradizionale, sotto forma di tinture o infusi, come antipertensivo e anti-arteriosclerotico. Non vi sono al momento studi clinici che confermino tale azione.
Per queste sue proprietà curative il vischio era utilizzato sin dai popoli della mitologia norrena.
Oggi il vischio è una delle sostanze di medicina alternativa e complementare più studiate per la lotta al cancro. Sebbene non esistano prove a sostegno dell’idea che la stimolazione del sistema immunitario da parte del vischio porti a una migliore capacità di combattere il cancro, la ricerca di base con estratti di vischio fornisce molte tracce per ulteriori indagini sui possibili meccanismi del vischio come prodotto di supporto nell’intero trattamento oncologico del singolo paziente. Gli estratti di vischio sono stati valutati in numerosi studi clinici e sono stati segnalati frequentemente miglioramenti nella sopravvivenza e nella qualità della vita. Tuttavia, secondo alcune revisioni critiche, la maggior parte degli studi clinici condotti fino ad oggi hanno avuto uno o più importanti punti deboli che hanno sollevato dubbi sull’affidabilità dei risultati. La capacità di effettuare studi di controllo randomizzati in doppio cieco con estratti di vischio inoltre è limitata a causa degli effetti immunologici osservati sulla pelle dopo le iniezioni sottocutanee. In secondo luogo, gli studi sono limitati dal fatto che per condurli è necessario un grande investimento economico senza poter avere alcuna esclusiva commerciale sul prodotto derivato dal vischio dopo aver ottenuto i risultati finali.
Le foglie e i giovani ramoscelli contengono diversi composti medicamente attivi: sono antispasmodici, cardiaci, citostatici, diuretici, ipotensivi, narcotici, nervini, stimolanti, tonici e vasodilatatori.
Il vischio ha la reputazione di curare l’epilessia e altri disturbi nervosi convulsivi. L’effetto del dosaggio corretto è quello di diminuire e intorpidire temporaneamente l’attività nervosa che causa gli spasmi, ma dosi maggiori possono produrre gli effetti fitotossici descritti.
Il vischio è stato anche impiegato nel controllo delle emorragie interne, nel trattamento dell’ipertensione e nel trattamento del cancro dello stomaco, dei polmoni e delle ovaie.
Esternamente la pianta è stata utilizzata per curare artriti, reumatismi, geloni, ulcere alle gambe e vene varicose.
Un rimedio omeopatico è costituito da uguali quantità di bacche e foglie; tuttavia è difficile da realizzare per la viscosità della linfa.
Si ricordi, comunque, che tutte le parti del vischio possono risultare tossiche; le bacche, soprattutto, sono pericolose per i bambini; la tossicità dipende dalla presenza di viscumina (sostanza capace di provocare agglutinazione dei globuli rossi) e di alcuni peptidi. Dalle bacche si estrae la ‘pania ‘ usata per catturare gli uccelli (oggi fuorilegge). A questo uso fanno riferimento alcuni modi di dire entrati nel linguaggio corrente: può essere vischiosa una sostanza attaccaticcia o una persona particolarmente tediosa, mentre non è gradevole rimanere invischiati in certe situazioni.
Gli estratti concentrati possono causare un’intossicazione importante, che può manifestarsi con diplopia, midriasi, ipotensione, confusione mentale, allucinazioni, convulsioni.
Alcuni uccelli hanno l’immunità al veleno e apprezzano le bacche, in particolare il tordo di vischio che prende il nome dal suo cibo preferito. Il vischio europeo è potenzialmente fatale, in forma concentrata, e le persone possono ammalarsi gravemente mangiando le bacche.

Modalità di Preparazione –
Del Viscum album si utilizzano le foglie e i giovani ramoscelli che contengono diversi composti medicamente attivi.
Questi si raccolgono appena prima che si formino le bacche e si fanno essiccare per un uso successivo.
Molti impieghi sono legati a medicine tradizionali e a credenze per cui l’attento uso di questa pianta va seguito da personale specializzato.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.
Fonte foto:
https://inaturalist-open-data.s3.amazonaws.com/photos/174568527/original.jpeg

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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