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Lycopus virginicus

Lycopus virginicus

Il Licopo della Virginia (Lycopus virginicus L.) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Lamiaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Sottoregno Tracheobionta,
Superdivisione Spermatophyta,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Magnoliopsida,
Sottoclasse Asteridae,
Ordine Lamiales,
Famiglia Lamiaceae,
Tribù Mentheae,
Genere Lycopus,
Specie L. virginicus.
Sono sinonimi i termini:
– Euhemus officinalis Raf. (1840);
– Euhemus sylvaticus Raf. (1840);
– Lycopus communis E. P. Bicknell ex Britton;
– Lycopus macrophyllus Benth (1833),
– Lycopus membranaceus E. P. E. P. Bicknell ex Britton.

Etimologia –
Il termine Lycopus proviene dal greco λύκος lýcos lupo e da πούς, ποδός pous, pódos piede: piede di lupo.
L’epiteto specifico virginicus viene dalla Virginia, virginiano, facendo riferimento non tanto alla Stato attuale ma alla regione originaria che era un’area che copriva l’intera costa orientale delle Indie occidentali sotto dominio britannico e cioè dal Canada francese alla Florida spagnola.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Lycopus virginicus è una pianta originaria del Nord America orientale: New York e Wisconsin a sud fino alla Georgia e al Texas ed è diffusa fino al Canada orientale.
Il suo habitat è quello dei terreni ricchi, dei luoghi umidi e ombrosi e può essere trovato nelle zone ripariali, nei luoghi umidi di foreste, boschi e paludi.

Descrizione –
Il Lycopus virginicus è una pianta erbacea perenne con fusto quadrato e peloso che può raggiungere 0,60 – 1,00 metri di altezza.
Le foglie sono disposte in modo opposto, con lame da ovali a lanceolate e bordi dentati; sono di colore verde scuro o viola.
I fiori si trovano all’ascella delle foglie, in grappoli; sono piccoli e di colore bianchi o rosati.
Fiorisce nei mesi estivi.
La pianta ha un profumo di menta e un sapore amaro.
Il frutto è uno schizocarpo composto da 1 – 4 nucule (talvolta ridotte a una per aborto delle altre) con forme ovoidi-tetraediche e dorso-ventralmente appiattito. Spesso sulla cresta apicale sono presenti dei denti o tubercoli. La superficie è marrone e in genere è glabra con la faccia superiore (ma anche quella inferiore) densamente ghiandolosa.
Questa specie può essere facilmente confusa con Lycopus uniflorus. Le due specie possono ibridarsi, producendo Lycopus × sherardii.

Coltivazione –
Il Lycopus virginicus è una pianta perenne che viene raccolta allo stato naturale per l’uso locale come cibo e medicina.
È una pianta che tollera la maggior parte dei tipi di terreno purché umidi e cresce bene sia in pieno sole che in ombra parziale, soprattutto in prati umidi o in luoghi umidi vicino a stagni o ruscelli.
La pianta si può riprodurre per seme con semina da effettuare in primavera o in autunno in serra non riscaldata.
Il trapianto va effettuato, quando le piantine divengono maneggiabili nelle posizioni permanenti all’inizio dell’estate.
Si può effettuare la moltiplicazione anche per divisione in primavera o in autunno. In questo caso i cespi più grandi possono essere ripiantati direttamente nelle loro posizioni permanenti, anche se è meglio invasare i cespi più piccoli e farli crescere in una serra non riscaldata fino a quando non radicano bene; il trapianto va fatto sempre in primavera.

Usi e Tradizioni –
Il Lycopus virginicus è una pianta che, soprattutto un tempo, trovava impiego nella medicina erboristica tradizionale. Era meglio conosciuta nel trattamento di condizioni di ipertiroidismo, tra cui il morbo di Graves e la tireotossicosi. Le indicazioni includevano l’uso in sintomi come dispnea, tachicardia, tremore ed esoftalmia. La ricerca medica non ha convalidato l’uso dell’erba per queste condizioni.
Veniva usata anche per ansia, insonnia e disturbi respiratori come polmonite, bronchite, emottisi e tosse cronica.
Nella tradizione dei nativi americani, gli Irochesi consideravano la pianta velenosa, ma i Cherokee la trovarono utile per curare i morsi di serpente nelle persone e nei cani. Era data ai bambini per aiutarli a imparare a parlare e aveva usi cerimoniali.
Nel 19° secolo, gli Eclettici tenevano in grande considerazione questa pianta per la sua efficacia nei disturbi cardiovascolari e paragonavano la sua azione alla digitale. Si credeva che aumentasse la contrazione del cuore e delle arterie ed era quindi un valido rimedio in condizioni cardiache caratterizzate da debolezza, irregolarità, palpitazioni, dispnea e ansia ed era molto apprezzata nella dilatazione cardiaca e nell’ipertrofia. Si diceva che fosse antiemorragica e quindi utile nelle piccole emorragie passive frequenti, come nelle epistassi, ematemesi, ematuria, metrorragia, emottisi e sanguinamento intestinale.
Il Lycopus virginicus è stato anche ampiamente utilizzato per condizioni polmonari debilitanti croniche per le sue capacità antitosse ed espettoranti.
Gli erboristi un tempo consideravano la pianta un blando narcotico e ipoglicemizzante.
I principali costituenti attivi sono: derivati dell’acido fenolico (acidi caffeico, rosmarinico, clorogenico ed ellagico); estere metilico dell’acido pimarico, acido litopermico e altri acidi organici; sono presenti, inoltre, gGlicosidi flavonici, olio volatile, tannini e luteolina.
In sintesi le attività curative addebitate al Lycopus virginicus sono:
– vasocostrittore periferico;
– cardio tonico e cardio-diuretico attivo, aumenta la forza di contrazione del miocardio e riduce la frequenza cardiaca;
– tirostatico, ormone stimolante la tiroide (TSH) e antagonista della tiroxina;
– antitosse;
– sedativo;
– astringente.
Numerosi studi recenti hanno cercato di spiegare l’attività antitirotropica di Lycopus spp.; questi studi suggeriscono che l’acido litopermico e altri acidi organici come l’acido rosmarinico, l’acido clorogenico, l’acido ellagico e la luteolina-7 beta-glucosidasi sono i componenti inibitori attivi responsabili di tale attività anti-tiroide.
Tuttavia una revisione della letteratura attuale rivela una mancanza di studi clinici di alta affidabilità che indaghino la sicurezza e l’efficacia di Lycopus; tuttavia, fonti secondarie hanno riportato, ad esempio, che l’altra specie, L. europaeus, ha inibito il metabolismo dello iodio e la produzione di T4 dalla tiroide in volontari umani ed è stato utile nel trattamento dell’ipertiroidismo in studi non controllati condotti negli anni ’40 e ’50.
Tra le controindicazioni e precauzioni, il Lycopus virginicus è controindicato in condizioni di ipofunzione tiroidea come ipotiroidismo e mixedema, e nell’ingrossamento della tiroide, come il gozzo senza disturbi funzionali. È controindicato in gravidanza a causa della sua potenziale attività antigonadotropica e durante l’allattamento poiché riduce potenzialmente la produzione di latte.
Inoltre il Lycopus virginicus non deve essere somministrato in concomitanza con preparati contenenti ormone tiroideo come la tiroxina sodica e può interferire con la somministrazione di procedure diagnostiche tiroidee che utilizzano isotopi radioattivi.
Tra gli effetti collaterali si è visto che la terapia di dosi elevate (non specificate) di preparati a base di Lycopus virginicus è stata implicata in un raro caso di ingrossamento della tiroide. Altri effetti collaterali riportati in letteratura dall’uso clinico dei preparati di questa pianta includono un aumento delle dimensioni della tiroide (gozzo non legato a malfunzionamento della tiroide) e occasionalmente un aumento dei sintomi ipertiroidei come nervosismo, tachicardia e perdita di peso.
Inoltre, è stato riportato un aumento dei sintomi di iperattività tiroidea a seguito dell’improvvisa interruzione dei preparati a base di questa pianta.
La pianta ha anche usi commestibili e viene utilizzata la radice dopo cottura.

Modalità di Preparazione –
Il Lycopus virginicus fiorisce nei mesi estivi e, per esplicare al meglio le sue funzioni, va raccolto poco prima che i boccioli si schiudano.
La pianta può essere utilizzata fresca o essiccata, in infusione o come tintura.
Le radici venivano masticate ed una parte inghiottite ed il resto applicato esternamente nel trattamento dei morsi di serpente.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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