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Popillia japonica

Popillia japonica

Il coleottero giapponese o scarabeo giapponese (Popillia japonica Newman, 1841) è un insetto appartenente alla famiglia degli Scarabaeidae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Animalia, Sottoregno Eumetazoa, Superphylum Protostomia, Phylum Arthropoda, Subphylum Tracheata, Superclasse Hexapoda, Classe Insecta, Sottoclasse Pterygota, Coorte Endopterygota, Superordine Oligoneoptera, Sezione Coleopteroidea, Ordine Coleoptera, Sottordine Polyphaga, Infraordine Scarabaeiformia, Superfamiglia Scarabaeoidea, Famiglia Scarabaeidae, Sottofamiglia Rutelinae, Tribù Anomalini e quindi al Genere Popillia ed alla Specie P. japonica.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il coleottero giapponese è un insetto originario di una areale de Giappone che comprende le regioni di Hokkaidō, Honshū, Shikoku e Kyūshū.
Successivamente si è diffuso molto oltre i confini nipponici ed è oggi presente nell’ Italia nord-occidentale, Cina, Russia (isole Curili), Portogallo (Azzorre), Canada (regione del Québec a sud di Montréal, parte sud-orientale della provincia dell’Ontario, lungo le rive del fiume San Lorenzo, parte sud-occidentale della stessa provincia, nell’area confinante con i laghi Huron, St. Clair ed Erie) e Stati Uniti.
La sua introduzione negli Stati Uniti pare sia avvenuta tramite larve contenute in bulbi di piante di iris.
In questo Paese la sua prima comparsa è del 1916, a Riverton, nello stato del New Jersey. Nel 1918, il Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti d’America (USDA) e le autorità dello stato del New Jersey tentarono di lottare questa specie, ma l’infestazione era ormai in stadio così avanzato da rendere inefficaci le tecniche allora disponibili.
Nel 1932 il coleottero giapponese si era già diffuso verso ovest in molti altri stati a est del fiume Mississippi (tranne la Florida) e in Wisconsin, Minnesota, Iowa, Missouri, Nebraska, Kansas, Arkansas e Oklahoma.
Già nel 1967, il coleottero era presente in 19 stati con infestazioni ampie o gravi e in altri 4 con infestazioni limitate o isolate.
Questa diffusione fu dovuta alla presenza di un clima favorevole, all’ampia disponibilità di piante ospiti, la mancanza di nemici naturali e l’espansione delle superfici investite a prato, che costituiscono l’ambiente di riproduzione ideale di questa specie.
In Europa è stato rinvenuto per la prima volta nell’estate del 2014, in Italia, nei pressi del fiume Ticino su entrambe le sponde (in Lombarda e in Piemonte), e la zona infestata si è progressivamente allargata. Nel 2017 è stato rinvenuto nella Svizzera italiana.
Popillia japonica è una specie polifaga che infesta e distrugge tappeti erbosi, piante selvatiche, da frutto e ornamentali e la cui diffusione si sta ampliando.
Negli Stati Uniti è segnalata su circa 300 specie vegetali ed è considerata dannosa su oltre 100 piante, sia spontanee che coltivate, comprendenti alberi da frutto (pomacee, drupacee), vite, nocciolo, piccoli frutti, essenze forestali (tiglio, noce nero, acero, faggio, betulla, ontano), colture di pieno campo (mais, soia, erba medica), ortive (es. pomodoro, fagiolo, asparago, zucchino) e ornamentali (es. rosa, dalia).

Morfologia –
Il coleottero giapponese si riconosce allo stato adulto in quanto ha una forma ovale, con una lunghezza di 8 – 11 mm e larghezza di 5 – 7 mm. Il corpo e il pronoto hanno una colorazione brillante, verde metallica, con elitre di color bronzo o rame che non arrivano a coprire completamente l’addome, che inferiormente presenta delle bande di peli (chiamati setae) di colore bianco-grigiastre, visibili anche osservando gli animali lateralmente.
Presenta 5 macchie di peli bianchi su ogni lato dell’addome e un paio delle stesse sull’ultimo segmento addominale che consentono di distinguerlo da tutti gli altri coleotteri di aspetto simile.
Presenta un dimorfismo sessuale con i maschi generalmente leggermente più piccoli delle femmine; questi quando stanno posati, tengono il secondo paio di zampe distese e hanno gli speroni tibiali appuntiti, mentre nelle femmina sono arrotondati.
In entrambi i sessi le antenne sono frequentemente ripiegate e nascoste, ma quando gli insetti percepiscono un odore interessante o dei feromoni, su di esse si aprono delle strutture simili a piccoli petali di un fiore, che prendono il nome di lamellae.
Le uova appena deposte possono essere sferiche, ellissoidali o leggermente cilindriche e, di norma, hanno un diametro intorno a 1,5 mm. La loro colorazione varia da trasparente a bianco crema, con piccole aree esagonali visibili sulla superficie. Durante lo sviluppo dell’embrione l’uovo aumenta di dimensioni fino a raddoppiare di volume ed assumendo forma quasi sferica.
Le larve hanno consistenza trasparente – bianco crema e il loro corpo è cosparso di peli marrone lunghi misti a spine più corte e con la punta smussata. La loro testa è di colore giallastra-marrone con mandibole scure. Il corpo risulta formato da 3 segmenti toracici e 10 addominali. Ogni segmento toracico porta un paio di zampe segmentate. L’accumulo di materia fecale all’interno della parte terminale dell’intestino (proctodeo) può conferire una colorazione grigiastra scura all’estremità posteriore dell’addome.
Nella fase di riposo le larve assumono una forma piegata a C, come per altri Scarabaeidiae.
Dopo l’ultimo stadio larvale si ha la trasformazione in pupa che avviene all’interno di una cella composta di terra che viene costruita dall’ultimo stadio larvale. La pupa è lunga circa 14 mm e larga 7 mm, con un colore che varia dal giallo crema pallido al verde metallico, a seconda della sua età.

Attitudine e Ciclo biologico –
Il coleottero giapponese ha un ciclo biologico che avviene in un anno, tranne nelle zone fredde dove può completare il ciclo in 2 anni.
La comparsa degli adulti, il periodo dell’ovodeposizione e la durata del successivo sviluppo variano con la latitudine, con l’altitudine e con fluttuazioni anche di anno in anno. Gli adulti emergono in maggio nelle regioni con clima più caldo e in giugno – inizio luglio nelle porzioni più settentrionali dell’areale.
I maschi compaiono alcuni giorni prima delle femmine ma il rapporto tra i deu sessi si mantiene comunque sempre in parità.
Glia accoppiamenti iniziano subito dopo la comparsa degli adulti, quando le femmine vergini rilasciano potenti feromoni sessuali che attraggono immediatamente grandi numeri di maschi. A questo punto i maschi accorrono in massa e si aggregano intorno alle femmine recettive formando gruppi che vengono chiamati palle, anche se in tale condizione gli accoppiamenti avvengono difficilmente.
La Popillia japonica sceglie il sito di ovodeposizione in funzione della distanza dalle piante ospite delle larve e dalle condizioni della copertura del suolo. In aree suburbane, dove i tappeti erbosi sono abbondanti e la maggior parte dei coleotteri adulti si nutrono sugli alberi, sui cespugli e nei vigneti, le uova vengono depositate nelle piante erbacee vicine ed anche se depone la maggior parte delle uova in pascoli, prati o campi da golf, alcune di esse possono essere deposte nei campi coltivati. In particolare, durante le estati secche, quando i pascoli sono duri e asciutti, i coleotteri sono soliti cercare campi sia incolti sia coltivati con suolo umido e morbido.
Il momento della deposizione si attua con la femmina che scava nel suolo fino a una profondità di 5–10 cm e deposita singolarmente da 1 a 3 uova; dopo di ché emerge nuovamente dal terreno dopo un giorno oppure talvolta dopo 3 o 4 giorni e ricomincia a nutrirsi e ad accoppiarsi.
Una femmina, durante la sua vita può entrare nel terreno per più di 16 volte e depositare dalle 40 alle 60 uova.
Il periodo di schiusura delle uova si ha in 10-14 giorni.
Il primo stadio larvale si nutre per 2-3 settimane delle radichette che trova nelle vicinanze del sito di schiusa, quindi effettua la prima muta.
Il secondo stadio continua a nutrirsi per altre 3-4 settimane e poi subisce la muta. La maggioranza delle larve raggiunge il terzo stadio larvale vicino all’autunno, quando la temperatura del suolo diminuisce gradualmente. L’attività delle larve si interrompe quando la temperatura arriva intorno ai 10 °C e la maggior parte di esse sverna come terzo stadio a una profondità di 5–15 cm. Con l’inizio della primavera le larve ritornano sulle radici delle piante per ricominciare a mangiare e dopo 4-6 settimane sono pronte per trasformarsi in pupe. Questo processo avviene vicino alla superficie del suolo e dura da una a 3 settimane. Lo stadio adulto emerge dal terreno a partire da metà maggio, nelle aree con clima più caldo, e in giugno-luglio nelle regioni con clima più freddo.
La vita media della Popillia japonica è influenzata dalla temperatura predominante negli ambienti di vita: è relativamente corta in regimi caldi e relativamente lunga in regimi freddi con variazioni che vanno da 9 a 74 giorni nei maschi e da 17 a 105 giorni nelle femmine.
Gli adulti di questo coleottero compiono erosioni più o meno intense a carico delle foglie (sono risparmiate in genere le nervature), dei fiori e anche dei frutti. Per via di uno spiccato comportamento gregario è possibile trovare decine o centinaia di insetti su una singola pianta o su un gruppo di piante vicine intenti a nutrirsi, causando gravi danni in brevissimo tempo, mentre altre piante della stessa specie a poca distanza risultano indenni. Le larve invece, nutrendosi a spese delle radici, preferibilmente di graminacee, in presenza di infestazioni elevate risultano particolarmente nocive ai tappeti erbosi (es. campi da golf, giardini) e ai prati e pascoli, sia per la comparsa di estese aree di vegetazione che ingialliscono per poi seccare, sia per i danni provocati dalle escavazioni di talpe e uccelli che si nutrono a spese delle larve nel terreno.

Ruolo Ecologico –
La Popillia japonica non rappresenta un problema in Giappone in quanto i nemici naturali della specie tengono le sue popolazioni sotto controllo.
Introdotto invece, come detto, accidentalmente negli Stati Uniti verso il 1911, si è rivelato particolarmente dannoso su un gran numero di piante coltivate e spontanee, per cui nella normativa fitosanitaria è inserito tra gli organismi di quarantena (Direttiva 2000/29/CEE e s.m.i.) di cui deve essere vietata l’introduzione e la diffusione nel territorio dell’Unione Europea.
Gli interventi di lotta contro questo coleottero va attuata con trappole che contengono un doppio attrattivo composto da un’esca alimentare e dal feromone specifico.
L’intervento con prodotti di sintesi contro gli adulti può essere una soluzione solo se si opera in contesti specifici come ad esempio una determinata coltura o un vivaio; viceversa, soprattutto se si è in ambienti naturali, come boschi, l’utilizzo di insetticidi risulta poco praticabile sia per vincoli legislativi sia per l’estensione che normalmente tali aree hanno. Si ricorda che ai sensi dell’art. 17 della L.R. n. 20 del 03/08/1998 sono vietati i trattamenti con prodotti fitosanitari (insetticidi, erbicidi e fungicidi) dannosi per le api sulle colture arboree, erbacee, ornamentali e spontanee durante il periodo di fioritura.
Per quanto riguarda la lotta microbiologica, si riporta l’esperienza fatta negli Stati Uniti tra il 1920-1933; periodo in cui furono lanciate ben 49 specie di nemici naturali.
Di queste solo alcune, come Tiphia vernalis e Istocheta aldrichi, si sono insediate e nessuna si è dimostrata in grado di esercitare un’azione di controllo altamente efficace sul coleottero. Sempre negli Stati Uniti contro le larve è stato sperimentato l’utilizzo di numerosi agenti microbiologi, tra cui i batteri Paenibacillus popilliae e P. lentimorbus (agenti della malattia chiamata milky disease in quanto le larve infettate assumono una colorazione lattea) e un recente isolato di Bacillus thuringiensis var. japonensis. Inoltre è stata valutata anche l’azione di funghi (Metarhizium anisopliae, M. robertsii, Beauveria bassiana) e nematodi (Steinernema glaseri, S. kushidai, Heterorhabditis bacteriophora).
Purtroppo l’utilizzo di tutti questi agenti biologici ha trovato nella pratica grossi limiti dovuti alla produzione di formulati efficaci, alle condizioni particolari di distribuzione (richiedono alti livelli di umidità nel terreno) e ai costi elevati per il trattamento di grandi superfici.
Si ritiene pertanto che il contenimento contro la Popillia japonica vada sottoposto ulteriormente a fasi di studio in cui vengano messe in pratica tecniche di agroeocologia con realizzazione di consociazioni più efficienti, diversificazione delle specie vegetali, con aumento della biodiversità, presenza di siepi di separazione dei vari campi, differenti tecniche di lavorazioni del suolo, ecc.

Guido Bissanti

Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Russo G., 1976. Entomologia Agraria. Parte Speciale. Liguori Editore, Napoli.
– Tremblay E., 1997. Entomologia applicata. Liguori Editore, Napoli.



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