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Scala dei Turchi

Scala dei Turchi

La Scala dei Turchi è uno dei luoghi naturali più spettacolari e caratteristici che si possano riscontrare non solo in Italia ma in tutto il mondo. La Scala dei Turchi, è in provincia di Agrigento. La scogliera colpisce per il suo insolito colore bianco candido, che è in netto contrasto con il blu del mare e del cielo e le strane “onde” che la decorano.
La Scala dei Turchi è composta da una roccia argillosa, non è quindi raro vedere turisti che si ricoprono di fanghi bianchi pensando di ricavarne un beneficio per la pelle!
La Scala dei Turchi è all’interno di un’area che comprende alcune tra le più belle aree costiere della Sicilia e riconosciuta oramai a livello mondiale. In essa sono contenuti inoltre alcuni lembi relitti di macchia a cedro licio.
La Scala dei Turchi rientra nel SIC ITA 040015.
Il SIC “Scala dei Turchi” con una estensione superficiale di 30 Ha, è inquadrato nella regione biogeografia Mediterranea.
L’area del SIC, che ricade nella provincia di Agrigento, interessa il territorio del comune di Realmonte.
Il paesaggio è caratterizzato da ripide falesie costituiti da calcari e marne a globigerine, oltre che calanchi argillosi e da estesi litorali sabbiosi.

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Sotto l’aspetto geologico l’area è costituita principalmente da calcari marnosi e marne a globigerine (Trubi) del Pliocene inferiore, da argille e argille marnose grigio-azzurre del Pliocene medio superiore e dai margini dei terrazzi marini costituiti da calcariniti e conglomerati pleistocenici che costituiscono gli orli delle falesie.
I suoli sono per lo più classificabili come alluvionali e regosuoli. Le precipitazioni variano tra circa 510 e 590 mm medie anni, con temperature di 17-18°C, e bioclima definibile come Termomediterraneo inferiore ecco superiore. Sotto l’aspetto vegetazionale l’area è caratterizzata da aspetti pionieri delle sabbie non consolidate e delle dune, in particolare a Cakile maritma nei tratti più prossimi alla battigia, e verso l’interno da cenosi ad Agropyron junceum, ad Ammophila arenaria, e ad Ononis ramosissima e Centaurea sphaerocephala.
Le antiche comunità di macchia interne sono state spesso eliminate dall’azione antropica, e modesti lembi sono oggi rappresentati da specie arbustive quali Pistacia luìentiscus, Asparagus horridus, Phillyrea media, PrasiumMajus, Rubia peregrina, ma soprattutto da alcuni relitti di macchia aperta a Juniperus turbinata. Su affioramenti argilloso-calanchivi sono anche presenti comunitàarbustivea Salsola verticillata (Pegano-Salsoletea), oltre che praterie a Lygeum. spartum e pratrelli terofitici alofili.
Nell’area si riscontrano anche arbusteti secondari a Calicotome infesta e praterie a carattere terofitico. Lungo alcuni impluvi sono presenti nuclei di canneto a Phragmites communis, a tamerici.
Elementi caratteristici dell’area sono le falesie suggestive sotto il profilo paesaggistico, costitute da calcari marnosi e marne a globigerine e dal caratteristico colore bianco brillante, oltre che calchi argillosi e spiagge sabbiose praticamente inaccessibili. Nel complesso il sito presenta elevata valenza sia sotto l’aspetto paesaggistico che sotto quello prettamente naturalistico. Sono inoltre rappresentate alcune specie della flora orchidologica siciliana a carattere endemico.
La tipica forma a gradinata della falesia, nota anche per essere stata immortalata nei film del Commissario Montalbano di Andrea Camilleri, è legata ad un processo di erosione differenziata ad opera degli agenti atmosferici che tendono ad erodere con più facilità i livelli marnosi più teneri, lasciando più sporgenti i livelli calcarei più tenaci e resistenti.
I fondali del mare sono limpidissimi tanto che è possibile vedere attraverso le acque il movimento della flora e della fauna.
La roccia e tutto il paesaggio della Scala dei Turchi assumono invece tanti volti diversi a seconda del momento della giornata: in pieno giorno, nelle ore più calde, la roccia diventa candida ed il blu del mare risplende sotto i raggi del sole.
Durante il tramonto invece la lastra assume un colore rosso tenue mentre di notte a dominare sono i raggi di luna che si sposano col candore della marna bianca.
Denominato geologicamente e geograficamente ‘Punta Maiata’, il sito viene chiamato comunemente Scala dei Turchi, per credenza popolare secondo cui in epoche passate sarebbe stato un comodo approdo per le navi arabe che andavano a fare saccheggi sulle coste della Sicilia.
Il riferimento ai Turchi è in realtà generico, in quanto questo termine, nel dialetto siciliano, indica approssimativamente tutti i popoli provenienti dal Nord Africa e di religione islamica.
Inoltre la parola “Scala” che richiama la caratteristica forma a “gradoni” della roccia, è molto probabilmente un’alterazione del vocabolo di origine araba “Kallà”, ossia “luogo riparato dai venti” o “porto”.
Secondo la ricostruzione storica, la fondazione di Realmonte sarebbe avvenuta dopo la battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571 ovvero dopo la sconfitta degli Arabi ad opera dei Cristiani e quindi dopo la riduzione delle loro incursioni.
Per questo motivo, nei secoli precedenti, la Scala sarebbe stata solamente un “punto d’appoggio” per le bande di pirati. Ma non solo.
Secondo i documenti dell’epoca, furono proprio le navi del Governo siciliano a dare l’assalto ai Saraceni.”Esisteva una disposizione vicereale per la quale chi catturava un turco, ne diventava automaticamente proprietario” afferma il dott. Giovanni Gibilaro, storico e ricercatore “da cui il famoso detto siciliano: ‘cu piglia un turcu è so’ (chi riesce a catturare un turco se lo prende come schiavo) detto in occasioni in cui regna la confusione e l’anarchia per cui ognuno cerca di arrangiarsi come può″.

Guido Bissanti




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