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Panicum miliaceum

Panicum miliaceum

Il miglio (Panicum miliaceum, L.) è una pianta erbacea annuale appartenente alla famiglia delle Poacee (o Graminacee). Il miglio pur essendo il cereale più antico nella storia dell’alimentazione umana rientra nel raggruppamento dei cereali minori.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico il miglio appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Liliopsida, Ordine Poales, Famiglia Poaceae, Sottofamiglia Panicoideae e quindi al Genere Panicum ed alla Specie P. miliaceum.

Etimologia –
Il termine generico deriva da pánus pannocchia o spiga del miglio; per quanto riguarda il nome specifico non ha una chiara etimologia, come spesso accade per i nomi di alcune piante. Nelle regioni dell’Italia meridionale, il miglio viene solitamente indicato con il pittoresco vocabolo vernacolare di “Vulpicoca” (Vulp’coc). La radice etimologica del nome dialettale si deve alle caratteristiche inflorescenze paragonabili per forma alla coda della volpe.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Secondo le varie ipotesi la specie sarebbe originaria del Medio Oriente oppure dell’Asia centrale oppure, quella più accreditata, dell’India. È accertato che la coltivazione del miglio risalga ad epoche preistoriche: in Italia è stato ritrovato in tombe del Neolitico.
L’areale di coltivazione è quindi anche quello di altri cereali come il grano.
Coltivata fin dalla preistoria, è una specie cosmopolita la cui origine è alquanto incerta. Dalla regione di origine la specie si è diffusa in tutto il Vecchio Continente e successivamente negli altri continenti. Attualmente è ancora coltivato in diverse regioni dell’Asia e dell’Africa, mentre la coltivazione nei paesi occidentali è sporadica e marginale. Si trova naturalizzata sui terreni incolti. È una specie termofila e xerofila. Particolarmente esigente per quanto riguarda le temperature, nelle regioni temperate vegeta con ciclo primaverile-estivo. Ha una spiccata resistenza alla siccità e non mostra particolari esigenze pedologiche, perciò si presta per la coltivazione in aree aride o semidesertiche e su suoli poveri.

Descrizione –
La pianta ha un portamento cespitoso, con numerosi culmi lignificati alla base, robusti, di altezza variabile dai 50 cm ai 150 cm, talvolta ramificati in alto.
Le foglie del miglio sono lineari-lanceolate, guainanti, con lamina larga fino a 1 cm e pubescente su entrambe le pagine. La ligula è pelosa.
I fiori riuniti in infiorescenze a pannocchia terminali, lunghe 15-20 cm, spesso pendenti su un lato. Ogni pannocchia è composta da racemi di spighette. La spighetta, lunga circa 4 mm, è composta da due brevi glume di 1-2 mm e due fiori. Ciascun fiore è racchiuso da due glume superiori (lemma e palea), lunghe circa 3 mm, e comprende un androceo di tre stami e un gineceo con stimma bifido e piumoso.
Il frutto del Panicum miliaceum è una cariosside ellittica, lucida, di colore bianco oppure variabile dal grigio al bruno al nero. Il peso di 1000 cariossidi è di 5-7 grammi.

Coltivazione –
Il miglio presenta un ciclo colturale relativamente breve (circa 3-4 mesi) ed è caratterizzato da una prolungata e notevole capacità di accestimento. Resiste alla siccità ed alle elevate temperature, è invece sensibile al freddo e ai ristagni idrici. Il Panicum miliaceum essendo una pianta tropicali teme il freddo e l’eccessiva umidità, mentre resiste molto bene alla siccità. Per le sue particolari caratteristiche biologiche questa specie viene in genere impiegata come coltura intercalare in terreni leggeri e sabbiosi, scarsamente dotati di umidità durante l’intero periodo estivo.
Date le sue esigenze termiche, leggermente superiori a quelle del mais, il miglio si coltiva, nelle regioni temperate, a ciclo primaverile-estivo. La semina si effettua a partire dalla primavera avanzata (fine aprile). Dal momento che ha un ciclo produttivo piuttosto breve (2-3 mesi), questo cereale si presta per la semina in secondo raccolto in estate, dopo la raccolta di un cereale o di un erbaio autunno-primaverile.
La coltivazione si pratica secondo gli stessi criteri del sorgo, come coltura da granella o da foraggio, impiegando nel primo caso 5-15 kg di seme, nel secondo caso 30-40 kg. La semina può essere fatta con seminatrice a righe. Per la concimazione normalmente si impiega un concime fosfoazotato oppure un ternario con rapporto ottimale di 1:1,2:1 fra azoto fosforo e potassio. Tale pratica è però altamente energivora e va rivista con tecniche di rotazione con leguminose (che forniranno azoto alla sua successiva coltivazione e disponibilità di sostanza organica in aziende con un equilibrato rapporto bestiame/terreno (UBA). L’eventuale irrigazione può essere condotta con interventi di soccorso.
Come cereale da granella il miglio va raccolto prima della maturazione finale in quanto la maturazione è scalare e la pannocchia sgrana facilmente. Va perciò mietuto precocemente e trebbiato dopo la completa essiccazione. Le rese sono dell’ordine di 1-2 tonnellate ad ettaro.
Come cereale foraggero va raccolto all’inizio della spigatura se utilizzato come foraggio verde, oppure alla maturazione cerosa se destinato all’insilamento. La produzione di massa verde è dell’ordine di 15-25 t/ha.

Usi e Tradizioni –
Il miglio è il cereale più antico nella storia dell’alimentazione umana. Era consumato già in epoca preistorica, quando veniva raccolto allo stato selvatico. Apprezzato già dai sumeri, venne coltivato poi dagli egizi e dai romani, che ne apprezzavano le virtù nutritive e la lunga conservabilità.
Secondo le varie ipotesi, come detto, la specie sarebbe originaria del Medio Oriente oppure dell’Asia centrale oppure, quella più accreditata, dell’India. È accertato che la coltivazione del miglio risalga ad epoche preistoriche: in Italia è stato ritrovato in tombe del Neolitico.
Il Panicum miliaceum, largamente utilizzato per l’alimentazione umana all’epoca dei Romani, raggiunse la massima diffusione nel primo Medioevo, durante il quale veniva considerato un ottimo sostituto della carne nei periodi di astinenza prescritti dalla Chiesa, successivamente iniziò un lento declino perché sostituito da altri cereali più produttivi.
Caratterizzato da una lunga conservabilità, è grazie a questo cereale stoccato nei magazzini cittadini che Venezia, assediata dai Genovesi nel 1378, si salvò dalla morte per fame.
Per secoli la polenta di miglio fu un piatto tipico dell’Italia settentrionale, in particolare in Veneto, Lombardia e Trentino. Tre piante di miglio compaiono nello stemma comunale di Miagliano, un piccolo centro della provincia di Biella. Un mazzetto di miglio appare anche nello stemma del comune di Miglianico (da cui prende il nome) in provincia di Chieti.
Il miglio compariva abitualmente sulle tavole dei nostri avi e, insieme a orzo, grano, ceci, lenticchie, cipolle, aglio, porri e cetrioli sfamava già i sumeri. Fino all’arrivo del mais rappresentò comunque un alimento di base nell’Italia settentrionale, dove veniva consumato sotto forma di polentina.
Ai nostri giorni il miglio conosce nel nostro Paese una diffusione e una coltivazione limitate, a scapito della biodiversità e della fruibilità di un prodotto valido e gustoso, che costituisce tuttora l’alimento base di molte popolazioni africane, essendone il cereale più diffuso, anche perché , preferisce il terreno sabbioso e la presenza di strati minerali nel sottosuolo (viene anche detto “grano della sabbia”): difatti è il cereale più ricco di sali minerali (in particolare calcio, magnesio, fosforo, ferro, silicio e fluoro).
Nell’alimentazione umana occidentale odierna il miglio ha interesse marginale, venendo impiegato per produrre farine e semole utilizzate soprattutto dalla cucina macrobiotica.
Il valore dietetico è elevato, per il discreto tenore in proteine (11% in peso) (simile a quello del grano), sali minerali e fibra grezza.
È inoltre ricco di vitamine A e del gruppo B, specialmente niacina, B6 e acido folico, calcio, ferro, potassio, magnesio e zinco. Per il suo elevato contenuto di acido silicico, e non salicilico come erroneamente altrove riportato, è spesso considerato un vero e proprio prodotto di bellezza per pelle e capelli, unghie e smalto dei denti, stimolandone la crescita. Il miglio non contiene glutine, per cui la predisposizione alla panificazione è minore rispetto alle farine di orzo, frumento e segale. Quando viene combinato con il grano (o la gomma arabica nel caso di prodotti per celiaci), può essere utilizzato per produrre pane lievitato. Da solo, può venire utilizzato per “schiacce” non lievitate.
È particolarmente ricco in lecitina, sostanza in grado di svolgere un’ottima azione di controllo sui livelli di colesterolo nel sangue e che migliora la memoria, la concentrazione e le attività intellettuali in genere; fornisce un ottimo apporto di colina, sostanza fondamentale per la funzionalità nervosa.
È un cereale facile da digerire, per questo particolarmente adatto nella prima infanzia, nei soggetti anziani, nella convalescenza, per le donne in gravidanza (secondo alcuni autori è in grado di ridurre la frequenza degli aborti) e per chi svolge intensa attività intellettuale.
È leggermente rifrescante, per cui si può considerare più adatto al consumo primaverile-estivo e ai pasti della prima metà della giornata.
Poiché nessuno dei tipi di miglio è strettamente imparentato con il grano, è un alimento indicato per i celiaci o per chi soffre di altre forme di allergie o intolleranze al glutine o al grano. Il miglio è anche un blando inibitore della perossidasi tiroidea, l’enzima coinvolto nella sintesi degli ormoni tiroidei (un recente studio ha rilevato una stretta correlazione tra celiachia e tiroidite autoimmune nei pazienti in età pediatrica) e quindi non dovrebbe venire consumato in grandi quantità da chi soffre di problemi alla tiroide.
Nella medicina tradizionale cinese viene considerato un alimento tiepido, meno riscaldante dell’avena. Il suo considerevole contenuto in lecitina e colina lo rende particolarmente adatto alle persone sedentarie, chi è dedito a lavori intellettuali e ai convalescenti, nonché alle donne in gravidanza.
Essendo ricco di lipidi, lo stoccaggio sotto forma di fiocchi o farina è limitato nel tempo, mentre si conserva a lungo in chicco. È quindi consigliabile macinare i chicchi al momento dell’uso.

Modalità di Preparazione –
Il tegumento, coriaceo, è impossibile da masticare e del resto privo di nutrienti. Contiene però glutine, a differenza del semino interno: se la decorticazione non è ben fatta, il cereale non può quindi essere destinato ai celiaci.
Sono invece interessantissime tutte le preparazioni (con seme decorticato) con farina di miglio per l’alimentazione dei celiaci. In questo caso questo alimento può sostituire quella parte di alimentazione che con questa patologia non può essere soddisfatta dal grano.
Un’altra caratteristica di estremo interesse è data dalle sue proprietà alcalinizzanti: per la sua ricchezza in minerali come calcio e magnesio, il miglio è l’unico cereale che aiuta l’organismo ad eliminare le scorie acide, prodotte in grande quantità dall’alimentazione moderna occidentale e dai nostri ritmi di vita troppo stressanti.
Da sempre considerato nelle Medicine Orientali un tonico della milza e dello stomaco, il miglio è in effetti il cereale più consigliabile in caso di gastrite o acidità di stomaco.
Combatte lo stress, la depressione, la stanchezza. Un ultimo pregio che lo rende adatto anche ai frenetici tempi moderni è la sua facilità di preparazione: bastano 15 minuti di cottura in acqua bollente. Prima di versarlo in pentola, tuttavia, è opportuno sciacquarlo abbondantemente con acqua corrente fino ad eliminazione di ogni torbidità.
Il miglio si può mangiare come tale con un poco di olio e di spezie ma può essere utilizzato per preparare ottimi minestroni, deliziose creme vellutate, ripieni di verdure di stagione, crocchette e sformati.
Vediamo adesso una preparazione a base di miglio.
Polpette di miglio alle verdure con crema di fave (ingredienti per 32 polpette):
Miglio decorticato bio 200 g ,Acqua 550 g ,Olio extravergine d’oliva 25 g ,Pangrattato senza glutine 50 g, Prezzemolo tritato 5 g, Curcuma in polvere 10 g ,Aglio 1 spicchio, Zucchine 100 g, Carote 100 g, Scalogno 15 g , Melanzane 100 g , Prezzemolo tritato 5 g.
Per preparare le polpette di miglio alle verdure con crema di fave, iniziate dalla preparazione del miglio. Sciacquate bene sotto un getto di acqua fredda il miglio e scolatelo, tritate finemente lo scalogno , e tagliate a dadini la carota .Tagliate, sempre a cubetti, anche la melanzana e la zucchina e mette il tutto da parte. Poi scaldate l’olio in una padella e aggiungete il miglio lasciatelo tostare per qualche minuto, mescolando di tanto in tanto , quindi versate a filo l’acqua calda e lasciate cuocere per 25 minuti. Una volta cotto, traferite il miglio in una ciotola e lasciatelo raffreddare completamente. In un’altra padella fate appassire lo scalogno in un filo d’olio a fuoco basso, quindi aggiungete le carote),poi le melanzane ed infine le zucchine. Salate il tutto ,e lasciate cuocere per 20 minuti sfumando con un mestolo di acqua calda o brodo vegetale fino a che non diventeranno morbide. Dedicatevi ora alla preparazione della crema di fave: sgranatele una ad una e una volta sgranate tutte , fatele sbollentare per circa 10-15 minuti. Versate quindi le fave in un contenitore dai bordi alti, aggiungete olio, menta e sale e frullate il tutto con un frullatore ad immersione, fino ad ottenere un composto cremoso. Aggiungete al miglio freddo: le verdure,il prezzemolo tritato, uno spicchio d’aglio schiacciato e la curcuma. In ultimo unite anche 50 g di pangrattato senza glutine. Cuocete le polpette in forno statico a 180° per 18-20 minuti oppure in forno ventilato a 160° per 10-15 minuti. Servite le vostre polpette di miglio alle verdure insieme alla crema di fave.

Guido Bissanti

Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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