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Neonicotinoidi

Neonicotinoidi

I neonicotinoidi sono dei potenti insetticidi sistemici, causa scientificamente accertata, grazie anche alle denunce degli apicoltori, delle morie di api e impollinatori come anche di uccelli e invertebrati e di molteplici altre forme viventi.
Da anni vengono sollevati dubbi sull’utilizzo di moltissimi insetticidi e pesticidi. Tra questi i neonicotinoidi. Vediamo cosa sono i neonicotinoidi e che effetti hanno sulle api.
L’uso di neonicotinoidi ha risvolti drammatici per l’ecosistema come è stato testimoniato da innumerevoli reports e studi.
Prima di descriverne il funzionamento, è utile sottolineare che si tratta di insetticidi sistemici e, nello specifico spiegheremo cosa è un insetticida sistemico.
Un insetticida sistemico, come i neonicotinoidi è un preparato fitosanitario i cui principi attivi sono assorbiti dalle radici o dalle foglie, per essere trasportati nel resto degli organi della pianta, per esempio in nettare e polline.

I neonicotinoidi sono una classe di pesticidi sistemici con una specifica azione neurotossica, ovvero agiscono sul sistema nervoso (nAChR) delle forme viventi che ne vengono a diretto contatto.
Per capire il funzionamento dei neonicotinoidi vediamo come gli insetticidi sistemici si diffondono nell’ambiente.
Dopo che il pesticida impolvera i semi avviene quanto segue:
• Semi – Una parte dei semi trattati è mangiata dagli uccelli;
• Polvere – Durante la semina l’aria viene contaminata dalla polvere sollevata durante la semina;
• Piante – Il polline e il nettare raccolto dalle api è contaminato dai principi attivi sistemici;
• Acque – Gli insetticidi si conservano stabilmente nelle acque, contaminano quindi fiumi e riserve d’acqua.
• Terreno – La contaminazione del terreno avviene attraverso l’accumulo di molecole, anno dopo anno.
La cosa più sconvolgente è come tali pesticidi possano essere i più utilizzati al mondo ed essere stati autorizzati senza che venissero condotti test sufficienti sul loro impatto. Per fortuna oggi apicoltori, scienziati, agricoltori e cittadini critici in tutta Europa ed in tutto il mondo stanno lottando affinché queste procedure di autorizzazione siano radicalmente cambiate; ma la strada è lunga e gli avversari sono potenti multinazionali, come Bayer, Singenta, e BASF.
A tal proposito è stato pubblicato il primo dei sette capitoli del Worldwide Integrated Assessment of the Impact of Systemic Pesticides on Biodiversity and Ecosystem (WIA): un lavoro di meta-analisi di oltre 800 pubblicazioni scientifiche che si è posto l’obiettivo di monitorare l’impatto dei pesticidi sistemici negli ecosistemi e nella biodiversità.
Tra gli indagati principali chiaramente i neonicotinoidi. L’analisi non ha trascurato nessuno, approfondendo gli effetti sulle specie note come più vulnerabili, api e farfalle in testa, fino ad arrivare agli effetti indiretti sui vertebrati. La prima parte, pubblicata su Environmental Science and Pollution Research, prende in esame proprio questi ultimi.
Si tratta del lavoro di analisi più completo disponibile al momento al mondo, che ha impegnato un gruppo di 29 scienziati, tutti appartenenti alla Task Force on Systemic Pesticides, per oltre quattro anni. I risultati che emergono da questo enorme lavoro di revisione della letteratura lasciano spazio a pochi dubbi: i neonicotinoidi sono dannosi per api e altre specie di invertebrati. I loro effetti, inoltre, si fanno sentire sui vertebrati terrestri, primi fra tutti gli uccelli, e sulla fauna acquatica. Sono, in poche parole, un rischio per gli ecosistemi.
I neonicotinoidi, introdotti anni orsono come alternativa sicura al DDT, sono una classe di insetticidi, fortemente neurotossici, derivanti dalla nicotina. Possono essere spruzzati sulle foglie, messi nel suolo in forma granulare o usati per trattare i semi. Hanno preso piede così rapidamente da coprire, nel 2011, il 40% del mercato globale. Peccato che si siano presto rivelati altamente tossici le per api.
L’Italia è stata il primo paese a sospenderne l’impiego nel 2008 con divieti temporanei, rinnovati poi a ogni scadenza. Il problema è giunto successivamente in Commissione Europea, la quale, tra contestazioni e tormentati dibattiti, ha chiesto all’EFSA, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, di esprimersi sui rischi connessi all’impiego di tre particolari neonicotinoidi: clothianidina, imidacloprid e tiamethoxam.
Successivamente, nel gennaio del 2013 l’EFSA ha pubblicato le proprie considerazioni. I pesticidi in esame provocano effetti acuti e cronici sulla sopravvivenza e sullo sviluppo delle colonie di api. A maggio 2013, finalmente, anche la Commissione Europea si pronuncia, vietando l’utilizzo per due anni di clothianidin, thiamethoxam e imidacloprid sulle colture che attraggono le api, tra le proteste di chi considera il decreto troppo permissivo e di chi invece voleva una decisione diversa. Pochi mesi dopo, viene vietato l’uso anche del fipronil, altro insetticida con lo stesso effetto sistemico.
Ma come ci si poteva aspettare le multinazionali produttori e detentrici dei vari principi attivi si sono subito prodicate (non ci fanno mancare niente) con nuovi prodotti a base di neonicotinidi (come il thiacloprid) approvato in Olanda, Francia e Italia. D’altronde, il thiacloprid non era nell’elenco delle sostanze bandite dalla UE.
La questione si è fatta così pressante e delicata che anche nel continente americano (con qualche anno di ritardo) il problema è giunto anche alla Casa Bianca.
Ma per rientrare nei discorsi più evidenti è palese (e scientificamente provato) che i neonicotinoidi sono un rischio per la biodiversità.
Mentre le autorità competenti cercano (non con pochi imbarazzi e sotto le spinte delle multinazionali) di regolamentare l’uso dei neonicotinoidi, nonostante gli evidenti dati scientifici, i risultati della meta-analisi appena conclusa sono molti chiari. Le specie animali in assoluto più vulnerabili all’utilizzo di questi prodotti sono gli invertebrati terrestri, come ad esempio i vermi, esposti ai pesticidi tramite il terreno, l’acqua superficiale, l’aria o direttamente attraverso le piante. Subito a seguire ci sono gli insetti impollinatori, come api e farfalle, esposti ad altissimi livelli di contaminazione attraverso il polline e l’aria. Il terzo posto viene occupato dagli invertebrati acquatici, anch’essi molto sensibili. La solubilità in acqua dei neonicotinoidi, infatti, fa in modo che possano contaminare acque superficiali e falde acquifere, andando a modificare l’alimentazione, la mobilità e la capacità riproduttiva dei piccoli invertebrati acquatici, come il plancton.
Anche alcuni vertebrati, nonostante siano meno sensibili, risentono degli effetti diretti o indiretti dell’uso dei neonicotinoidi. Alcune specie di piccoli uccelli, come i passeri, possono mangiare semi trattati e andare incontro ad un aumento di mortalità e a un ridotto tasso riproduttivo. I rettili, d’altra parte, devono far fronte a una carenza di cibo (vermi e insetti). Pesci e anfibi sono invece risultati sensibili ad alti livelli di pesticidi o esposizioni prolungate.
Questa analisi, va comunque completata con ulteriori dati. Mancano ancora ulteriori accertamenti e studi soprattutto sulla effettiva concentrazione ambientale dei neonicotinoidi e sulla loro tossicità in molte specie animali.
I dati disponibili, tuttavia, sono inconfutabili: siamo di fronte ad uno scenario apocalittico dove la miopia dei Governi, sommata alla tracotanza delle multinazionali, potrebbe condurre l’intero equilibrio ecosistemico planetario ad un punto di non ritorno.
La cosa peggiore è che troppa gente comune, tra cui purtroppo molti agricoltori, siano stati convinti che fuori dall’agricoltura intensiva (quella per intenderci dove l’ecosistema viene ridotto ad un concetto simile ad una catena di montaggio) non esista la possibilità di un buon reddito e per di più di sfamare il Pianeta.
È una bugia così priva di basi scientifiche e tecniche che si fa fatica a capire come si sia arrivati a questo punto. È giunto il momento che le coscienze di uomini (politici, scienziati, tecnici, agricoltori, cittadini comuni) di buona volontà pongano le basi per una obiezione di coscienza.
Quella obiezione di coscienza che ci faccia capire che fuori dalle regole della natura c’è solo morte e carestia. Tutte le altre argomentazioni sono solo egoismi e miopie umane.

Guido Bissanti




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