Un Mondo Ecosostenibile

Piano delle Esperienze e livelli di benessere

Piano delle Esperienze e livelli di benessere*

Premessa
L’evoluzione della conoscenza è un processo graduale, inesorabile che, come il cadenzare del ritmo del pendolo, caratterizza da sempre la storia dell’Umanità.
Durante questo divenire i processi, le dinamiche ed il fluire non sono lineari e regolari ma caratterizzati da alternanze ed aritmie che, intercalandosi, concorrono a contraddistinguere, diversificare ed arricchire l’intero fenomeno.
Un cammino, una prova, lunghi e difficili verso le cime della comprensione, così come “è zeppa (la storia) di quei casi in cui vediamo l’uomo uscire migliorato, temprato, rinnovato da una prova o persino da una caduta, che sembravano doverlo diminuire o abbattere per sempre”. (Teilhard De Chardin P., 1957).
La stessa Scienza nata timidamente e sotto il sospetto di chi navigava in un antico mondo delle Regole e della Conoscenza ha dovuto faticare non poco per affermarsi come disciplina.
Ma come tutte le cose della conoscenza, appunto, è arrivato anche per essa un nuovo Momento.
Un momento che trasformerà, cambierà e dimensionerà l’intera impalcatura della stessa per addivenire ad un nuovo punto di sintesi e di apparente stabilità.
Una scienza che, agli albori del terzo millennio, deve confrontarsi con discipline, logiche di conoscenza e fenomenologie con le quali dovrà necessariamente fare i conti se vuole ampliare gli algoritmi che conducono alla Conoscenza.
Così per indagare la realtà dobbiamo inoltrarci oltre all’apparente, con un sentire ed un approccio che potremmo rappresentare con questa famosa frase di W. Shakespeare nell’opera la Tempesta: “Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni”. Dobbiamo iniziare ad affrontare la questione mettendo nell’equazione scientifica anche tutto ciò che ci supera e che sorpassa la apparente razionalità.
Come nel Principio di indeterminazione di W. K. Heisenberg, al di là delle relazioni tra conoscenza e misurazione, si comprende che forse, la Scienza, si è mossa su un piano della razionalità mancante di alcune variabili o, se preferiamo, di alcune dimensioni.
Anzi è più corretto dire che la dimensionalità della Realtà sia stata mal interpretata o, meglio, mal rappresentata o, ancora, parzialmente compresa. Diceva a tal proposito Einstein: “Nel corso dell’ultimo secolo, e in parte del precedente, era opinione diffusa che esistesse un conflitto insanabile tra conoscenza e fede. Tra le menti avanzate dominava l’opinione che la fede dovesse ormai essere sempre più rimpiazzata dalla conoscenza; la fede che non si fondasse sulla conoscenza era superstizione, e in quanto tale andava contrastata. Secondo tale concezione, la sola funzione dell’istruzione era aprire la strada alla riflessione e alla conoscenza, e la scuola, doveva servire soltanto quel fine. Probabilmente capiterà di rado, se mai capiterà, di vedere espresso il punto di vista razionalistico in forma tanto grossolana …”. (Einstein A., 1941).
È proprio da qui che dobbiamo ripartire per iniziare a costruire la nuova struttura della Conoscenza, oramai stancamente arenata (e priva di energia potenziale) su basi ed algoritmi di sondaggio della Realtà non più sufficienti ed adatti.
È proprio il concetto di Realtà che va totalmente rivisto.
Secondo una delle tante definizioni, (cfr. Wikipedia) con il termine realtà si intende “ciò che esiste effettivamente, di solito in contrasto a ciò che è illusorio, immaginario o fittizio. A volte viene anche contrapposta al sogno. Questo concetto pone diverse questioni sia nella scienza sia nella filosofia, entrando in contatto con la domanda ontologica dell’essere”.
Un concetto di Realtà a cui i Latini contrapponevano quello di abstracta (quid quidcredatintellectus de rei veritate); in poche parole: ciò che l’intelletto crede circa la verità della cosa.
Ora, nella ricerca della Verità, le stesse classificazioni di Realtà ed Astrazione non hanno mai avuto una rigida (ne oggi potrebbero averla) classificazione, contribuendo ad un approccio arbitrario della metodologia scientifica. Diremmo proprio della Epistemologia Scientifica.
Ma come nello spaziotempo, o cronotopo, (introdotto dalla Teoria della Relatività di A. Einstein) che combina le nostre classiche nozioni tradizionalmente distinte di spazio e di tempo in una unica entità omogenea, allo stesso modo i concetti di Realtà Tangibile e Realtà Astratta (per trovare una definizione su cui intenderci) devono divenire una unica entità omogenea e sincrona (il che non equivale a sondare Dio o una entità sovraordinata). Ma equivale a dire, per dirla come Leibniz, “Nella materia Dio è continuo, presente e Protagonista, perché non avrebbe potuto togliere nulla alla sua infinita integrità”. (Leibniz G. W., 1714).
Tutto ciò modifica completamente la comprensione e quindi l’analisi della “Realtà” riconducendola ad un Continuum fenomenico dove tutto è collegato e correlato e dove ogni monade (per usare ancora un termine tanto caro a G. W. von Leibniz) è connessa alla prossima sia in termini temporali che dimensionali. Il continuum si muove pertanto in tutte le dimensioni e le funzioni e l’approccio scientifico del singolo (e le sue applicazioni tecniche e concrete), alienato dalla “Complessità della Realtà”, conduce (come ha condotto) comunque e sempre ad una visione parziale della stessa.
Il limite di questo approccio è incredibilmente verificabile in tutti gli ambiti dell’attuale esperienza storica e particolarmente visibile e percepibile nelle materie ecologiche e sociologiche dove l’applicazione ultima di un modello scientifico basato su desueti algoritmi epistemologici, conseguenti ad una errata comprensione della Realtà, ha condotto l’Umanità ed il Pianeta in “Rotta di Collisione”.
Il punto centrale di questa rivoluzione Culturale ed Epistemologica è pertanto l’individuazione di un nuovo concetto di Realtà, quale manifestazione di un Continuum dove, come nella meccanica quantistica, le funzioni di Energia e Massa non siano così unilateralmente classificabili ed individuabili.
In poche parole dobbiamo iniziare a comprendere che il Livello della Realtà che percepiamo e su cui ci muoviamo è una parte di una Dimensione più vasta e complessa. Chiameremo questa comprensione del livello della realtà: Piano delle Esperienze.
La Realtà percepibile è, pertanto, la parte di un tutto o insieme e tale insieme è strutturato secondo Principi ben definiti e stabili (un po’ come il concetto delle costanti universali).
L’essere la parte di un tutto contiene in se un’altra Verità fondamentale: tutto ciò che l’Uomo sperimenta o realizza con regole e principi non sincroni al Tutto conducono la nostra Realtà ad un decadimento ed impoverimento.

Piano delle esperienze
Se quanto affermato è vero risulta evidente che ogni manifestazione, ogni entità, ogni particella che possiamo percepire nel nostro Piano delle Esperienze è indissolubilmente collegata, in senso orizzontale, verticale e temporale e, per tale motivo, ogni manomissione di questa Struttura va ad interferire sull’equilibrio complessivo del Sistema.
“L’ambiente è pertanto la manifestazione più complessa di un Principio, che partendo dalla memoria delle particelle, denota una struttura …” (Bissanti G., 2003).
Sempre prendendo a modello l’espansione della comprensione che portò con se la meccanica quantistica, allo stesso modo, un approccio con una Realtà più complessa, superiore al livello del nostro Piano delle Esperienze, deve farci comprendere che i limiti tra immantinente e trascendente sono solo classificazioni arbitrarie del limite della comprensione umana dell’unitarietà della Realtà.
D’altronde, per dirla come Antonino Zichichi, “Le scoperte scientifiche sono la prova che non siamo figli del caos, ma di una logica rigorosa. Se c’è una Logica ci deve essere un Autore” (Zichichi A., 1999).
Le parole di Zichichi si rifanno chiaramente anche alle riflessioni di Albert Einstein, il quale a sua volta scriveva: “Trovi sorprendente che io pensi alla comprensibilità del mondo come a un miracolo o a un eterno mistero? A priori, tutto sommato, ci si potrebbe aspettare un mondo caotico del tutto inafferrabile da parte del pensiero. Al contrario, il tipo d’ordine che, per esempio, è stato creato dalla teoria della gravitazione di Newton è di carattere completamente diverso: anche se gli assiomi della teoria sono posti dall’uomo, il successo di una tale impresa presuppone un alto grado d’ordine nel mondo oggettivo, che non era affatto giustificato prevedere a priori. È qui che compare il sentimento del “miracoloso”, che cresce sempre più con lo sviluppo della nostra conoscenza. E qui sta il punto debole dei positivisti e degli atei di professione, che si sentono paghi per la coscienza di avere con successo non solo liberato il mondo da Dio, ma persino di averlo privato dei miracoli” (Einstein A., 1956).
Al di la delle individuali posizioni su Scienza e Fede, che lasciamo alla libertà del lettore, tale concetto equivale a dire che il nostro Piano delle Esperienze si muove all’interno di una Dimensione più complessa, Unitaria, indivisibile e non frazionabile e con la quale è indissolubilmente legato.
Per dirla come Cartesio “Che se poi immaginiamo che Dio abbia voluto far si che qualche particella di materia non possa esser divisa in altre minori, tuttavia non la si potrà dire propriamente indivisibile. Infatti se l’avrà fatta tale da non poter essere divisa da nessuna creatura, non avrà certo potuto togliere a sé stesso la facoltà di dividerla; poiché non può senz’altro avvenire che sminuisca la sua propria potenza, come è stato sopra notato. E, dunque, parlando in assoluto quella rimarrà divisibile, poiché è tale per sua natura” (Descartes R., 1954).
Va citata a questo proposito l’interessante opera di Michael Talbot, pubblicata nel 1991 negli U.S.A.e tradotta in italiano nel 1997, dal titolo “Tutto è Uno” che pur rifacendosi ad un concetto olografico della realtà, di fatto introdusse questo interessantissimo concetto di unitarietà indissolubile e ridondante. Infatti, come ci sottolinea l’autore, “se la separazione tra le particelle subatomiche è solo apparente, ciò significa che, ad un livello più profondo, tutte le cose sono infinitamente collegate.” (Talbot M., 1997).
Adesso rimane da comprendere qual è la “morale” di tutto ciò e come tale comprensione amplificata possa influenzare la cultura che pian piano, come un germoglio, crescerà e si svilupperà nel terzo millennio.
Per fare questo salto dimensionale dobbiamo pertanto iniziare a comprendere il nostro Piano delle Esperienze partendo da un’osservazione diversa della realtà che ci circonda.
In questo senso ci viene notevolmente incontro ed in maniera fortemente esplicativa lo studio dell’Ecologia, nella quale una grandissima Enciclica di Papa Francesco, la “Laudato Sì”, che forse sarà compresa molto più a fondo tra qualche anno, riesce a fare questo salto dimensionale tra il Piano delle Esperienze e la continuità di una Realtà più complessa che per comprenderci chiameremo: Realtà Assoluta.
È proprio la “sofferenza” dell’Ecosistema, e dell’Umanità ad esso indissolubilmente legata, a tracciarci una strada così chiara ed illuminante da sgombrare il campo da ogni possibile dubbio e perplessità.
Tale sofferenza nasce proprio dallo scontro o, se preferiamo, dall’interferenza tra due logiche: quella umana (col suo limite della comprensione della Realtà) e quella ecologica, unitariamente ed indissolubilmente legata ad un Tutt’uno, con regole e principi consequenziali. Tale concetto è stato ripreso più volte e poi esplicitato nell’Intervento del 30 settembre 1998, al Seminario internazionale di studio dell’Università di Padova, dove Serge Latouche, spiega “Il paradosso dell’Economia ecologica e lo sviluppo sostenibile come ossimoro”. (Latouche S., 1998).
Tali principi ci dicono che il Piano delle Esperienze rimane sempre collegato e sincrono al tutt’uno e ne riceve piena energia fin che si muove e funziona con gli stessi algoritmi e gli stessi ritmi. Quando il Piano delle Esperienze si muove “lontano” o addirittura in maniera opposta alla Realtà Assoluta allora il Piano delle Esperienze risente di questa lontananza, di questa asincronia, ricevendone minore energia con un conseguente deterioramento degli elementi e dell’insieme di cui è composto.
Possiamo pertanto affermare che è proprio l’osservazione del decadimento della Natura (intendendo con questo termine sia la Natura Ecologica vera e propria sia la Natura in senso lato) a doverci far rivedere l’approccio alla conoscenza della stessa (la Natura) per ricondurci verso percorsi sincroni; abbandonando così definitivamente, come la chiama S. Latouche, l’Economia dell’Immaginario. (Latouche S., 2004).
Percorsi che consentano di farci pervenire ad un reale Ambiente salubre, dove tale ambiente non può essere scisso dalle strutture umane e sociali (reale sincronia della Natura), onde evitare tutte quelle molteplici manomissioni che vengono operate in tutto il mondo. Questioni che ci fanno capire che non possono esistere diritti ambientali scissi dai diritti umani. (Alpa G., 1999).
Nella dimensione unitaria nulla e niente è causale o, ancor peggio, inutile, ed i modelli umani riduzionisti, percorsi e strutturati dalla nostra civiltà da oltre un secolo e mezzo (diciamo con l’applicazione dei concetti e della visione della Rivoluzione Industriale) hanno condotto Uomo e Pianeta in rotta di collisione.
Per rappresentare tale ristrettezza di vedute possiamo rappresentare questa limitata comprensione umana con l’esempio della parzialità della nostra vista rispetto all’intero spettro della radiazione elettromagnetica.
La nostra vista, ammesso che sia perfetta, riesce a percepire solo una piccolissima frazione della radiazione elettromagnetica. Allo stesso modo l’esercizio della conoscenza non può essere affidato solo alla esperienza umana tangibile.
Questo errore è stato proprio e congenito nell’Illuminismo che, fondando tutta la proiezione dell’esperienza umana sulla dea Ragione, ha finito per comportarsi come la nostra vista rispetto allo spettro elettromagnetico. Potremmo pertanto dire, attraverso un analogismo, che la nostra vista è il Piano delle Esperienze e l’intero Spettro Elettromagnetico, la Realtà Assoluta.
Si comprende come non si possa più fare Scienza limitandosi, e con attribuzioni arbitrarie, ad un Piano delle Esperienze che tra l’altro è fluttuante e relativo da persona a persona e da situazione a situazione. La relatività dopo essere entrata nella meccanica quantistica e nella cosmologia deve adesso essere campo di sondaggio da parte della Scienza classica.
Ciò non equivale a dire che la Scienza deve cadere nell’errore di inglobare un esoterico non dimostrabile ne parametrabile ma che essa stessa inizi a complessizzare gli algoritmi di ciò che è riproducibile e verificabile, ed ancor più cosa si intenda per riproducibile e verificabile.
È un percorso complesso, lungo, non privo di insidie ma necessariamente obbligato, altrimenti la Scienza rischia di essere strumento di inquisizione anziché di ricerca della semplice verità sperimentabile nel Piano delle Esperienze.

Sincronie energetiche
Come nella Meccanica Quantistica anche il Piano delle Esperienze basa la sua stabilità su un modello di rapporti tra materia ed energia che tende al più basso dispendio di energie o, se preferiamo, al più alto rendimento possibile.
Questo espediente rappresenta la condizione di massima connessione e di continuum tra Realtà Assoluta e Piano delle Esperienze, senza il quale la Natura non potrebbe sussistere.
L’accorgimento “escogitato” per mantenere al massimo di efficienza possibile il Piano delle Esperienze è quello di una massima diversificazione delle sue componenti (biodiversità, eco diversità, diversità culturale, ecc.) di modo che interazioni reciproche e funzioni di massa ed energia siano condivise al massimo, frazionate, millesimate ed inserite quindi in un modello a massima reversibilità possibile, consentendo così al Sistema di avere il più alto rendimento termodinamico raggiungibile. Una organizzazione che si basa su un “modello termodinamico statistico dell’ordine organizzativo della vegetazione (OOV)” e dell’ecosistema. (Hua Yong Zhanga and JianguoWu, 2002).
Un po’ come in un Ciclo di Carnot dove la reversibilità dei processi, frazionata tra più macchine e sorgenti possibili, raggiunge il massimo rendimento.
Questa distribuzione si basa su configurazioni di rappresentazioni energetiche e di masse che assumono appunto “forme e sostanze molteplici” (Aristotele).
In poche parole è come se nella logica della Realtà ci fosse un ben chiaro obiettivo: quello di mantenere più a lungo funzionante ed integro il Piano delle Esperienze. Per fare ciò l’Energia di questo Piano, come detto, sarebbe stata distribuita con la più complessa e possibile democrazia partecipativa di modo che ogni singola monade assurgesse ad un ruolo ben preciso, senza il quale, l’intero Piano delle Esperienze ne subisse un decremento.
Le conseguenze e le speculazioni filosofiche, epistemologiche e pratiche non sono affatto minimali, anzi sconvolgono totalmente e sostanzialmente una cultura occidentale fondatasi su omologazioni, uniformazioni e riduzionismo pratico (oltre che teoretico). Non si dimentichi mai l’olocausto operato al fine di sostenere l’ideologia della razza pura, qualunque siano state le motivazioni culturali e sociopolitiche.
Il fatto che il nostro mondo sia strutturato con una tale “filosofia” comporta, come detto, l’applicazione di modelli culturali, sociali ed energetici completamente differenti dalla visione del passato. È come se oggi, nella comprensione (che non è ancora né compiuta né ad oggi ancora ben percepita) di questa nuova prospettiva, l’umanità operasse lo stesso salto che dovettero fare i fisici nel passare dai paradigmi della meccanica newtoniana a quelli della meccanica quantistica e relativistica.
Tutta l’impalcatura delle speculazioni teoretiche sulla realtà del nostro mondo (e delle sue regole) subirà nei prossimi anni (ed in maniera esponenziale) una radicale riconversione, fino a comprendere come alcuni principi che oggi diamo per scontati siano di fatto superati se non addirittura errati anche dal punto di vista etico e scientifico.
La società del futuro, per intenderci quella che sta prendendo già forma e sostanza, dovrà inoltrarsi in un modello di sincronia energetica tra il Piano delle Esperienze e la Realtà Assoluta senza la cui applicazione teorica e concreta l’umanità rischia (insieme al Pianeta che la ospita) di intraprendere un percorso di declino senza ritorno. Una umanità che oggi sta pagando lo scotto di un aumento delle sue Entropie (come sottolineato da J. Rifkin) a causa di un susseguirsi di modelli culturali e politici non più adatti alle esigenze di una nascente società globale ma ecologicamente sincrona (Rifkin J., 2004).

Energie e benessere
Oggi ci troviamo di fronte ad uno dei più grandi cambiamenti, o se preferiamo, evoluzioni della storia. Una evoluzione della comprensione delle cose e della materia di cui siamo fatti sostanzialmente molto diversa, anche nel senso ontologico del termine.
Le impalcature filosofiche, scientifiche e sociopolitiche subiranno un profondo cambiamento determinando un drastico abbandono di modelli sociali ed economici oramai sorpassati e desueti.
La sofferenza dell’uomo moderno e del sistema in cui si muove non sono legati né a carenze del Piano delle Esperienze né ad incompatibilità fisiologiche tra Uomo e Pianeta. Tali sofferenze nascono nel Piano della Sincronia; un piano mal percorso e, per di più, notevolmente forzato da interessi di parte e poteri deviati. Un piano non compreso dalle politiche locali e mondiali e che richiederà, come sottolineato sin dal 1979 da Schneider “un Ordinamento giuridico mondiale sulle politiche e con particolare riguardo alle loro ricadute sull’ambiente”. (Schneider J., 1979).
Possiamo pertanto ridefinire secoli di concetti sul benessere individuale e sociale e, soprattutto, lo stesso concetto di benessere.
Sarà proprio la diversità e la complessità del Sistema a farci capire che il concetto di benessere tout court è questione molto diversa da quella ostinatamente proposta da un modello culturale, scientifico e sociale da rivedere.
Nel libro: Come il Titanic? edito da Aracne Editrice, attraverso questo titolo, ho voluto rappresentare la rotta di collisione tra la visione di una cultura dominante, asincrona, non più proponibile e realizzabile rispetto ad un mondo delle Regole dove niente è affidato al caso e nessuna monade o funzione è accessoria. (Bissanti G., 2015)
Dalla Filosofia alla Scienza, tutto sarà differente; ogni applicazione concreta della nostra società, dall’agricoltura alla più raffinata tecnologia informatica, passando per le configurazioni e rappresentazioni politiche, tutto subirà un tale cambiamento e rivoluzione da poter affermare che la società del futuro sarà sostanzialmente differente rispetto a quella in cui siamo stati abituati a muoverci ed a vivere.
Saremo “obbligati” a muoverci su un mondo di sincronie che tanto più sarà prossimo a quello ideale (Realtà Assoluta) tanto più consentirà il vero raggiungimento di un reale benessere umano ed ecologico. Ecco perché la dialettica e le configurazioni e rappresentazioni politiche si muoveranno su piani diversi ed ecco perché la Scienza potrà ricevere quel rinnovato impulso, senza il quale, rischia di cadere in una contraddizione che è di per se è un ossimoro.
Potremmo persino sostenere che sarà questo ulteriore passaggio a consentire ai due rami della conoscenza (un po’ come amava definirli Einstein) e cioè Scienza e Religione di far crescere con equilibrio l’albero del Sapere senza più consentire ad una di assurgere o di dominare sull’altra. L’albero è unico e senza una buona circolazione della linfa nei due rami tende ad inclinarsi e a spezzarsi.

Il principio ecologico
All’inizio del terzo millennio sembrerebbe quasi inverosimile come si sia arrivati a tante difficoltà e che cosa abbia determinato tali complicazioni. Ebbene è stato proprio il mondo ecologico, fortemente vessato da un riduzionismo sociale pratico, a “spingere” l’umanità ad una seria riconsiderazione dei suoi costumi e delle sue speculazioni filosofiche e scientifiche.
Così questa spinta ha indotto anche gli Ecologi a dover rideterminare un quadro conoscitivo sull’ambiente e sull’ecologia tale che oggi, anche sulla base del lavoro svolto da Marques J.C., Jørgensen S.E. dal titolo: “Three select ed ecological observations interpreted in terms of a thermodynamich ypothesis. Contribution to a general theoretical framework” è possibile spiegare diverse osservazioni biologiche ed ecologiche empiriche in termini di una Ipotesi termodinamica completa, invece di interpretare i risultati in base a una serie di non universali generalizzazioni che non giovano alla comprensione ultima dello scenario etico e scientifico. (Marques J.C., Jørgensen S.E., 2002)
L’emergenza ambientale ci ha fatto intuire (in maniera globale) che la direzione intrapresa dalla “modernità” non era consona a potersi perpetuare a lungo e, pertanto, una revisione dei modelli culturali, prima ancor che pratici, doveva essere affrontata in maniera condivisa e planetaria.
La novità vera e propria di questo fenomeno (che non è né una moda né una tendenza) è che, per la prima volta dalla comparsa dell’uomo sulla terra, la civiltà si appresta ad
affrontare le questioni (pur con tutte le utili e necessarie diversità) in maniera unitaria ed a comportarsi da “corpo” unico.
Il pianeta sta iniziando ad assumere una dimensione e funzione nuova, trasferendo la sua identità ecologica a quella sociale. Dalla Lettura “dell’Alfabeto dell’Ecologia”. (Celli G., 2000.) si potranno prendere a prestito nuovi principi che contribuiranno ad integrare le conoscenze sin qui acquisite.
Si affermerà sempre di più un Principio Ecologico che dovrà collimare e sincronizzarsi ad un Principio Antropico che, nell’era che sta nascendo, assumerà un significato più pieno e più compiuto.
Il principio antropico, che fu enunciato da Brandon Carter in ambito fisico e cosmologico, sottolineava che le osservazioni scientifiche erano soggette ai vincoli dovuti alla nostra esistenza di osservatori; ebbene questi nuovi paradigmi, che ho tentato di enunciare, cambieranno anche questo concetto e questa visione. Pertanto non più osservazioni scientifiche soggette ai vincoli relativi alla nostra posizione di osservatori ma valutazioni ed esperienze scientifiche correlate a relatività multidimensionali ed in cui l’uomo tende ad assume una differente posizione.
Il principio ecologico non si sostituirà mai alla centralità del principio antropico (anche se alcuni movimenti ed alcune esagerazioni farebbero pensare questo) ma darà completezza ad un senso della Vita, e delle sue dinamiche, più pieno e luminoso.
Un principio ecologico rileggibile secondo le affermazione dell’attivista indiana Vandana Shiva che nella sua opera: Terra Madre, delinea una risposta alla globalizzazione esasperata imposta dall’Occidente attraverso una diversa concezione della natura, nel segno della tradizione indiana e dei principi gandhiani. (Vandana Shiva, 2002).
Potremmo anzi dire che il Principio Ecologico è nato e si è andato consolidando man mano che si è affermata una fuorviata applicazione della centralità umana, staccata o, perlomeno, lontana dalle regole ecologiche.
Per tale motivo la questione ambientale dovrà “essere integrata nel ragionamento economico, delineando una vera e propria economia ecologica” (Dasgupta P., 2004.)
Come in una reazione chimica in equilibrio le due componenti devono rientrare in bilanciamento e solo una rinnovata Scienza può consentire questo nuovo percorso.
Possiamo affermare che la lettura dei principi dell’ecologia e la loro traslitterazione pratica consentirà alla civiltà del futuro di “riappacificarsi” col pianeta e questa lettura passa gioco forza dall’applicazione pratica di quel sistema di coordinate a tre assi su cui si muove l’ecologia.
Un sistema di funzioni energetiche e di massa che poggia sostanzialmente su tre componenti:

  • Diversità;
  • Prossimità;
  • Sobrietà.

Queste tre qualità rappresentano i tre assi cartesiani (e quindi il sistema dimensionale) dentro cui si muove il modello ecologico.

  • La Diversità è appunto l’applicazione concreta di quel Ciclo di Carnot (che abbiamo usato a modello di esempio) frazionato tra più macchine e sorgenti possibili che consente il massimo rendimento. L’Ecosistema non si è inventato nulla di nuovo che non esistesse ma ha semplicemente adottato, per i ragionamenti fatti in precedenza, il miglior modello energetico percorribile, attraverso l’espediente già evidenziato da Hubbel della Teoria neutrale unificata della Biodiversità e Biogeografia (Hubbell S.P., 2001) e ripreso ed integrato successivamente dallo stesso e da altri autori (Volkov I., JayanthR.Banavar, S. P. Hubbell, Maritan A., 2003).
  • La Prossimità è invece la concretizzazione di un sistema di condivisione delle funzioni e dei ruoli (di masse ed energie). Attraverso essa si esplicano i rapporti di reciprocità e gli scambi energetici e di informazioni che consentono agli ecosistemi di comportarsi come corpi unici. Ogni manomissione dei rapporti di prossimità e di condivisione delle funzioni va ad alterare la funzionalità del “corpo unico”. Esempi tipici di questa manomissione sono i sistemi agricoli ad alta specializzazione. In questa condizione, cioè nelle coltivazioni specializzate, la prossimità tra piante della stessa specie non consente più il contributo di tutte le altre “informazioni” che avvengono in presenza di più specie. Nella specificità poi della salutogenesi, prodotti agricoli ottenuti in condizioni di specializzazione colturale sono carenti di tutte quelle informazioni che si sarebbero dovute trasferire dal “corpo unico” ecosistemico ai corpi umani, interrompendo così una grande aliquota di prossimità energetica tra i due corpi e, pertanto, la condivisione all’interno del Piano delle Esperienze. Modelli umani (agricoli, sociali, produttivi, ecc.) a bassa prossimità alterano il continuum del Piano delle Esperienze conducendo a sistemi più caotici e più degradati.
  • La Sobrietà è infine il metodo con cui condivisioni, scambi ed informazioni avvengono. La si può definire il numero di giri di questa complessa macchina termodinamica, qual è appunto l’Ecosistema che, per usare un paragone simbolico e preso a prestito dai motori a combustione interna, va in coppia ad un numero di giri determinato (che chiameremo appunto sobrietà), oltre il quale o al di fuori del quale si degrada più rapidamente. Con la sobrietà il flusso di tutte le energie viene mantenuto ad un regime ottimale al fine di conservare più a lungo possibile il flusso delle informazioni (basti pensare a quelle contenute solo nei vari DNA degli esseri viventi) e ciò ancora con l’obiettivo di una massima stabilità del Piano delle Esperienze.

Conclusioni
La storia dell’umanità non ha mai conosciuto né soste né interruzioni ed anche gli apparenti momenti di stasi o di regresso sono di fatto fasi molto più complesse di un continuo evolutivo e conoscitivo della Realtà.
All’inizio del terzo millennio le grandi emergenze sociali ed ambientali richiedono una revisione sostanziale dei modelli cognitivi, senza i quali non è più possibile alcun percorso storico utile all’umanità. Potremmo definire questi nuovi modelli come una nuova energia potenziale che, come nelle precedenti ere e fasi storiche, consentirà una nuova epoca di benessere e dove lo stesso concetto di benessere verrà revisionato e ricompreso sotto una nuova luce.
Il metodo scientifico dovrà, giocoforza, essere rivisto ed ampliato onde consentire il raggiungimento di una conoscenza non relazionata solo al Piano delle Esperienze che, come visto, è fluttuante e personale e dove i confini tra oggettivo e soggettivo rischiano di essere artatamente definiti. Una Scienza e quindi “Una politica a misura d’uomo, ma anche a misura delle diversità che sono la garanzia dell’equilibrio della vita”. (Bissanti G., 1999).
Una Scienza che, pertanto, riprenda il dibattito tra metodo induttivo e metodo deduttivo per un nuovo impulso della stessa e del suo approccio al raggiungimento della conoscenza.
Una Scienza che dovrà aprirsi all’analisi di modelli multidimensionali dove le coordinate di riferimento saranno molteplici. Potremmo rappresentare lo scenario con i notevoli cambiamenti che si susseguirono alla scoperta che la Terra non era piatta ma una sfera. L’aggiunta di una nuova dimensione cambiò l’intera dinamica sociale e politico della società.
Le conseguenze saranno notevoli ed il modello scientifico e quindi sociopolitico sostanzialmente differenti.
Così come le discipline che dovranno essere ricomprese nei modelli induttivi e deduttivi dovranno diversificarsi in modo da alimentare una conoscenza che tenda all’infinito e consenta pertanto una maggiore sincronia tra Piano delle Esperienze e Realtà Assoluta.
Quella sincronia che non può più essere percorsa se si continuerà ad insistere su sistemi di organizzazioni della società e della civiltà basati su criteri lontani dai principi della diversità, della prossimità e della sobrietà.
Solo un nuovo percorso all’interno di queste regole “antiche come le montagne” (Gandhi M. K., 2016) consentirà all’umanità una nuova condizione di benessere, a partire da tutte quelle attività che stanno alla base della storia e della civiltà come l’agricoltura.
Dovrà ricostituirsi una nuova civiltà contadina che, partendo da questi principi, ricostruisca un nuovo modello di sincronie che consenta la trasmissione delle energie
della Natura inopinatamente interrotte il giorno in cui abbiamo ritenuto superflue le regole della stessa.
Dovranno essere rivisti i principi della produzione e del lavoro a questa correlati in una visione unitaria del processo dove proprio diversità, prossimità e sobrietà siano le basi e dove pertanto le nuove energie ricavate consentano all’uomo di vivere una nuova condizione di benessere.
Un benessere ad un livello superiore perché più pieno e più ricco di quelle informazioni che non riusciamo più a recepire ed a percepire per l’interruzione del continuum che la Natura ha in serbo per l’Uomo.

Guido Bissanti

*  Pubblicazione tratta dal N° 16 – 2017
di Riflessioni Sistemiche
Per una Cura della Salutogenesi

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