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Aconitum napellus

Aconitum napellus

L’aconito napello (Aconitum napellus L., 1753) è una specie erbacea della famiglia delle Ranunculaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Sottoclasse Magnoliidae, Ordine Ranunculales, Famiglia Ranunculaceae e quindi al Genere Aconitum ed alla Specie A. napellus.

Etimologia –
Il termine Aconitum viene dall’ antico nome latino in Virgilio et al., proveniente dal greco ἀκόνιτον acóniton, usato da Teofrasto e Nicandro per l’aconito velenoso. L’etimologia del nome greco è molto controversa: secondo Gledhill deriverebbe dal nome di una collina nel Ponto; per altri da Acona, villaggio della Bitinia dove la pianta era diffusa; un’altra teoria lo fa derivare da ἀκόντιον acóntion dardo o giavellotto, la cui punta veniva avvelenata con l’estratto dalla pianta e altre ancora che paiono fantasiose e prive di fondamento. L’epiteto specifico napellus è il diminutivo di napus, nome latino del navone, rapa, derivato dal greco νᾶπυ nápu senape (in Teofrasto), in riferimento alla radice simile a una rapa.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
L’ Aconitum napellus è una specie di origine europea dove è presente nelle zone montagnose dell’Europa centrale: Carpazi, monti Balcani, Corsica, Pirenei, Gran Bretagna, Scandinavia, ecc. Alcune varietà sono state segnalate negli Urali e nel Caucaso. In Italia è comune sulle Alpi. Il suo habitat è quello delle zone a mezz’ombra nei pascoli alpini e sulle sponde dei torrenti oltreché nei boschi montani. Frequente è la presenza vicino alle malghe a causa della concimazione naturale del bestiame (questa pianta può essere considerata sinantropa). Questa specie cresce spesso in gruppi numerosi e predilige terreni argillosi e silicei, anche se la si ritrova su suoli calcaree e con pH neutro, con alti valori nutrizionali del terreno che deve essere umido. La distribuzione altimetrica della specie è di norma tra i 500 fino a 2600 m s.l.m..

Descrizione –
Aconitum napellus è una specie erbacea caratterizzata da un rizoma tuberoso, nerastro, a volte simile alla rapa. Presenta un fusto eretto, alto fino a 1 metro e oltre, chee termina in un racemo semplice, denso, raramente rado, che soltanto in piante molto rigogliose forma ramificazioni laterali.
Le foglie sono lucide, alterne, digitate.
I fiori sono di colore blu intenso, composti da 5 sepali petaloidi tra i quali il superiore, a forma di cappuccio incurvato a falce, che sembra un casco frigio; anche i 6 petali sono irregolari, i 2 superiori si prolungano inferiormente in un cornetto, i 4 inferiori sono ridotti a piccole linguette semplici.
I semi sono numerosi subtetraedrici, di 3-5 mm, appiattiti, bruno-nerastri o neri e brillanti a maturazione, alati negli angoli, contenuti in un folliceto (polifollicolo) composto da (1)3- 5 follicoli, lunghi 15-20 mm, sessili e glabri.
Di questa specie ne esiste una varietà album quasi bianca; una varietà bicolor e una versicolor.

Coltivazione –
L’aconito napello è una pianta facile da coltivare che predilige terreni umidi e freschi, ricchi di humus ed esposi a mezz’ombra. La specie si moltiplica di preferenza per divisione dei rizomi, in autunno o anche a fine inverno-inizi primavera ma anche per seme: si semina da aprile-maggio a luglio, in vasi o in piantinaio, in terra di brughiera mista a sabbia, in posizione semiombreggiata. Spesso la germinazione avviene la primavera successiva. Quando le piante si saranno sviluppate a sufficienza si ripicchetteranno in piantinaio o addirittura in dimora, meglio in primavera o in autunno. Le piante non raggiungono lo sviluppo completo la prima stagione e dovranno essere lasciate indisturbate per diversi anni. Nelle zone con inverni più rigidi, meglio qualche copertura.
Per i dettagli della tecnica di coltivazione si rimanda alla seguente scheda.

Usi e Tradizioni –
L’aconito napello è una delle piante più tossiche della flora italiana diffusa nelle zone montagnose delle Alpi.
L’ingestione accidentale di aconito provoca numerosi disturbi anche gravi: senso di angoscia, perdita di sensibilità, rallentamento della respirazione, indebolimento cardiaco, formicolio al viso, sensazione che la pelle del viso si ritiri, ronzio alle orecchie, disturbi della vista, contrazione della gola che può provocare la morte per asfissia. Sono sufficienti quantità di aconitina anche inferiori a 6 mg per causare la morte di un uomo adulto.
I composti chimici presenti nella pianta sono: aconitina, mesaconitina, nepalina, delfinina, ipaconitina, indaconitina, acido aconitico, acido malico e acido acetico. Si tratta di sostanze, in buona parte, dannose per l’uomo. Pertanto deve essere usata sotto la vigilanza costante del medico o del farmacista. Tra questi principi attivi l’aconitina è una delle maggiori responsabili della sua tossicità.
L’azione dell’aconitina si localizza immediatamente al midollo, aumentando in un primo momento la motilità ma determinando, in maniera improvvisa e spesso letale, la paralisi dei nervi motori, sensitivi e secretori.
Per questo motivo questa pianta era spesso usata, specialmente dai Galli e dai Germani, per motivi militari. Infatti avvelenavano con essa le punte di frecce e lance prima del combattimento.
Sono stati segnalati fenomeni irritativi locali (con principio di intossicazione) solo tenendo un mazzo di questa pianta nelle mani in quanto attraverso la pelle possono essere assorbiti i principi attivi velenosi della aconitina. È comunque da rilevare che la velenosità delle foglie è inferiore a quella dei tubercoli.
In fitoterapia viene utilizzata per le sue marcate proprietà antinevralgiche, sedative, analgesiche. In omeopatia viene indicata contro gli attacchi di panico, gli stati di shock, il mal di gola, il mal d’orecchio.
Dell’ Aconitum napellus vengono usate le foglie e le radici; queste ultime costituiscono la principale droga della pianta dotate in maggior misura dell’aconitina, il principio attivo curativo.
Bisogna stare attenti comunque perché i giovani germogli possono essere confusi con il radicchio di montagna (Cicerbita Alpina) ed, inoltre l’aconito è una specie protetta.
Tra gli altri utilizzi dell’aconito napello ricordiamo che questa pianta viene coltivata spesso per i suoi fiori ornamentali grazie all’elegante contrasto tra i fiori e il ricco e decorativo fogliame.

Modalità di Preparazione –
Per l’utilizzo di questa pianta l’epoca di raccolta è: per le foglie durante l’Estate; per i tuberi in Autunno.
L’Aconitum napellus viene utilizzato come rimedio omeopatico utile per gli stati violenti, come febbre, tachicardia, ipertensione. Si utilizza a tal proposito la tintura madre.
Vista la tossicità della pianta, comunque, qualsiasi uso della pianta in qualunque forma e preparazione è da evitare assolutamente se non dietro diretto consulto medico.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.



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