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Come coltivare il susino in maniera biologica

Come coltivare il susino in maniera biologica

La coltivazione biologica del susino europeo (Prunus domestica L., 1753) va condotta con un’attenta valutazione della biologia di questa pianta e del suo habitat preferenziale. Intanto bisogna sapere che col termine susino si intendono sia i Susini Europei che producono le prugne ed i susini di origine asiatica che producono le susine e quindi con colori e forme differenti.
Dal punto di vista climatico i susini europei sono più tolleranti al freddo mentre gli asiatici fiorendo in anticipo sono più adatti a climi più miti. La scelta del terreno ideale per il susino deve essere quello non eccessivamente argilloso, con bassa presenza di salinità sia nei terreni che nelle acque irrigue.

Per l’impianto del susino si deve partire da piantine innestate di due anni, scavando buche di 60 x 60 x 60 (l’attrezzi dipende dal numero delle buche), con epoca preferibile tra fine autunno ed inverno (evitando momenti in cui il terreno non sia lavorabile per eccesso idrico e a rischio gelate). Se la pianta è a radice nuda si effettua la tecnica dell’ inzaffardatura. Comunque sia nella buca va posta una miscela prelavorata di letame maturo (o compost) con una proporzione 30 letame e 70 terreno. Importante è porre la base della pianta al livello del suolo. Operato ciò si costipa leggermente la terra e si irriga immediatamente. Tecnica dell’irrigazione che andrà fatta nel periodo estivo tutta la vita ed in particolar modo nei primi di impianto. Per la scelta del portainnesto farsi seguire da un agronomo di fiducia o dalle indicazioni dell’etichetta (se presenti) della pianta. il sesto può oscillare, anche in funzione della vigoria tra 3 e 4 metri sulla fila e 4 o 5 metri tra le file.
Si ricorda che le varietà europee sono autofertile mentre la maggior parte di quelle asiatiche sono auto-sterili (per cui è necessaria la presenza nell’impianto) di diverse varietà a fioritura contemporanea; comunque sia la presenza di arnie nel susineto migliora notevolmente l’allegagione dei frutti. Per la potatura che va eseguita in due periodi: in inverno (potatura secca) e periodo vegetativo (potatura verde). La potatura secca consiste nel sfoltire o accorciare le formazioni fruttifere per rinnovarle ed equilibrare la fruttificazione, evitando il fenomeno dell’alternanza tra un anno e l’altro. La potatura verde consiste invece nell’eliminazione di polloni e succhioni, rami a portamento verticale che partono rispettivamente dalla base o da branche e nel diradamento dei frutticini lasciandone uno ogni 6-7 cm di ramo. La forma più adatta di potatura per la coltivazione biologica è quella a vaso a forma aperta che consente un maggiore arieggiamento e qualità organolettica dei frutti.
Tra le malattie ricordiamo soprattutto la Monilia e la Ruggine che vanno tenute lontane evitando ristagni ed umidità e rafforzando la pianta con prodotti naturali a base di equiseto, ed in caso di necessità anche con poltiglia Bordolese.
Tra gli insetti ricordiamo la Cydia del susino, le Tentredini e gli Afidi. Contro questi si può lavorare con trappole per cattura massale cromotropiche, con trappole con esche preparate da voi e con prodotti a base di olio di Neem da effettuare però lontano dal momento di maturazione dei frutti. Utilissimo l’inerbimento e l’introduzione di biodiversità agricola per aumentare la percentuale di insetti utili e fitofagi.




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