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Come coltivare il Kaki in maniera biologica

Come coltivare il Kaki in maniera biologica

Per la coltivazione del Kaki (Diospyros kaki L.) in maniera naturale e senza l’uso della chimica bisogna conoscere attentamente la fisiologia e le esigenze di questa pianta.
Si tratta di un albero che può raggiungere notevoli dimensioni e di grande longevità; in questa pianta possiamo distinguere rami a legno, rami misti e brindilli, con gemme miste inserite all’apice del ramo. Esistono soggetti monoici, dioicismi ed intermedi, quindi fiori ermafroditi, pistilliferi, staminiferi; fiori solitari femminili, mentre gli ermafroditi possono essere anche in infiorescenze trifore (dove i due laterali sono maschili), infine i maschili sono in infiorescenze trifore. La fioritura si ha comunque sui rami dell’anno.

Per la scelta dell’area dove coltivare il Kaki tenete conto che non è molto resistente al freddo, anche se arriva a sopportare i -15°C e non sopporta le gelate tardive. Bisogna evitare le zone ventose perché possono condurre alla rottura dei rami carichi di frutti. Ama terreni sciolti, ben drenati non salini (soprattutto sodio) e ricchi di Boro ed in zone soleggiate.
La propagazione del kaki viene fatta tramite innesto a marza mentre per quella a talea è difficile a causa della scarsa attività rizogena. Per i portinnesti, soprattutto nelle zone climaticamente più miti (e quindi più idonee consigliamo il Diospyrus kaki.
Per la piantagione (da fare nel periodo autunnale) si possono scavare delle buche di 40 x 40 x 40 in cui interrare sostanza organica (come letame maturo, humus di lombrico, ecc.) in quantitativo di 4-5 Kg a buca. Per il sesto si scelga il 5 x 6. La concimazione di mantenimento va fatta tenendo conto che è una pianta che ama l’azoto ma considerando che questo non va mai messo sotto forma di nitrati (Per incremento di molte fitopatie, quali cocciniglie ed afidi e per la tossicità alimentare di questo alimento), quindi ogni anno nel periodo invernale reintegrare il contenuto in sostanza organica e per gli apporti minerali utilizzare le ceneri ottenute dalla bruciatura dei rami; la miscelazione tra le due componenti è molto consigliata. Per la forma di allevamento si consiglia la palmetta che agevola la raccolta. Per l’irrigazione questa è necessaria solo in caso di soccorso e di necessità. Per la potatura vanno sfoltiti i rami che hanno già prodotto, in maniera equilibrata ed in modo da lasciare arieggiare all’interno.
Per la raccolta il periodo adatto è tra ottobre e novembre e va fatta con il completo viraggio della buccia al colore giallo congiuntamente ad una maturazione fisiologica.
È una pianta che coltivata in queste condizioni non ha particolari fitopatie; tra queste comunque ricordiamo il tumore radicale batterico di difficile soluzione se si presenta e la mosca della frutta. Per quest’ultima si possono utilizzare trappole appositamente costruite. Per la sesia si possono effettuare trattamenti autunnali con olio bianco naturale o con l’utilizzazione di un Nematode entomoparassita (Neoaplectana (Steinemema) feltiae).




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