Un Mondo Ecosostenibile
ColtivazioniGuide Pratiche

Come coltivare i carciofi in maniera biologica

Come coltivare i carciofi in maniera biologica

I carciofi (Cynara scolymus L.) sono, purtroppo, tra le ortive più trattate da anticrittogamici (per le condizioni in cui si coltivano e si producono) cerchiamo di dare una piccola guida per produzioni totalmente biologiche. Ricordiamo che sono piante perenni, per cui predisponiamo un appezzamento idoneo dove coltivarli per 4-6 anni (non ripetete mai sullo stesso appezzamento la coltivazione se non dopo 4-5 anni) e che amano un clima caldo.
Tra le varietà abbiamo quelle a produzione autunnale (generalmente con capolini più piccoli) ed altre a produzione primaverile.
Il terreno della carciofaia deve essere profondo, di medio impasto, ben dotato di sostanza organica, non calcareo. Prima di impiantare i carciofi dotatevi di una buona dose di letame bovino maturo (preferibile) o in mancanza di questo di altro organico maturo, lavorandolo e miscelandolo col terreno. Per estensioni più grandi servono organi lavoranti meccanici che interreranno anche il letame.

Per la piantagione si parte dai carducci, cioè dei dei giovani polloni prodotti dalle grandi piante di carciofo; è bene utilizzare dei polloni che abbiano già prodotto almeno 4-6 foglie. Siccome la pianta adulta di carciofo può raggiungere 100 -120 cm di altezza, dobbiamo distanziarle almeno 120-140 cm, mettendole in piccole buche, non interrando troppo e ricoprendo il terreno accuratamente, senza costiparlo eccessivamente (per evitare l’insorgere dei marciumi). A questo punto si può effettuare la prima irrigazione.
Per le irrigazioni si consigliano turni ravvicinati, soprattutto durante il periodo di ingrossamento dei capolini (il turno va stabilito in funzione della necessità di non far mai soffrire la pianta nella fase vegetativa).
Tra i parassiti di queste piante ricordiamo: afidi, nottua del carciofo, vanessa del carciofo. In maniera diversa debilitano la pianta e, in alcuni casi, rendono non commestibile il capolino. Per diminuirne il rischio alcune piccole regole: non usare mai concimi azotati di sintesi, non irrighiamo mai con acqua troppo fredda, consociare con piante quali Cipolla, Lattuga, Peperone, Piselli o fave, Porri, Ravanelli. Queste piante miglioreranno molto l’equilibrio ecologico della consociazione e le qualità organolettiche delle specie consociate.
Se comunque l’infestazione si manifesta (in questo caso è bene analizzare quali possono essere state le possibili cause ed annotarle – così si fa esperienza in biologico) possiamo utilizzare il macerato di ortica (la mattina presto e la sera) per alcuni giorni ed allontanare (se possibile) le parti attaccate. Se l’attacco è dovuto alla nottua (che scava gallerie fino al capolino) si possono trattare le piante con infuso di pomodoro che allontana le farfalle, agendo come un repellente.
Per la vanessa del carciofo (grossa farfalla) nel periodo del volo degli adulti prepariamo dell’infuso di tanaceto o d’assenzio e spruzziamolo sulle piante.
Adesso buona raccolta e, soprattutto, certi che vi state cibando di natura.




Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *