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Leontodon tuberosus

Leontodon tuberosus

Il dente di leone tuberoso (nome scientifico Leontodon tuberosus L., 1753) è una specie di piante spermatofite dicotiledoni appartenenti alla famiglia Asteraceae dall’aspetto simile alle “margherite” di colore giallo.

Sistematica –
Secondo la classificazione Cronquist, il dente di leone appartiene al Dominio Eukaryota, al Regno Plantae, alla Superdivisione Spermatophyta, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Sottoclasse Asteridae, Ordine Asterales, Famiglia Asteraceae, Sottofamiglia Cichorioideae, Tribù Cichorieae, Sottotribù Hypochaeridinae, Genere Leontodon, Specie L. tuberosus.

Etimologia –
Il primo termine del binomio deriva dai vocaboli greci leon = leone e ous, odontos = dente, in riferimento al margine delle foglie marcatamente dentato; il secondo, invece, è riferito alla presenza di radici tuberizzate.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
In Italia le specie di Leontodon sono abbastanza comuni e si trovano ad altitudini variabili fra 0 e 3000 m s.l.m., sia nelle Alpi che negli Appennini. In genere prediligono stazioni aride, zone incolte e ghiaioni, si trovano anche sulle rocce o nelle fessure delle rupi. I Leontodon oltre che in Italia si trovano in Europa, in Asia (Vicino Oriente e aree centrali dell’Asia), in Africa settentrionale e nel Messico. In altre aree (America del Nord, America del Sud e Australia) è considerata specie naturalizzata. Il centro di espansione principale è il bacino del Mediterraneo (parte Occidentale).

Descrizione –
Pianta erbacea perenne caratterizzata da radici ingrossate, tuberizzate e da una densa rosetta di foglie basali, pelose, lineari-spatolate, con margine profondamente sinuoso-dentato. In primavera, dal centro della rosetta si sviluppano gli scapi fiorali, eretti ed afilli, che portano all’apice un capolino di fiori colore giallo-limone. La parte aerea ricorda, nell`aspetto generale, la più comune Costolina.
L’altezza di queste piante varia da 10 a 40 cm. La forma biologica è emicriptofita rosulata, ossia sono piante perenni, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve e con le foglie disposte a formare una rosetta basale.
Il nome comune Dente di leone viene attribuito anche ad un’altra pianta mangereccia, Taraxacum officinale Weber, sempre in riferimento alla presenza di foglie con margine marcatamente dentato-inciso. Questa specie, anch’essa appartenente alla famiglia Compositae, è nota, peraltro, con altri appellativi volgari (Soffione, Tarassaco, Piscia cane, Piscialetto)

Coltivazione –
Per la tecnica di coltivazione consulta la seguente scheda.

Usi e Tradizioni –
Alla pianta sono spesso attribuite funzioni tipiche di altre erbe amare. Dove è uso utilizzare cicoria e tarassaco come alimento medicinale allo scopo di depurare l’organismo e il sangue, lo stesso viene fatto con il dente di leone.
Come per il tarassaco e altre specie simili si può utilizzare in cucina l’intera pianta, anche se in prevalenza si raccolgono e si consumano le rosette primaverili, apprezzate da chi ama il sapore amaro e le sue varianti (si rimanda alle relative schede per approfondimenti e per le ricette, buone anche per il dente di leone). Il consumo delle foglie è diffuso: quelle più giovani sono buone per le misticanze crude primaverili, ma con più frequenza vengono usate cotte per essere preparate come le altre simili erbe. I palati più attenti notano comunque le differenze e spesso danno la preferenza al tarassaco per il sapore più “pulito”.
Il dente di leone tuberoso è disponibile per l’utilizzo in cucina anche in pieno inverno e viene usata comunemente in molte aree centro-meridionali e del Mediterraneo. Oltre al tipico consumo delle foglie, si possono mangiare anche i tuberi, cotti e variamente conditi, mescolati o meno con le foglie. Per l’uso che si fa del dente di leone sono adattabili pressoché tutte le ricette, tipiche o sperimentali, che si possono riferire alle più note erbe amare – cicoria, tarassaco o altre – sapendo che il sapore del dente di leone è più gradevole o più amaro e meno consistente a seconda della specie.

Modalità di Preparazione –
Si usa il cespo di foglie basali. Le foglie del Dente di leone si usano semplicemente lessate e condite con olio.
Le giovani foglie sono utilizzate, in varie parti della Penisola, come spinaci e quindi preparate allo stesso modo.

Guido Bissanti

Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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