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Come si riproduce la Stevia

Come si riproduce la Stevia

La Stevia (Stevia rebaudiana Bertoni) è una pianta erbacea perenne, di piccole dimensioni, della famiglia delle Asteraceae.
Questa pianta è originaria della valle del Rio Monday nel Nord-est del Paraguay. Le prime notizie sull’esistenza di questa pianta risalgono al suo uso da parte degli indigeni Guaranì che la chiamavano caà-ehe (erba dolce) e la utilizzavano per coprire il gusto amaro dell’Ilex paraguayensis con cui si preparava un infuso chiamato: “Mate” (il the del Paraguay) leggermente eccitante per un basso contenuto di caffeina.
Questa pianta può essere coltivata al di fuori del suo areale e cresce anche in zone con clima mediterraneo come in Italia.
In questa scheda vedremo come si propaga mentre per i dettagli della tecnica di coltivazione si rimanda alla scheda specifica.

Propagazione –
La Stevia rebaudiana, di solito, si riproduce per seme ma si può moltiplicare anche per talea con una buona percentuale di successo.
Si ricorda che i semi, che sono minuscoli, prima della semina vanno solitamente mescolati con della sabbia per evitare una distribuzione troppo fitta. La percentuale di germinazione questa specie è comunque modesta per cui è necessario aumentare il quantitativo di seme.
È importante, inoltre, soprattutto durante la prima fase di germinazione, di non far seccare il terriccio in quanto le giovani piantine non supererebbero la crisi idrica.
Le piantine vengono trapiantate individualmente quando hanno messo il secondo paio di vere foglie, mettendole a dimora all’esterno dopo le ultime gelate, e fornendo loro una certa protezione fin quando la pianta è ben avviata.
In Italia il periodo migliore per il trapianto ricade nel mese di aprile per le temperature miti e le frequenti piogge che assicurano un buon attecchimento delle piantine ed uno sviluppo uniforme.
Per quanto riguarda la densità di impianto si consiglia quella di 5-6 piante per metro quadrato con interfila di 60 cm.

Utilizzi –
La Stevia è una pianta che è conosciuta da tempi remoti dai molti popoli dell’area geografica sudamericana, oltre che per il potere dolcificante delle sue foglie, anche per le proprietà medicinali, infatti è comunemente usata da secoli dai popoli indigeni del sud America per le sue doti antinfiammatorie e antiossidanti, ed è usata ancora oggi.
Viene usata come dolcificante, in quanto è molto più dolce del comune saccarosio. I principi attivi contenuti sono lo stevioside, e il rebaudioside A, che si trovano in tutte le parti della pianta ma sono più disponibili e concentrati nelle foglie, che quando sono seccate (disidratate), hanno un potere dolcificante (per effetto della miscela dei due componenti dolcificanti) da 150 a 250 volte il comune zucchero. Contrariamente allo zucchero i principi attivi non hanno alcun potere nutrizionale (zero calorie), e sono relativamente stabili nel tempo e alle alte temperature, per cui conservano perfettamente le loro caratteristiche anche in prodotti da forno o in bevande calde, diversamente da altri dolcificanti di sintesi come l’aspartame, che subisce degradazione.




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