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Muscimolo

Muscimolo

Il muscimolo, il cui termine nella nomenclatura ufficiale IUPAC è: 5-(Amminometile)-3(2H)-isossazolone è un alaloide.
Questa sostenza è conosciuta anche con i nomi di 5-(amminometile)-3-isossazololo o 5-amminometil-3-idrossi-isassazolo, e ancora di 3-idrossi-5-amminometilisossazolo, agarina o pantherina è un alcaloide con formula bruta o molecolare: C4H6N2O2.
Il muscimolo è un alcaloide isossazolico di origine naturale e presente nell’Amanita muscaria e nell’Amanita pantherina.
Il muscimolo che è un metabolita dell’acido ibotenico sono sostanze velenose idrosolubili e termostabili molto attive a livello del sistema nervoso centrale umano. Entrambi mimano (quindi sono agonisti) l’azione dei neurotrasmettitori fisiologicamente presenti. L’acido ibotenico agisce sui recettori dell’acido glutammico con effetti eccitatori; successivamente, trasformatosi completamente in muscimolo, si lega ai recettori dell’acido γ-amminobutirrico provocando dapprima effetti allucinatori e poi depressori.
Il muscimolo è molto più attivo dell’acido ibotenico e ciò spiega esaurientemente gli effetti prima allucinogeni e poi soporiferi della seconda fase dell’intossicazione.

Il muscimolo è ritenuto circa 5 volte più attivo dell’acido ibotenico, di cui è la forma decarbossilata. Assunto per via orale, infatti, il muscimolo è attivo a 10-15 mg.
Il muscimolo viene eliminato come tale nelle urine e questa caratteristica veniva sfruttata da alcune popolazioni siberiane che consumavano l’ Amanita muscaria per inebriarsi, bevendo le urine degli intossicati per poterne sfruttare gli effetti.
Si ricorda che l’Amanita pantherina è più tossica dell’Amanita muscaria in quanto contiene più del doppio di derivati isossazolici (A. pantherina 460 mg e A. muscaria 180 mg per ogni 100 g di fungo secco).
Il muscimolo si può sintetizzare per decarbossilazione dell’acido ibotenico ed, attualmente è in fase di sperimentazione per la cura della malattia di Parkinson. In studi su primati affetti da Parkinson l’infusione di muscimolo nel nucleo subtalamico e nel pallido interno ha prodotto miglioramento della bradicinesia.
Analoghe infusioni fatte su pazienti parkinsoniani durante la stimolazione cerebrale hanno prodotto miglioramenti clinici.

Avvertenza: le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico.




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