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Amorphophallus konjac

Amorphophallus konjac

Il Konjac (Amorphophallus konjac Karl Heinrich Koch) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Araceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Sottoregno Tracheobionta, Superdivisione Spermatophyta, Divisione Magnoliophyta, Classe Liliopsida, Sottoclasse Alismatidae, Superordine Alismatanae, Ordine Alismatales, Famiglia Araceae e quindi al Genere Amorphophallus ed alla Specie A. konjac.
Sono sinonimi i termini:
– Amorphophallus mairei H.Lév.;
– Amorphophallus nanus H.Li & C.L.Long;
– Amorphophallus rivierei Durand ex Carrière;
– Brachyspatha konjac (K.Koch) K.Koch;
– Conophallus konjak Schott;
– Hydrosme rivierei (Durand ex Carrière) Engl.;
– Proteinophallus rivierei (Durand ex Carrière) Hook. f.;
– Tapeinophallus rivierei (Durand ex Carrière) Baill..

Etimologia –
Il termine Amorphophallus proviene dal greco ἄμορφος ámorphos informe, brutto, deforme e da φαλλός phallós fallo, pene: riferimento all’aspetto sgraziato dello spadice.
L’epiteto sepcifico konjac proviene da idiomi asiatici, tra cui il giapponese 蒟 蒻, 菎 蒻 (konnyaku) ed il coreano 곤약 (gonyak).

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Konjac è una pianta originaria dello Yunnan, una provincia situata nel Sud-ovest della Cina, dove la pianta cresce anche allo stato naturale.
Questa pianta è coltivata in Cina e nelle aree calde subtropicali dell’Asia orientale, dal Giappone e dalla Cina meridionale all’Indonesia.

Descrizione –
L’ Amorphophallus konjac è una specie erbacea perenne che si sviluppa da un grosso rizoma tuberizzato che ha la forma di una mela gigantesca e può raggiungere parecchi chili di peso e un diametro fino a 25 cm.
Dal suo centro emerge in primavera un’infiorescenza alta anche più di un metro e mezzo che impiega qualche settimana per svilupparsi completamente: su uno stelo del diametro di tre a quattro centimetri si innesta uno spadice dello stesso diametro costellato alla base da tantissimi minuscoli fiori, non appariscenti, e avvolto da una spata che si allarga a forma di cono nel giro di pochi giorni, di colore e di consistenza somiglianti molto alla carne cruda.
La foglia che avvolge lo spadice è larga fino a 1,3 m, bipinnata e divisa in numerosi volantini.
I fiori sono prodotti su una spatola racchiusa da uno spadice viola scuro lungo fino a 55 cm.
L’odore di questo fiore è quello di carne in putrefazione, con il quale la pianta attira gli insetti che impollinano i piccoli fiori. Altro particolare senz’altro interessante perché inusuale è che l’infiorescenza emerge dal tubero senza che questo si possa rifornire di acqua e di nutrienti dal terreno, perché in questa fase è ancora privo di radici.

Coltivazione –
Per la coltivazione del Konjac il rizoma-tuberizzato va piantato all’inizio della primavera, o in piena terra o anche in un vaso circa 12 cm più largo del tubero stesso, che può accrescersi notevolmente in una stagione e deve trovare spazio per espandersi, con la parte superiore a circa cinque centimetri dalla superficie, perché le radici si svilupperanno dalla parte superiore.
Il substrato deve essere molto ricco di sostanze organiche e di nutrimento (per esempio 50% di torba, 20 % di terra e 30 % di letame maturo), per permettere il rapido sviluppo della pianta. A questo punto bisogna solo annaffiare e aspettare.
Dal tubero maturo, che è delle dimensioni di un grosso pompelmo, emergerà per primo il fiore. Ma dato che il suo sviluppo costerà alla pianta notevoli energie che non potrà recuperare perché è, come già detto, priva di radici, il tubero si restringerà notevolmente e perciò converrà ricompattare il terriccio intorno e proteggere la pianta dal forte vento per non far ribaltare il fiore.
Una volta che questo sarà appassito, la pianta comincerà a produrre le radici e dunque bisognerà somministrare acqua per mantenere umido il terriccio, soprattutto nella parte superficiale e avendo cura di non saturare troppo la parte inferiore.
A distanza di molte settimane inizierà ad emergere l’unica foglia e a questo punto bisognerà aumentare la quantità d’acqua e cominciare le somministrazioni di concime liquido, all’inizio con prevalenza d’azoto poi, quando la foglia sarà pienamente sviluppata, prevarrà il potassio.
S consiglia una esposizione luminosa, da ombreggiata a pieno sole, anche se è meglio proteggere la pianta dal sole forte. Quando in autunno la foglia appassirà, sarà meglio estrarre il tubero dal vaso e conservarlo in un posto asciutto, ma sarà anche possibile lasciarlo nel vaso all’aperto, purché il terriccio rimanga asciutto, e così potrà sopportare anche qualche grado sotto lo zero.
Per la coltivazione in piena terra bisogna essere in aree dove il gelo d’inverno non è troppo forte, in un posto protetto, ben drenato, il più asciutto possibile. La pianta crescerà però più lentamente che se rinvasata tutti gli anni e il pericolo di marciumi sarà sempre presente.

Usi e Tradizioni –
Il Konjac è una pianta conosciuta anche con i nomi di konyaku, konjak, konjaku, patata konjac, giglio voodoo, lingua del diavolo o igname di elefante.
È una pianta conosciuta in Giappone, dal VI secolo, come pianta medicinale.
Durante il periodo Edo (a partire dall’inizio del 17 ° secolo), i giapponesi la importarono dalla Cina.
Il libro del 1846 Konnyaku Hyakusen “100 ricette di konnyaku” dimostrava già la sua popolarità in Giappone a quel tempo.
Oggi l’Amorphophallus konjac è estesamente coltivato in Giappone (dove è chiamato “Konyaku”), per il suo utilizzo commerciale della parte ipogea, da cui si ricava una fecola utilizzata da secoli nella tradizione dietetica giapponese.
La droga, cioè la parte di pianta dotata di proprietà officinali, è costituita dalla radice della pianta.
Dal tubero del konjac si estrae un glucomannano purificato che costituito da un polisaccaride, non assimilabile dall’organismo umano, che ha la capacità di assorbire una grande quantità di acqua, aumentando enormemente il suo volume e trasformandosi in una mucillagine fluida e vischiosa. Essa si amalgama al bolo alimentare durante la digestione, formando un rivestimento non digeribile intorno alle particelle alimentari, capace di inglobare gli zuccheri (carboidrati) e i grassi (lipidi), riducendone così l’assimilazione da parte dell’organismo. Questo fenomeno è favorito dall’ambiente acido presente all’interno dello stomaco. La sua ingestione deve essere sempre accompagnata da abbondanti quantità di acqua, 2-3 bicchieri, per evitare fenomeni subocclusivi a livello esofageo.
L’azione del Glucomannano è quindi di natura meccanico-osmotica e non farmacologica, e si può riassumere nel modo seguente:
– rigonfiandosi nello stomaco, il Glucomannano riduce lo stimolo della fame, dando una sensazione di sazietà;
– durante il transito intestinale, oltre all’acqua, ingloba gli zuccheri e i grassi, incluso il colesterolo, diminuendone l’assimilazione da parte dell’organismo;
– nell’intestino crasso ingloba la flora dannosa e le tossine e, per via del suo volume, preme sulle pareti enteriche, esercitando una sorta di massaggio che stimola la peristalsi, favorendo il transito intestinale e facilitando l’evacuazione.
Il Glucomannano è indicato come coadiuvante nel trattamento del sovrappeso, dell’obesità e della stipsi, delle malattie metaboliche come l’ipercolesterolemia e l’iperlipidemia; dell’iper-glicemia nel diabete di tipo 2 non insulino-dipendente, poiché il rallentato e ridotto assorbimento dei carboidrati contribuisce a livellare i picchi glicemici postprandiale, evitando così il repentino e anomalo aumento di insulina, e quindi limitando la lipogenesi e il ritorno precoce del senso di fame.
Poiché non ha effetti collaterali, in quanto non è assorbito e quindi non produce effetti sistemici, è adatto anche nell’obesità infantile a partire dai 10-12 anni, avendo l’accortezza di effettuare qualche giorno di pausa dopo ogni mese di somministrazione, per evitare fenomeni di ridotto assorbimento vitaminico-minerale in un organismo in crescita.
Per quanto riguarda le controindicazioni o precauzioni si ricorda che il glucomannano è controindicato in caso di ernia iatale, poiché l’aumento di volume nello stomaco potrebbe accentuarne la sintomatologia.
Come avviene con molti prodotti ricchi di fibre, esso può causare, specie in fase iniziale, fenomeni di meteorismo, che solitamente si riducono dopo qualche giorno.
Può inoltre ridurre l’assorbimento dei farmaci somministrati contemporaneamente, pertanto si consiglia la loro assunzione almeno un’ora prima del Glucomannano, oppure tre ore dopo la sua ingestione.
Il Konjac è quasi privo di calorie ed è ricco di fibre; ulteriore motivo del suo uso come alimento dietetico. In Corea si usa anche come crema per i massaggi al viso.
Il Konjac è utilizzato anche per preparare gelatine alla frutta; questo tipo di snack, confezionato in coppette di plastica, è molto conosciuto in Giappone e negli Stati Uniti d’America.
A differenza delle altre gelatine, il Konyaku ha una consistenza quasi solida e non si scioglie subito in bocca; per questo motivo, è vivamente consigliato masticarlo molto bene prima di ingoiarlo, in quanto in caso contrario si sono verificati parecchi decessi soprattutto di bambini.

Modalità di Preparazione –
Il cibo prodotto dal cormo di questa pianta è ampiamente conosciuto in inglese con il suo nome giapponese, konnyaku (torta di igname), cucinato e consumato principalmente in Giappone e Corea. I due tipi base di torta sono bianchi e neri.
Nella cucina giapponese il konyaku viene prodotto mescolando la farina di konjac con acqua o acqua di calce; è l’ingrediente di molti piatti e specialità come l’oden, il sukiyaki, il gyūdon e gli spaghetti shirataki. Inoltre, è usato dai vegetariani come sostituto della gelatina animale. Il konnyaku destinato alla vendita nei negozi alimentari viene confezionato in sacchetti di plastica, contenenti acqua, e ha l’aspetto di un blocco grigio dalla consistenza di una gelatina soda.
Inoltre, come detto, il cormo del konjac contiene il glucomannano, una gomma naturale vegetale utilizzata in alcuni tipi di gomme da masticare.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.



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