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I Biocidi – un furto alla Natura

I Biocidi – un furto alla Natura

I biocidi sono quei prodotti che svolgono una funzione letale nei riguardi degli organismi contro cui vengono utilizzati, essendo dei veri e propri veleni, la dicitura più corretta dovrebbe essere quella di pesticidi e non di fitofarmaci.
È stata soprattutto la cosiddetta agricoltura industriale a richiedere un sempre maggiore uso di tali sostanze. Si è andati così verso la specializzazione colturale, le nuove varietà ibride, la corsa all’aumento delle rese con il ricorso ai concimi di sintesi. Tutto ciò ha innescato una deriva ecologica di difficile recupero.
L’uso dei biocidi, nati per aiutare l’agricoltura, sta trascinando l’ecosistema e l’umanità in una spirale pericolosissima da cui è difficile tornare indietro. Insetti, uccelli, mammiferi, microrganismi del suolo, e così via, ogni giorno che passa, sono sempre più a rischio. Un problema di così vaste dimensioni che le crisi finanziarie fanno solo sorridere.
I biocidi, pensati per risolvere alcuni problemi produttivi, garantendo spesso il reddito dei singoli agricoltori, a livello di ecosistema e planetario, stanno innescando un impoverimento della biodiversità e della fertilità dei suoli senza precedenti.
I costi che stiamo pagando sono di gran lunga superiore ai benefici per le rese agricole, contaminando ed inquinando suolo, acqua e aria. Dalle vette più alte ai fondali marini, trasportati e veicolati, i biocidi sono oramai ovunque, persino dove non dovrebbero essere.
Li respiriamo, li assumiamo con l’acqua che beviamo, col cibo, con conseguenze ovvie sulla nostra salute. Si stima che i costi sanitari, nei prossimi anni, porteranno al collasso della spesa pubblica ed all’impoverimento dei sempre maggiori poveri.
Ed i dati sono peggiori delle nostre considerazioni. Un recente rapporto di Greenpeace, che riporta un’indagine scientifica svolta nell’arco di 5 anni in Germania, ha rivelato che nel 60% delle falde acquifere campionate (2.280 falde), sono state rilevate tracce di pesticidi o dei loro metaboliti, mentre in Olanda, nel 2013, il 65% dei campioni di acqua superficiale conteneva 30 o più insetticidi.

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Vediamo cosa succede in Italia. Secondo i dati dell’Ispra, nel 2012, nelle acque del nostro Paese sono state trovate 175 sostanze chimiche diverse, un numero più elevato rispetto agli anni precedenti. Nelle acque superficiali sono stati trovati pesticidi nel 56,9% dei 1.355 punti controllati mentre nelle acque sotterranee è risultato contaminato il 31% dei 2.145 punti esaminati.
A chi diamo la responsabilità di tutto questo? Bene, nel 2011 il 76% delle vendite di pesticidi, a livello mondiale, era rappresentato da sole 6 aziende, che hanno ovviamente tutto l’interesse a mantenere questo sistema agricolo.
Vediamo adesso i dati relativi allo stato di salute della popolazione mondiale. Secondo il Rapporto Cambia la Terra del 2018, edito da Federbio in collaborazione con Isde-Medici per l’ambiente, Legambiente, Lipu, Wwf e un panel di esperti, oggi nel mondo si contano ventisei milioni di casi di avvelenamento all’anno, cioè oltre 71 mila al giorno (che sono quanto gli abitanti di una città media italiana).
Alla luce di questi dati allarmanti la FAO, in un recente documento, ha dovuto affermare che il modello della cosiddetta rivoluzione verde (industrializzazione dell’agricoltura più chimica di sintesi) non solo può considerarsi esaurito, per tute le conseguenze oramai note, ma che bisogna in tempi brevissimi andare verso un modello agroecologico.
In ultimo, i costi legati al degrado del suolo. Secondo lo studio “Land Degradation and Restoration Assessment” pubblicato da Ipbes, che è una piattaforma avviata nel 2012 dall’UNEP, a livello planetario, il degrado del suolo, causato dalle attività umane, costa complessivamente più del 10% del Prodotto lordo globale annuo e determina impatti negativi sul benessere di 3,2 miliardi di persone, soprattutto dei Paesi più poveri.
Tra l’altro il rapporto ammonisce che tra poco più di tre decenni, circa 4 miliardi di persone vivranno in aree aride e a quel punto, è probabile che il degrado del suolo sia accompagnato da problemi strettamente correlati ai cambiamenti climatici, costringendo a emigrare circa 700 milioni di persone.

Guido Bissanti




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