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Rubia peregrina

Rubia peregrina

La robbia selvatica (Rubia peregrina L.) è una erbacea lianosa appartenente alla famiglia delle Rubiaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Rubiales, Famiglia Rubiaceae e quindi al Genere Rubia ed alla Specie R. peregrina.
Sono sinonimi i termini:
– Rubia anglica Huds. (1762);
– Rubia angustifolia L. (1767);
– Rubia lucida L. (1767);
– Rubia bocconii Petagna (1787);
– Rubia longifolia Poir.;
– Rubia splendens Hoffmanns. & Link (1824);
– Rubia requienii Duby (1830);
– Rubia dalmatica Scheele (1844);
– Rubia angustifolia var. requienii (Duby) Nyman (1879);
– Rubia peregrina var. dalmatica (Scheele) Nyman (1879);
– Rubia peregrina var. lucida (L.) Nyman (1879);
– Rubia peregrina var. splendens (Hoffmanns. & Link) Nyman (1879);
– Rubia erratica Bubani (1899);
– Rubia reiseri Halácsy ex Hayek (1930);
– Rubia peregrina subsp. longifolia (Poir.) O.Bolòs (1969);
– Rubia peregrina var. requienii (Duby) Cardona (1974);
– Rubia peregrina subsp. requienii (Duby) Cardona & Sierra (1980);
– Rubia agostinhoi Dans. et Silva;
– Rubia peregrina subsp. agostinhoi (Dans. et Silva) Valdés et G.López.

Etimologia –
Il termine Rubia proviene da rúbeus rosso: per via della la radice che veniva utilizzata per tingere di rosso.
L’epiteto specifico peregrina in quanto esotica, forestiera o anche nel senso di vagante, errabonda, che si trova qua e là, senza una localizzazione preferenziale.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
La robbia selvatica è una pianta resistente allo stress, tipica della macchia mediterranea che cresce in boschetti, cespugli, siepi, terreni sassosi e lungo le strade e i sentieri, dove può vivere tra 0 e 1000 metri sul livello del mare.
Questa pianta è presente principalmente nell’Europa mediterranea (Spagna, Portogallo, Francia, Italia, Grecia ed ex Jugoslavia) ma cresce anche in Gran Bretagna e nel Nord Africa.

Descrizione –
Rubia peregrina è una specie erbacea lianosa perenne che può svilupparsi tra 50 e 250 cm di lunghezza; è ricoperta da brevi aculei per cui risulta ruvida al tatto.
I fusti sono rampicanti, ramificati, di sezione quadrangolare, con spigoli di 1-2 mm. Le foglie sono con una sola nervatura ben visibile nella pagina inferiore, disposte in verticilli di 6 elementi; sono di consistenza coriacea, persistenti, di forma ellittico-lanceolata, con colorazione verde lucido.
I fiori sono pentameri, piccoli, numerosi, di colore bianco giallicci, disposti in pannocchie alla base delle foglie o all’estremità dei rami. L’antesi è tra aprile e Luglio.
Il frutto schizocarpico carnoso è un drupario, nel quale si sviluppa un solo monocarpo globoso di 3-7 mm, prima di colore verde e poi nero e lucido, simile ad una bacca con pedicello di 2-6 mm.

Coltivazione –
Per la coltivazione della Rubia peregrina bisogna scegliere dei terreni profondi, permeabili e freschi, in modo da permettere alle radici (parte da cui si estrae il pigmento), di svilupparsi meglio in lunghezza e grossezza.
Questa pianta può essere seminata o riprodotta per talea della radice.
Per la semina si opera in campo aperto in primavera, nel periodo da marzo a maggio, al riparo dal gelo, a 4-6 cm di profondità, con un intervallo da 3 a 6 cm, lasciando tra una fila e l’altra un metro e mezzo di distanza, per facilitare la successiva raccolta.
L’epoca di germinazione si ha dopo circa 15-20 giorni.
Si può seminare anche in serra con trapianto delle piantine di 6-8 mesi di vita.
Se si vuole riprodurre per talea bisogna preparare dei pezzetti di radice di piantine nate in serra.
Per ricavare la tintura bisogna attendere da due a tre anni in quanto la radice matura il principio tintorio in questo periodo e necessita nel frattempo di un suolo fertile e ben irrigato.
Nell’attesa di questo periodo si possono raccogliere i semi, che vanno staccati dalla pianta una volta raggiunta la piena maturazione e seccati al sole.
La raccolta delle radici si fa nel periodo settembre-novembre, durante il terzo anno di coltivazione, quando la pianta raggiunge il massimo del suo potere colorante. Vanno fatte seccare al sole, dopo averle liberate dalla terra, senza lavarle.

Usi e Tradizioni –
La robbia è stata la principale fonte, sin dall’antichità, della colorazione rossa per le fibre tessili, le pelli e le pitture murali. Questa pianta viene citata nelle opere di Ippocrate, Teofrasto e Dioscoride, che ne menziona la coltivazione in Toscana; inoltre veniva usata dagli antichi Egizi per la tintura del lino.
Per le precisione erano alcune le piante da cui si ricavava il pigmento rosso e cioè: principalmente la Rubia tinctorum e la Rubia peregrina, oltre ad Asperula tinctoria e ad alcune specie di gallio.
Dal Medioevo in poi, sino alla realizzazione del corrispondente pigmento di sintesi, le sostanze pigmentanti prodotte dalla pianta hanno costituito il motivo di vaste coltivazioni e ricco commercio.
A partire dal XVII secolo le sue radici hanno cominciato a essere importate in Europa dalla Siria, Persia, Asia minore e Grecia, provenienti da Siria, per opera degli Olandesi, essi stessi grandi produttori insieme alla Francia, dove fu introdotta ai tempi di Luigi XV e coltivata in seguito intensivamente in alcune regioni meridionali, fra cui la Provenza.
In Italia le coltivazioni di robbia sono state mantenute sino alla fine del XIX secolo, caratterizzando con il colore rosso mattone che se ne ricava, unitamente al blu del guado, la colorazione del tessuto popolare locale, soprattutto negli abiti tradizionali regionali.
Il rapido declino della robbia avvenne con l’individuazione del suo principio colorante, che è un composto antracenico, di nome alizarina, sintetizzato nel 1868 dai chimici tedeschi Groebe e Liebermann.
Le bacche di questa pianta, che maturano nel periodo autunnale, non sono commestibili.
La robbia ha inoltre proprietà diuretiche,emmenagoghe, lassative e toniche.

Modalità di Preparazione –
Il procedimento adatto per tingere in rosso con radice di robbia su lana o cotone consiste nel pretrattare la lana facendola sobbollire per un’ora in acqua in cui sia stato sciolto allume di potassio (reperibile in farmacia). La quantità di allume (si usa al 25%) è da calcolare sul peso del materiale da tingere; ad esempio per 100 grammi di lana occorrono 25 grammi di allume. Lasciar raffreddare il materiale nel bagno.
Volendo tingere il cotone invece occorre calcolare sul peso del materiale asciutto il 20% di allume di potassio e il 5% di soda Solvay (reperibile tra i detersivi al supermercato) e procedere come sopra.
Bisogna procurarsi della radice di robbia coltivata o selvatica (raccolta ed essiccata o acquistata in erboristeria, possibilmente polverizzata) e procedere alla tintura immergendo il materiale in acqua a cui sia stata aggiunta la robbia.
A questo punto bisogna portare il bagno di tintura a 85° e mantenere la temperatura per un’ora, mescolando spesso per ottenere una tintura uniforme.
Lasciare quindi raffreddare nel bagno, lavare in acqua e sapone neutro, sciacquare, centrifugare e asciugare all’ombra.
Nel caso in cui si usa la radice a pezzetti, occorre prima estrarre il colore tenendola a bagno in acqua alcune ore e poi ad 85° un’ora, farla quindi raffreddare e filtrare.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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