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Ricinus communis

Ricinus communis

Il Ricino (Ricinus communis L.) è una specie arborescente appartenente alla famiglia delle Euphorbiaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Euphorbiales, Famiglia Euphorbiaceae e quindi al Genere Ricinus ed alla Specie R. communis.

Etimologia –
Il termine Ricinus è assonante con le parole greche κίκι cíci ricino, pianta citata da diversi autori, e con κίκῐνος cícinos che attiene al ricino. Ricinus in latino significa “zecca” per la notevole somiglianza dei semi con i noti parassiti. L’epiteto specifico communis equivale a dire pianta comune, banale.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Ricino è una pianta con origini tropicali, tra Africa ed Asia, il cui addomesticamento risale al VI millennio a.C. nell’Asia sud-occidentale. Fu introdotta in Europa ancor prima dell’Impero romano. Oggi è coltivata in tutto il mondo (in particolare Asia e America del Sud), e in tutti i climi temperati o tropicali, ove il clima lo consente, per il suo elevato contenuto in olio che viene utilizzato in farmacia e in varie applicazioni industriali. La produzione mondiale di semi di Ricino ammonta a circa 1 milione di tonnellate all’anno. Le principali zone di produzione sono l’India, la Cina e il Brasile.

Descrizione –
Ricinus communis è una specie a portamento arborescente con un apparato radicale formato da un grosso fittone che si sviluppa in profondità e da radici laterali superficiali. Il fusto, che è di colore verde o porpora più o meno intenso, è eretto e cavo, più o meno ramificato, con altezze variabili da 60 cm a oltre 5 metri. Le foglie, molto grandi, sono di forma palmata-lobata con 5-11 lobi ovali o acuti, talvolta dentellate, ed alterne, che presentano a volte nervature rosso cupo. Alla base del picciolo si hanno ghiandole nettarifere. Nella parte superiore delle infiorescenze, che sono a pannocchia si trovano i fiori femminili, mentre quelli maschili si trovano nella parte basale. Il Ricino è caratterizzato da un’antesi dei due fiori non sempre simultanea. La fecondazione è allogama e da questa si originano i frutti che sono delle capsule triloculari che, a seconda della varietà, possono essere deiscenti o indeiscenti e spinose o lisce. Anche la maturazione dei semi non è simultanea. I semi hanno una forma ovoidale compressa, con una delle estremità più arrotondata e con l’altra fornita di una protuberanza detta caruncola.

Coltivazione –
Il Ricino è una specie con ampia adattabilità climatica e pedologica. La coltivazione di questa pianta non presenta grossi problemi, bisogna tuttavia aver cura, se si vogliono avere buone rese, di fornire buoni quantitativi di sostanza organica e di avere cura che il drenaggio consenta un attento smaltimento delle acque di circolazione. Le migliori rese si hanno così su suoli organici, ben drenati e con pH neutro. L’esposizione preferita è quella a mezza ombra. Per i dettagli della tecnica di coltivazione si rimanda alla seguente scheda.

Usi e Tradizioni –
Il Ricino viene anche chiamato Zecca, per la somiglianza dei semi con i noti parassiti, ma anche Erba da latte o Palma di Cristo. Erodoto racconta che gli antichi ricavavano dal ricino l’olio per illuminare le loro abitazioni e per ungere il corpo, mentre Plinio, nella sua Naturalis historia, ricorda che la pianta veniva coltivata dagli Egizi; infatti nei sarcofagi della più antica storia dell’Egitto, in tombe risalenti al 4000 a.C., sono stati trovati i suoi semi. Anche in India l’uso dell’olio di ricino risale fino al 2000 a.C. per le lampade e come lassativo
Da diversi secoli l’olio di ricino viene utilizzato in farmacia per varie affezioni e specialmente come purgante. Per la sua viscosità costante, il basso punto di congelamento e l’assenza di residui, trova vasto impiego nella lubrificazione dei motori ad alta frequenza e a forte compressione. Inoltre rispetto agli altri oli minerali, presenta un maggiore potere lubrificante e un maggiore punto di infiammabilità. Molti sono gli usi industriali (preparazione di grassi, nella concia del cuoio, sapone da toilette, pomate, nell’industria della ceralacca e delle vernici, ecc.).
L’olio di ricino si aggiunge ai saponi cosmetici e prodotti oftalmici; è inoltre usato nella fabbricazione di candele, pastelli, vernici, combustibili ad alta resa, carta carbone, fibre poliamidiche, conservanti del cuoio, coloranti per il cotone e per l’impermeabilizzazione dei tessuti. Il residuo si impiega nei fertilizzanti e nella fabbricazione di fibre, in particolare per preparare il “rislon”, una sorta di nylon che è possibile ottenere dalla componente proteica presente nell’olio, mediante polimerizzazione. I panelli di ricino, ricavati dalla lavorazione dei semi, sono usati come concimi organici ad elevato contenuto di azoto. La ricinina presente, insolubile nell’olio di ricino, essendo presente in questi, li rende tossici ed inadatti come mangime.
L’olio di ricino, inoltre, tiene lontani gli insetti ed in particolare gli scarafaggi.
Il seme contiene un acido, l’acido ricinoleico che gli conferisce proprietà purgative, e nello spermoderma contiene un prodotto tossico, la ricinina, che è un etere metilico dell’acido ricinico. Tale sostanza è un veleno molto forte. Il contenuto in olio dei semi varia dal 40 al 57% secondo i differenti grappoli della stessa pianta, diminuendo allorché si passa dalle infiorescenze primarie a quelle di secondo ordine così via.
L’ingestione dei semi, per la presenza della ricina, che è una proteina (potente citotossina naturale) è in grado di causare morte cellulare bloccando l’attività di sintesi proteica dei ribosomi. Provoca all’organismo gravi intossicazioni con pericolo mortale.

Modalità di Preparazione –
L’olio estratto dai semi di ricino è atossico, la ricina infatti non è solubile nell’olio e rimane sul pannello di pressatura durante la spremitura a freddo dei semi. L’olio di semi di ricino non è comunque utilizzabile in cucina mentre è utilizzato nell’industria cosmetica e farmaceutica ma anche come componente di lubrificanti e vernici.
Come cura e rimedio naturale l’olio di ricino è conosciuto per le sue proprietà lassative: un cucchiaino di quest’olio produce un effetto purgativo in 6-12 ore. Ha anche poteri antisettici che combattono i tipici malanni di stagione come il raffreddore. Gli impacchi di olio di ricino sembrano avere tantissime proprietà curative: sono utilizzati per curare artriti, infezioni, gonfiori, infiammazioni ai nervi, mal di testa e addirittura per normalizzare le mestruazioni.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.



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