Un Mondo Ecosostenibile
ArboreeSpecie Vegetali

Acacia dealbata

Acacia dealbata

La Mimosa (Acacia dealbata Link, 1822) è una specie arborea appartenente alla famiglia delle Mimosaceae

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Fabales, Famiglia Mimosaceae, Tribù Acacieae e quindi al Genere Acacia ed alla Specie A. dealbata.

Etimologia –
Il termine Acacia proviene dal nome greco ακακια acacía (raddoppiamento di ακέ ακις acé acís ago, punta, spina) con cui Teofrasto e Dioscoride indicavano una specie di Acacia egiziana. L’epiteto specifico dealbata deriva da deálbo, imbiancare: per l’aspetto polveroso e biancastro.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
La Mimosa è una specie originaria della regione della Tasmania da dove, per le sue caratteristiche apprezzate, come pianta ornamentale, ha avuto un facile sviluppo, a partire dal XIX secolo, in Europa dove a tutt’oggi prospera quasi spontanea. In Italia è molto sviluppata lungo la Riviera ligure, in Toscana e in tutto il meridione, ma anche sulle coste dei laghi del nord. Il suo habitat è rappresentato dai terreni freschi, ben drenati, tendenzialmente acidi in aree con clima temperato e con inverni miti, in quanto temperature prolungate sotto lo zero possono provocarne la morte.

Descrizione –
L’ Acacia dealbata è una specie arborea che può raggiungere, nelle aree di origine, i 30 metri di altezza, con chioma leggera e cenerina. Crescendo, nei vecchi esemplari, assume un aspetto ombrelliforme. È caratterizzata dall’avere un tronco flessuoso, ramoso in alto, con scorza liscia, opaca, grigio-buno chiaro. Le foglie sono di un colore verde argenteo (verde tenero nei giovani rametti) e sono disposte in 8-20 paia di pinnule perpendicolari al rametto, composte a loro volta da circa 20-30 paia di foglioline.
I fiori sono raggruppati in capolini globosi e sferici di colore giallo dorato e profumati, raccolti in racemi all’ascella delle foglie. L’antesi va dal periodo invernale fino ad aprile. Il frutto è un lomento bruno-nerastro composto da vistosi articoli tondeggianti sovrapposti.

Coltivazione –
L’ Acacia dealbata, per la sua coltivazione, ha bisogno di un clima mite in quanto teme le gelate, soprattutto se prolungate e di forte intensità. Il substrato deve essere ben drenato ma non sassoso o sabbioso; la pianta predilige un suolo organico, mediamente pietroso, che garantisce il rapido defluire dell’acqua.
La mimosa va potata regolarmente dopo la fioritura (soprattutto se coltivate in vaso) per evitare che l’arbusto si svuoti nella parte interna abbia uno sviluppo eccessivo; inoltre ha bisogno di irrigazioni regolari e frequenti, che mantengano il terreno sempre leggermente umido; quindi da marzo a ottobre le annaffiature saranno molto frequenti, che saranno intensificate durante i mesi più caldi dell’anno. Durante i mesi autunnali e invernali invece le annaffiature possono essere quasi nulle, anche se è bene controllare il terreno ai piedi della pianta per evitare che rimanga asciutto per periodi di tempo eccessivamente prolungati.
Per quanto riguarda la propagazione l’Acacia dealbata è propagata con facilità per seme, mentre la talea è una pratica poco usata a causa della bassa radicazione delle marze. Diffuso è anche l’innesto che sfrutta semenzali della congenere Acacia retinoides.

Usi e Tradizioni –
L’ Acacia dealbata è una pianta molto delicata che si fa apprezzare per la sua abbondante e colorita fioritura gialla; per questo motivo viene coltivata nei parchi e giardini dei climi temperati dove si adatta bene.
Nel linguaggio comune, il termine di mimosa è utilizzato per indicare, oltre a questa, anche altre specie appartenenti al genere Acacia; nel linguaggio scientifico, tale termine si riferisce invece al genere Mimosa.
La scorza può essere usata per l’estrazione del tannino, anche se è da considerarsi prevalentemente una specie ornamentale. I fiori, delicatamente profumati, possono essere canditi. Dal 1946, per iniziativa della parlamentare comunista Teresa Mattei, in Italia il ramo fiorito di mimosa viene offerto alle donne il giorno dell’8 marzo per la Giornata Internazionale della Donna.
Ma perché, tra i tanti fiori, proprio la mimosa è stata scelta come “regalo doc” per questa giornata? Secondo alcuni, perché nei pressi della fabbrica bruciata nel 1908, dove perirono le 129 operaie di New York (che rimasero uccise in un incendio, mentre protestavano per le condizioni di lavoro indegne a cui erano sottoposte) cresceva proprio un albero di mimosa. Tuttavia l’ipotesi più accreditata è di carattere più storico che simbolico.
Sono state le italiane a eleggere la mimosa “pianta delle donne”. Nel 1946, l’U.D.I. (Unione Donne Italiane) cercava un fiore che potesse celebrare la prima Festa della donna del dopoguerra. La scelta fu quasi obbligata: la mimosa è una delle poche piante a essere fiorita all’inizio di marzo.

Modalità di Preparazione –
Il fiore della mimosa è commestibile e quindi può essere utilizzato nella doppia valenza di colore e alimento. Alcuni fra i commensali tenderanno a scartare in ogni modo i fiori presenti sulle nostre preparazioni siano esse uova farcite o torte.
Le frittelle di fiori di mimosa sono la preparazione più classica. Gradite anche a chi si mostra inizialmente scettico, le frittelle di fiori uniscono in un felice connubio sapore e bellezza. I fiori devono essere raccolti da piante lontane da strade o altre fonti d’inquinamento. Si privano del “rametto” e s’immergono in una pastella per fritti fatta con farina, birra chiara non amara e sale. Il composto deve essere versato in olio bollente a cucchiaiate. Si accompagnano con formaggio morbido, ma gustoso, in fette sottili e/o miele, e un vino bianco vivace, ma anche sole o spolverate con zucchero a velo.

Guido Bissanti

Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.



Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *