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Arctostaphylos uva-ursi

Arctostaphylos uva-ursi

L’Uva ursina o Uva orsina comune o Arctostafilo dell’orso (Arctostaphylos uva-ursi (L.) Spreng.), è una specie arbustiva appartenente alla famiglia delle ericacee.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Ericales, Famiglia Ericaceae e quindi al Genere Arctostaphylos ed alla Specie A. uva-ursi.
È sinonimo il termine Arbutus uva-ursi L..

Etimologia –
Il termine Arctostaphylos proviene dal greco ἄρκτοσ árktos, orso e da σταφυλή staphylé, grappolo d’uva: uva orsina. L’epiteto specifico uva-ursi deriva da uva grappolo, in particolare d’uva, e dal genitivo di ursus. orso: uva dell’orso.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
L’ Arctostaphylos uva-ursi è una specie tipica delle zone artiche dell’Eurasia e Nordamerica e alte montagne della zona temperata. Specie Eurosiberiana delle zone fredde e temperato-fredde dell’Eurasia. In Italia è presente sui rilievi del centro-nord, fino alla Campania. Il suo habitat è quello delle pinete montane e subalpine, cespuglieti a rododendri, pietraie e pascoli, dai 600 ai 2500 m.

Descrizione –
L’Uva ursina è un piccolo arbusto, dell’altezza di circa 30-35 cm, con fusto legnoso strisciante e con rami eretti alti 10-20 cm e corteccia scura. Le foglie sono sempreverdi, coriacee, a nervature reticolate, con picciolo di 4-6 mm e lamina oblanceolato-spatolata lucida sulle due facce, non o poco più chiara di sotto, senza ghiandole. Il margine è intero con una frangia di ciglia brevi. Le foglie si rigenerano ogni circa tre anni.I fiori sono a 3-12 in racemi apicali più o meno incurvati, con calice di 1 mm e corolla bianca o più o meno arrossata di 5-6 mm; gli stami sono 10, inclusi.
Il frutto è una drupa con i 5 carpelli saldati, di colore rosso e gusto acido, semiglobosa che misura (5)7 x 10(14) mm, con 5-(6) semi rugosi, di 4-5 x 2 mm, con due superfici piane ed una convessa.
L’antesi è tra giugno ad agosto.

Coltivazione –
L’ Arctostaphylos uva-ursi è una pianta che predilige i luoghi luminosi e soleggiati ma nei luoghi troppo caldi è meglio metterla a dimora in luoghi semi ombreggiati. Tollera il freddo dell’inverno ma non sopporta il caldo. Cresce bene, inoltre, nei terreni rocciosi, ricchi di sostanza organica, ben drenati e a pH acido. L’Uva ursina allevata nei terreni calcarei è soggetta alla clorosi fogliare e in poco tempo la fotosintesi rallenta e la pianta dissecca completamente. Coltivata in piena terra generalmente si accontenta delle piogge e va annaffiata solo nei periodi di prolungata siccità. Per la tecnica di coltivazione si può consultare la seguente scheda.

Usi e Tradizioni –
L’uva ursina è un’erba medicinale ed officinale, infatti, grazie alle sue proprietà antibatteriche e diuretiche, viene molto usata come rimedio contro le cistiti, uretriti ed infiammazioni o infezioni lievi dell’apparato urinario e nelle prostatiti. Con il Decreto 9 luglio 2012, il Ministero della Salute Disciplina l’impiego negli integratori alimentari di sostanze e preparati vegetali; definisce l’effetto fisiologico dell’Arctostaplhylus Uva Ursi: Drenaggio dei liquidi corporei. Funzionalità delle vie urinarie.
Questa pianta viene utilizzata come antisettico delle vie urinarie visto che l’idrochinone, il principio attivo, combatte l’adesione dei batteri alle pareti uroteliali e agevola il loro allontanamento da parte dell’urina. Inoltre ha dato ottimi risultati anche nell’ipertrofia prostatica e nella ritenzione urinaria.
Il principale costituente della droga è l’arbutina, glicoside dell’idrochinone; altri principi attivi sono: la metilarbutina, l’idrochinone e altri derivati dell’idrochinone. L’acido fenolico maggiormente rappresentato è l’acido gallico, che, assieme alla galloilarbutina, costituisce la principale frazione dei gallotannini. Altri costituenti sono i flavonoidi e i triterpeni come l’acido ursolico e l’uvaolo.
L’ Arctostaphylos uva-ursi può essere confusa con altre specie simili; tra queste A. alpinus (L.) Spreng. che si distingue per avere il frutto nero a maturità e foglie membranose, dentellate sul bordo e non sempreverdi. Possibile confusione si può fare con esemplari non fioriti di Polygala Chamaebuxus L. e Vaccinium vitis-idaea L. che crescono negli stessi ambienti ed hanno foglie quasi identiche, che però non presentano le caratterische ciglia sul bordo e hanno nervature pennate, non reticolate.
Questa pianta era comunemente usata da molte tribù indiane nordamericane native per trattare una vasta tipologia di disturbi ed è stata utilizzata anche nella fitoterapia convenzionale per centinaia di anni; è uno dei migliori antisettici urinari naturali.
Secondo un report alcune tribù indiane native nordamericane usavano un infuso di steli, combinato con steli di mirtillo (Vaccinium spp) per prevenire l’aborto spontaneo senza causare danni al bambino e per accelerare la guarigione di una donna dopo il parto.
Tuttavia la pianta dovrebbe essere usata con cautela, in quanto anche gli idrochinoni sono tossici.
Le foglie sono antisettiche, astringenti, diuretiche, litotripiche, ipnotiche e toniche.
Le foglie essiccate sono utilizzate nel trattamento di una varietà di disturbi.
Un tè ricavato dalle foglie essiccate è molto usato per i disturbi ai reni e alla vescica e per le infiammazioni delle vie urinarie come la cistite acuta e cronica e l’uretrite, ma dovrebbe essere usato con cautela e preferibilmente solo sotto la supervisione di un medico.
Il tè è più efficace se l’urina è alcalina, quindi è meglio usarlo in combinazione con una dieta a base vegetale.
Esternamente, un cataplasma di foglie infuse con olio, è stato usato come balsamo per trattare eruzioni cutanee, piaghe della pelle, ecc., e come lavaggio per la testa dei bambini.
Un infuso delle foglie è stato usato come collirio, collutorio per cancri e gengive doloranti e come impiastro per dolori alla schiena, reumatismi, ustioni, ecc.
Le foglie essiccate sono state utilizzate per il fumo in alternativa al tabacco.
Questa erba non deve essere prescritta a bambini, donne incinte o pazienti con malattie renali.

Modalità di Preparazione –
Le foglie dovrebbero essere raccolte all’inizio dell’autunno, selezionando solo quelle verdi, e poi essiccate.
Il frutto dell’uva ursina è ritenuto commestibile anche se di sapore acido e poco gradevole, se ne sconsiglia quindi l’ingestione. In Scandinavia pare che venga usato per sciroppi. In Abruzzo, ed in altre regioni, le foglie vengono usate in decotto nei dolori gastrici e nelle infiammazioni dell’apparato urinario. L’uva ursina è inoltre un ottimo antisettico e astringente; se usato come prodotto di erboristeria, viene raccomandato l’uso delle foglie in tisana e in decotto, soprattutto se associate alla gramigna ed al timo. È sempre consigliabile la prescrizione medica poiché si sono riscontrati casi di gastralgia e anche di intossicazione.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.



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