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Abelmoschus esculentus

Abelmoschus esculentus

Il gombo o okra (Abelmoschus esculentus (L.) Moench) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Malvaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Sottoregno Tracheobionta, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Malvales, Famiglia Malvaceae e quindi al Genere Abelmoschus ed alla Specie A. esculentus.

Etimologia –
Il termine Abelmoschus proviene da ab u-l-mosk, nome arabo della pianta che significa padre (sorgente) del muschio, per via dei semi che profumano di muschio e vengono utilizzati per produrre l’olio essenziale di muschio. L’epiteto specifico Esculentus deriva da esca cibo, alimento: mangereccio, edule, commestibile.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Abelmoschus esculentus è una specie di cui non si conoscono le forme spontanee. L’origine geografica dell’okra è controversa; alcuni sostengono che la sua origine sia nell’Asia meridionale, altri ancora di origine etiope e dell’Africa occidentale.

Descrizione –
Il gombo è una specie erbacea perenne, spesso coltivata come annuale nei climi temperati, che può crescere fino a circa 2 metri di altezza. Le foglie sono lunghe 10-20 centimetri e larghe, lobate e palmate con 5-7 lobi. I fiori hanno un diametro di 4-8 centimetri con cinque petali bianchi o gialli, spesso con una macchia rossa o viola alla base di ciascun petalo. Il frutto è una capsula (poliachenio) lunga fino a 18 centimetri con sezione pentagonale, contenente numerosi semi.

Coltivazione –
L’Abelmoschus esculentus è coltivato nelle regioni tropicali e calde temperate del mondo per i suoi frutti fibrosi che contengono semi rotondi e bianchi. È tra le specie vegetali più resistenti al calore e alla siccità e tollererà terreni argillosi e con umidità intermittente, ma sopporta male il gelo che può danneggiare i frutti. Nella coltivazione, i semi vengono immersi durante la notte prima di piantare a una profondità di 1-2 centimetri. Le piantine richiedono molta acqua. I frutti diventano rapidamente fibrosi e legnosi e, per essere commestibili, devono essere raccolti quando sono immaturi, di solito entro una settimana dall’impollinazione. Per la tecnica di coltivazione si può consultare la seguente scheda.

Usi e Tradizioni –
Gli Egiziani e i Mori del 12° e 13° secolo, chiamavano questa pianta col nome arabo bamya, facendo presupporre che fosse arrivata in Egitto dall’Arabia, ma prima fu probabilmente portata dall’Etiopia all’Arabia. L’Abelmoschus esculentus potrebbe essere entrata nell’Asia sud-occidentale attraverso il Mar Rosso o il Bab-el-Mandeb direttamente nella penisola arabica, piuttosto che a nord attraverso il Sahara o dall’India.
Uno dei primi racconti sulla pianta è di un moro spagnolo che visitò l’Egitto nel 1216 e descrisse questa specie coltivata dagli abitanti del luogo che ne mangiavano i teneri e giovani frutti.
Dall’Arabia, successivamente, la pianta si è diffusa nelle coste del Mar Mediterraneo e verso est. Alla scoperta dell’America la pianta fu introdotta nel nuovo continente con le navi che praticavano il commercio di schiavi. Bisogna arrivare al 1658, quando la sua presenza fu registrata in Brasile. La sua presenza è stata documentata successivamente in Suriname nel 1686. L’Okra potrebbe essere stata introdotta nell’America del Nord sud-orientale, direttamente dall’Africa, all’inizio del XVIII secolo. Nel 1748, era già coltivata fino alle aree più a nord di Philadelphia. Thomas Jefferson notò che era oramai una coltivazione stabile in Virginia nel 1781. Nel 1800 questa coltivazione era comune in tutti gli Stati Uniti meridionali e la prima menzione di diverse cultivar fu nel 1806.
Il gombo viene coltivato anche nei Paesi dell’Europa orientale e in Italia, dove la maggiore superficie coltivata è in Sicilia con il 90%.
L’okra cruda contiene il 90% di acqua, il 2% di proteine, il 7% di carboidrati e una quantità trascurabile di grassi. L’okra cruda è ricca di fibra alimentare, vitamina C e vitamina K, con contenuti moderati di tiamina, folato e magnesio.
I fusti del gombo e di molte malvacee sono macerati e lavorati per fornire una fibra tessile nota come fibra di gombo.

Modalità di Preparazione –
Il gombo è assai usato nella cucina indiana e nella cucina cajun (gruppo etnico costituito dai discendenti dei canadesi francofoni originari dell’Acadia e deportati in Louisiana). È presente anche nella cucina bulgara, greca, cucina libanese, bosniaca, in quella albanese, nella cucina brasiliana, nella turca, nella cucina giapponese, nella cucina filippina, in quella rumena e del Ghana.
Per cucinare questa pianta, prima di tutto, bisogna spuntarne la cima. Se l’okra è giovane non presenta peluria; in caso contrario bisogna, dopo averla sciacquata, strofinarla con attenzione. Per evitare che diventi troppo viscida in cottura è meglio lasciarla in ammollo in acqua e aceto.
A questo punto, abbiamo un ampio ventaglio di possibilità. Può essere inserita in stufati di cui la tradizione creola ci offre numerosi esempi, come il gumbo. Bisogna fare attenzione nel caso di cotture lente, in quanto è meglio lasciarla intera, altrimenti rischia di rendere la preparazione troppo viscida.
Sempre lasciata intera può essere farcita e gratinata in forno, oppure pastellata (meglio se con la farina di mais) e fritta.
Tagliata a fettine può invece essere cotta in padella, alla griglia o al vapore. Necessita di brevi tempi di cottura – non più di 5-10 minuti – e, con il suo sapore delicato, si presta ad essere inserita in preparazioni piccanti e speziate: può essere accompagnata anche da abbondante aglio e cipolla, curry e peperoncino.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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