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Come coltivare la Moringa

Come coltivare la Moringa

La Moringa (Moringa oleifera Lam., 1785) è una specie arborea della famiglia delle Moringaceae, diffusa in gran parte della fascia tropicale ed equatoriale e si ritiene originaria delle regioni pedemontane della catena himalayana dell’Uttar Pradesh. In questa scheda vediamo le esigenze climatiche ed agronomiche della pianta e come coltivare la Moringa. Si tratta di un albero che raggiunge un’altezza che va dai 4 ai 7 metri ma, in condizioni di suolo profondo e fertile, può superare anche i 10 metri. Il tronco è eretto o ramificato dalla base, di consistenza molle e spugnosa, con legno debole e rami sottili ed intrecciati e penduli. Le foglie sono composte, le radici emanano un forte odore e sapore di ravanello e di i fiori sono piccoli ma numerosi con una buona produzione di nettare per le api. I frutti sono dei baccelli, simili a fagioli (da 16 a 22 per baccello) e la pianta produce mediamente da 20 ad 80 baccelli.
La pianta di moringa, pur adattandosi a terreni aridi e con qualunque pH, se si trova in terrei fertili e con dotazione irrigua assume una crescita considerevole. Per la sua coltivazione comunque è bene non scegliere i suoli alluvionali o quelli troppo compatti, in cui il suo apparato radicale non trova le migliori condizioni di adsorbimento degli elementi nutritivi e soffre il ristagno idrico.

Comunque sia i suoli devono avere un buon drenaggio e, nei Paesi dove viene coltivata, essendo una pianta poco resistente al fuco, subisce danni molto gravi. Si tratta di una pianta ove ogni parte è commestibile: le foglie sono molto ricche di proteine, vitamine e sali minerali, con sapore leggermente piccante e grato anche allo stato crudo (contengono il 25 per cento in peso di proteine, più delle uova e il doppio del latte di mucca, il quadruplo in vitamina A delle carote, quasi otto volte la vitamina C delle arance, il triplo del potassio delle banane), quindi ottime per l’alimentazione umana ma anche come foraggio per gli animali; i frutti, mediante bollitura dei baccelli immaturi che hanno il sapore degli asparagi (nella medicina Siddha sono considerati dei potenti afrodisiaci per ambedue i sessi); da questi si estrae l’ olio dai semi che è una importantissima risorsa per l’alimentazione umana, insieme alla pasta residua dell’estrazione; le radici, che hanno sapore piccante come di ravanello, di cui si fa uso soprattutto come aromatizzante ma, per la presenza di un alcaloide che interferirebbe con la trasmissione nervosa, ne è sconsigliato l’uso in quantità eccessiva; infine i fiori, di norma sono preparati in insalata ed essendo la moringa pianta mellifera, può quindi esser prodotto il miele dai suoi fiori. Ma anche la corteccia ed il legno hanno un utilizzo importante; dalla corteccia si estrae una gomma dai molti usi e sostanze tanniche usate per la concia delle pelli. Il legno può essere utilizzato per l’industria della carta, fornisce inoltre una tintura di colore azzurrato.
Dalle foglie della moringa, tramite infusione delle foglie in acqua per diversi giorni, si ottiene un concime liquido, che induce un aumento vegetativo delle piante trattate fino ad un 25%.
Ma gli usi di questa pianta non si fermano qui: infatti il suo uso più famoso, nei Paesi dove viene coltivata, è quello di depurazione dell’acqua tramite i semi; infatti la farina dei semi di Moringa è un ottimo depuratore dell’acqua o di altri liquidi alimentari, avendo un eccellente potere flocculante, fissando i corpi batterici e le altre impurità in sospensione nel liquidi inglobandoli in fiocchi che poi precipitano al fondo, lasciando il liquido più limpido e depurato. Per questo motivo la pianta viene definita “l’albero dell’acqua pulita”.




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