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Come coltivare la cicerchia

Come coltivare la cicerchia

La cicerchia (Lathyrus sativus L., 1753) è un legume della famiglia delle Fabaceae, molto coltivato per l’alimentazione umana in Asia, Africa orientale e limitatamente anche in Europa ed in altre zone. Si tratta di una coltura molto importante in aree con particolare siccità; viene infatti definita coltura di assicurazione poiché fornisce un buon raccolto quando le altre colture falliscono. La cicerchia è nota anche con i nomi di pisello d’erba, veccia indiana, pisello indiano, veccia bianca, almorta, guija, pito, tito o alverjón (Spagna), chícharos (Portogallo), guaya (Etiopia), e khesari (India). In Italia la cicerchia è coltivata e consumata in alcune aree del centro-sud ed è purtroppo in costante declino. In questa scheda vediamo come reintrodurre e come coltivare la cicerchia.
Per la coltivazione della cicerchia bisogna tenere conto che trattasi di una leguminosa annuale, che produce un baccello contenente da 2 a 5 semi; i semi sono schiacciati, piuttosto angolosi, di colore bianco o bruno marezzato, di 4-6 mm di diametro e di circa 270 mg di peso.

Per quanto riguarda le sue esigenze ambientali va sottolineato che la cicerchia è pianta microterma con esigenze termiche intermedie tra quelle della lenticchia e quelle del cece. Si adatta ai terreni anche molto magri e ciottolosi, purché non soggetti a ristagni d’acqua.
Per la tecnica colturale si consiglia di seminare per lo più in autunno per essere raccolta in giugno-luglio. La semina raccomandata è a file a 0,40-0,50 m, con 100-120 Kg/ha di seme, anche se qualcuno si spinge un po’ oltre per motivi di maggiore competizione con le infestanti.
Per la sua raccolta va tenuto conto che la sua estrema rusticità consente a questa pianta di dare produzioni superiori a quelle di altre leguminose, ad esempio della lenticchia, in ambienti molto magri e avversi. La produzione si aggira mediamente su 2-2,5 t/ha di granella, in buone condizioni di coltura. Come tutte le leguminose va posta in rotazione ad i cereali, ed essendo pianta molto rustica, può usufruire dei residui di fertilità di questi ed essere a sua volta fornitrice di azoto per la coltivazione seguente.
La cicerchia trova anche impiego come pianta da erbaio. A questo scopo però si usa più frequentemente un’altra specie affine: il Lathyrus cicera, cicerchiella o moco.
Tra le avversità ed i parassiti si ricorda che la cicerchia può essere innanzitutto danneggiata dai venti caldi e dall’eccessivo calore, ai quali va spesso attribuito lo striminzimento dei semi. Nocivi alla coltura risultano poi anche i tonchi, l’Afide Siphonophora viciae Kalt. e l’Uromyces fabae (Pers.) De B.




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