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Quanto ci costa l’acqua in bottiglia

Quanto ci costa l’acqua in bottiglia

Quando ci facciamo la domanda: Quanto ci costa l’acqua in bottiglia? Dobbiamo darci una risposta che non è solo economica ma anche in termini di impronta ecologica; cioè dei costi ambientali collegati per produrla e distribuirla, rispetto all’acqua disponibile in rete. Facendo dei conti molto semplici, se utilizziamo l’acqua di rete invece di quella in bottiglia, portiamo un grosso contributo all’ambiente ed alle nostre tasche. In media 1.000 litri di acqua del rubinetto costano come 6 bottiglie di minerale (12 litri) e il consumo di risorse per produrli è di 200-300 volte inferiore. Esiste pertanto una proporzione di 12 a 1.000. Con la stessa somma (1,60-2,00 euro) si possono acquistare 6 bottiglie di minerale oppure 1.000 litri di acqua. Le ragioni della convenienza per preferire l’acqua di rubinetto a quella acquistata al supermercato sono quindi notevoli; non solo perché circa il 10% della spesa alimentare settimanale sostenuta da una famiglia riguarda l’acquisto di acqua minerale ma anche per motivi ambientali.

 

Infatti basti pensare intanto che per produrre una bottiglia di plastica occorre il triplo dell’acqua che essa può contenere. Ma vediamo i dati di questa cosa altamente illogica a cui porre presto dei rimedi. Infatti l’uso dell’acqua del rubinetto comporta anche una minore emissione di CO2.
Con 192 litri pro capite, l’Italia è al primo posto in Europa per il consumo di acqua in bottiglia. Per la produzione dell’imballaggio (il 78% dell’acqua consumata nel nostro Paese è in bottiglia di plastica), si utilizzano 350mila tonnellate di PET, pari a 665 mila tonnellate di petrolio.  Questo processo comporta l’emissione di 1 milione di tonnellate di CO2 (equivalente di 6,8 milioni di plastica da trattare ogni anno come rifiuti). Ma l’impronta ecologica non finisce qui: a questo vanno aggiunte le emissioni dovute al trasporto delle bottiglie d’acqua dagli stabilimenti di produzione alle nostre tavole.
In termini di Impronta Ecologica non ci sono quindi paragoni; il confronto è di 1:200/300 volte. Un costo troppo salato a cui la Politica ed i Governi non solo non hanno dato risposte ma sembrano dormire sonni tranquilli ed altamente responsabili.
Qualcuno potrebbe rispondere che non sempre l’acqua degli acquedotti è potabile e bevibile; anche questa è una legenda da sfatare le acque potabili non potrebbero essere messe in rete se non rispettassero rigidi parametri di “potabilità” e quindi di caratteristiche chimico-fisiche e microbiologiche precise.
Al limite, in alcuni casi (di condutture un po’ logore e vetuste) basta dotarsi di piccoli filtri fisici per darci la sicurezza di un prodotto (l’acqua di rete) molto più economica e rispettosa del nostro ambiente e dell’intero futuro dell’umanità.
Diffidiamo dalla pubblicità ingannevole che ci propone questa acqua come il toccasana per chi sa che cosa. Se ci cadiamo, con noi cade l’intero equilibrio di questo Pianeta.

Guido Bissanti




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