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Crataegus laevigata

Crataegus laevigata

Il Biancospino selvatico (Crataegus laevigata (Poir.) DC.) è una specie arborea appartenente alla famiglia delle Rosaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Sottoclasse Rosidae, Ordine Rosales, Famiglia Rosaceae, Sottofamiglia Maloideae e quindi al Genere Crataegus ed alla Specie C. laevigata.
È basionimo il termine:
– Mespilus laevigata Poir..
È sinonimo il termine:
– Crataegus oxyacanthoides Thuil..

Etimologia –
Il termine Crataegus proviene dal greco κράταιγος crátaigos cratego, biancospino (composto da κρᾰταιóς crataiós forte, robusto e da αἴξ, αἰγóς aíx, aigós capra): forse un’allusione al fatto che le sue spine terrebbero lontane perfino le capre.
L’epiteto specifico laevigata viene da levigato, liscio, da levigo/ laevigo levigare, rendere liscio in riferimento a qualche organo caratteristico della pianta particolarmente liscio.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Biancospino selvatico è una specie a distribuzione prevalentemente europea con tendenza subatlantico-submediterranea.
In Italia è presente allo stato spontaneo in tutte le regioni salvo forse che in Valle d’Aosta e Sicilia.
Il suo habitat è quello deii querco-carpineti e degli arbusteti di ricolonizzazione su suoli freschi, profondi, più o meno lisciviati e quindi subacidi anche se piuttosto ricchi in basi e composti azotati, con optimum nella fascia submediterranea.

Descrizione –
Crataegus laevigata è una pianta in forma di grande arbusto o piccolo albero che cresce fino a 8 metri e più raramente fino a 12 metri di altezza, con una corona densa.
Le foglie sono lunghe 2-6 centimetri e larghe 2-5 centimetri, con due o tre lobi superficiali rivolti in avanti su ciascun lato della foglia.
I fiori sono ermafroditi e sono raggruppati in corimbi da sei a dodici; ogni fiore ha cinque petali bianchi o rosa pallido e due o talvolta tre stili. I fiori sono impollinati dagli insetti .
I frutti ( falsi frutti perché al loro accrescimento partecipano oltre all’ovario anche altre parti fiorali) sono pomi riuniti in grappoli, ellissoidali, con Ø di 8÷10 mm, rossi, glabri, coronati all’apice dai residui delle lacinie calicine, che delimitano una piccola area circolare depressa. Contengono 2÷3 noccioli ossei di colore giallo-bruno, solcati dorsalmente e ventralmente, di 6,2 x 4,5 mm.

Coltivazione –
Il Crataegus Laevigata è una pianta piuttosto rustica che non necessita di particolari cure colturali.
Predilige posizioni soleggiate o semi ombreggiate; la gran parte delle specie non teme il freddo. Sono alberi ed arbusti molto vigorosi e robusti, resistenti alle intemperie ed all’inquinamento, vengono infatti spesso utilizzati nelle alberature stradali. Ovviamente le differenti condizioni di esposizione influenzeranno la crescita della pianta e il suo sviluppo fogliare. Con un’esposizione soleggiata il biancospino avrà una maggiore forze e produrrà una fioritura più rigogliosa.

Usi e Tradizioni –
Il Biancospino selvatico si distingue dal Biancospino comune, con cui è strettamente imparentato (Crataegus monogyna Jacq., 1775) nelle foglie che sono solo leggermente lobate, con lobi rivolti in avanti, e nei fiori che hanno più di uno stile. Ogni stilo produce un seme, quindi i suoi frutti hanno anche più di un seme e questi li rendono leggermente ovali, in contrasto con i frutti a seme singolo e quindi rotondi del biancospino comune. Le due specie si ibridano , dando origine a Crataegus × media.
Il Crataegus laevigata ha comunque caratteri ed esigenze analoghe ed è molto resistente all’inquinamento ed è adatto ad essere usato in ambiente urbano, ma anche per spazi piccoli e su terreni anche poveri.
È, inoltre, una pianta mellifera che viene bottinata dalle api ma solo raramente se ne può ricavare un miele monoflorale, perché di solito si trova in minoranza rispetto alle altre piante del territorio.
Le foglie e i frutti, commestibili ma insipidi, hanno proprietà officinali, allo stesso modo del Crataegus monogyna.
L’uso principale è quello di antispasmodico e sedativo, particolarmente nei casi di disturbi cardiaci e di origine nervosa.
I principi attivi contenuti nella pianta sono:
– flavonoidi tra cui l’iperoside e la vitexina;
Contiene inoltre composti triterpenici tra i quali l’acido ursolico, ammine e steroli, tannino e derivati purinici.
Ha un’azione coronariadilatatrice, vasodilatatrice dei vasi sanguigni addominali e coronarici, azione inotropa positiva, risparmio del consumo di ossigeno da parte del muscolo cardiaco, modulazione della concentrazione intracellulare di calcio, sedativa sul sistema nervoso centrale, diminuzione della frequenza cardiaca.
Il legno di colore rossastro, duro e compatto, viene impiegato per lavori al tornio e per la produzione di carbonella.

Modalità di Preparazione –
Oltre che per la preparazione di infusi, tramite l’uso dei fiori, delle foglie o delle estremità fiorite, i frutti di questa pianta possono essere utilizzati per la preparazione di marmellate, ma poiché non hanno un sapore particolarmente gradevole (la consistenza è farinosa e il sapore vago e poco formato), è meglio utilizzarli sempre in associazione con altri frutti di bosco.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.



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