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Come si coltiva il Goumi del Giappone

Come si coltiva il Goumi del Giappone

Il Goumi del Giappone (Elaeagnus multiflora Thunb.) è una pianta originaria dell’Est Asiatico, che si è poi diffusa in tutte le regioni temperate, tanto che questa specie viene occasionalmente coltivata in Europa e Nord America come pianta ornamentale e per i suoi frutti; inoltre è una pianta esotica affermata anche in alcune parti degli Stati Uniti orientali.
Questo arbusto a foglia caduca, particolarmente vigoroso, è resistente sia al freddo intenso che alla siccità, adattabile a ogni clima e temperatura, dal mare alla montagna, facile da coltivare.
Anche se si tratta di una pianta rustica non bisogna dimenticare che alcuni accorgimenti consentono di avere piante più in salute e maggiormente produttive.
Partiamo dalle condizioni di luminosità.
Il Goumi ha bisogno di una buona esposizione e luce solare per crescere al meglio delle sue possibilità; per questo motivo si consiglia di scegliere una posizione ben illuminata e senza ombreggiamenti di altre piante.
In riferimento alle condizioni pedologiche è bene che questa pianta vada coltivata su terreni leggermente acidi e fertili anche se si adegua ad ogni tipo di terreno, da quelli sassosi e aridi a quelli umidi.

Inoltre, siccome le sue radici tendono ad accumulare e rilasciare in forma assimilabile l’azoto (crescendo in simbiosi con l’actinobacterium Frankia presente nel terreno), questa caratteristica la rende una pianta in grado di fertilizzare il suolo, a beneficio di altre piante vicine.
Siccome è un arbusto dalla crescita vigorosa ma disordinata, queste comporta un’attenta tecnica di potatura, da eseguire nel periodo invernale, di contenimento e di diradamento; cosa che si rende meno necessaria se la pianta ha a disposizione molto spazio.
Se si rende, pertanto, necessario intervenire è bene togliere i rami più vecchi a favore dei nuovi e tra questi ultimi scegliere i più robusti, ma che siano anche i più corti. Infatti se dovessimo accorciare i rami, tagliandone la punta, questo porterebbe a una pesante globalizzazione dell’arbusto con la possibile formazione di nuove lunghe vegetazioni che potrebbero non portare gemme da fiore.
Per quanto riguarda il fabbisogno irriguo vanno innaffiate solo le giovani piante ed in caso di siccità.
La concimazione va fatta in funzione del tipo di suolo. In suoli organici e ricchi la pianta non andrebbe concimata; in suoli poveri si potrebbe prevedere solo una minima concimazione organica d’impianto.
I frutti una volta raccolti sono facilmente conservabili per un paio di settimane e vengono di solito consumati freschi, ma sono ottimi anche per preparare marmellate anche se la presenza dei semi crea alcune difficoltà.
Tra le avversità si ricorda la possibilità di attacchi da parte dell’oziorrinco e sporadici attacchi di afidi.




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