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Artemisia verlotiorum

Artemisia verlotiorum

L’assenzio dei fratelli Verlot o Artemisia cinese (Artemisia verlotiorum Lamotte) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Asteraceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Sottoclasse Asteridae, Ordine Asterales, Famiglia Asteraceae e quindi al Genere Artemisia ed alla Specie A. verlotiorum.
Sono sinonimi i termini:
– Artemisia verlotorum Lamotte;
– Artemisia vulgaris subsp. verlotiorum (Lamotte) Bonnier;
– Artemisia selengensis auct., non Turcz. ex Besser;
– Artemisia umbrosa auct., non (Turcz. ex Besser) Turcz. ex DC.;
– Artemisia vestita Wall.;
– Artemisia vulgaris var. umbrosa auct., non Turcz. ex Besser.

Etimologia –
Il termine Artemisia proviene da Ἄρτεμις Artemis Artemide, nome greco della dea Diana, genere già citato in Plinio; secondo alcuni autori, Artemisia II di Caria (Αρτεμισία Artemisía ?-350 a.C.), sorella e moglie di Mausolo, avrebbe dato il suo nome a questa pianta.
L’epiteto specifico verlotiorum in quanto dedicato ai fratelli Verlot: Jean Baptiste (1816-1891) e Pierre Bernard Lazare (1836-1897), botanici di Grenoble.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
L’ Artemisia verlotiorum è una pianta esotica naturalizzata, originaria dell’Estremo oriente, ma ora ampiamente diffusa in quasi tutta Europa.
È una specie di recente introduzione e diffusa anche in Italia in tutte le regioni (non è stata ancora rinvenuta soltanto in Puglia).
Il suo habitat è quello dei terreni freschi e ricchi di composti azotati in siti disturbati quali margini di strade, discariche, campi abbandonati, ma anche boschi ripariali, alvei di fiumi e torrenti, ecc., da 0 a 600 m s.l.m., dove cresce soprattutto in pieno sole.

Descrizione –
L’assenzio dei fratelli Verlot è una pianta erbacea perenne, aromatica, con radice strisciante, rizomatosa o con stoloni orizzontali lunghi circa 1 m.
La pianta si sviluppa fino da 40 fino a 150 (200) cm ed ha un fusto eretto, molto ramificato e striato di rosso.
Le foglie sono 1 – 2 pennatosette, di colore verde intenso e glabrescenti nella pagina superiore, tomentose e ghiandolose in quella inferiore; quelle superiori si presentano divise in lacinie lanceolate, allungate ed intere ± uguali fra loro e con margine intero, di 5-10 (-13) x 3-8 cm; le foglie inferiori hanno un picciolo corto, semiabbraccianti con 3 – 5 coppie di lacinie lanceolate o lanceolato-lineari.
L’infiorescenza è formata da pannocchie piramidali, dense di capolini, detti calatidi (simulano un unico fiore), tomentosi, disposti tendenzialmente unilateralmente, a gruppi di 1 – 2-3, ± sferici o ovoidi, subsessili Ø ± di 3 mm, con ramificazioni e presenza di foglioline ascellari.
I singoli fiori sono tubulosi, con una corolla lunga e filamentosa per 2 – 3 mm e di colore rossastro. L’involucro sparsamente peloso e con brattee di 2 ordini, entrambi ovali allungate, glabrescenti e con margine scarioso.
L’antesi è tra Settembre e Novembre.
I frutti sono acheni oblungo-obovati senza pappo, di colore marrone, di 0,5 – 0,8 mm.

Coltivazione –
L’ Artemisia verlotiorum a dispetto della sua ampia presenza, mostra una scarsa fertilità dei suoi acheni, d’altra parte il fitto reticolo di stoloni, che sviluppa sottoterra anche per diversi metri, le assicura una efficace moltiplicazione per via vegetativa.
La sua moltiplicazione è infatti per stoloni ed, inoltre, fiorisce raramente.
È una pianta fortemente invasiva, in grado di inibire la crescita di piante erbacee locali. Per debellarla bisognerebbe estirpare tutta la parte epigea prestando attenzione a non rompere gli stoloni che ne limiterebbero la pulizia riproducendosi. Per questo in tante regioni italiane è inserita nelle Liste Nere delle malerbe.

Usi e Tradizioni –
Questa pianta fu rinvenuta dal botanico Martial Lamotte (1820-1883) nel 1873 nei dintorni di Clermont-Ferrand e la descrisse, come specie nuova, nel 1876, dedicandola ai fratelli Jean Baptiste (1816-1891) e Bernard (1836-1897) Verlot, i quali l’avevano trovata nello stesso anno nei dintorni di Grenoble, determinandola però, con qualche dubbio, come Artemisia umbrosa Turcz.
Questa pianta si può confondere con A. vulgaris L. che però ha un periodo di fioritura diverso (luglio – ott.), i fiori sono giallini, e non possiede apparato radicale rizomatoso, le foglie superiori sono dentato-pennatosette con la pagina inferiore bianco-tomentosa. Inoltre è solo lievemente aromatica.
L’assenzio dei fratelli Verlot, come le altre specie congeneri, contiene il tossico tujone.
Si usano le sommità e le radici perché contengono principi attivi come: Olio essenziale, canfora, borneolo, vulgarolo, carburi, flavonidi, lattoni, inulina e moderate quantità di tujone.
Alla stessa stregua di A. vulgaris, nella medicina popolare, si utilizzava come eupeptica, antispasmodica, per l’atonia digestiva e come amaro-tonica.
La pianta è citata nella storia da Dioscoride, Plinio e Ippocrate perché riconosciuta in grado di influenzare la sfera della salute femminile, per i suoi effetti curativi sugli squilibri mestruali e quindi in grado di riequilibrare e migliorare la capacità ricettiva della donna.
Nella credenza popolare, un mazzolino di Artemisia colta il giorno di S. Giovanni era considerato come amuleto contro il malocchio. Veniva utilizzata anche per confezionare cuscini su cui si dormiva, dando la capacità di prevedere il futuro o importanti intuizioni spirituali.
Viene usata come insetticida associandola al piretro.

Modalità di Preparazione –
L’assenzio dei fratelli Verlot può trovare impiego simile a quello di altre specie del genere Artemisia.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.



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