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Chenopodium bonus-henricus

Chenopodium bonus-henricus

Il Farinello buon-enrico o òrapo (Chenopodium bonus-henricus L., 1753) è una specie erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Chenopodiaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Superdivisione Spermatophyta, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Sottoclasse Caryophyllidae, Ordine Caryophyllales, Famiglia Chenopodiaceae e quindi al Genere Chenopodium ed alla Specie C. bonus-henricus.
Sono sinonimi i termini:
– Agathophytum bonus-henricus (L.) Moq. (1834);
– Anserina bonus-henricus (L.) Dumort. (1827);
– Atriplex bonus-henricus (L.) Crantz (1766);
– Blitum bonus-henricus (L.) C.A.Mey;
– Chenopodium esculentum Salisb. (1796);
– Chenopodium hastatum St-Lager in Cariot (1889);
– Chenopodium ruderale St-Lager (1880), non Moq. in DC.;
– Chenopodium sagittatum Lam. (1779);
– Chenopodium spinaciifolium Stokes. (1812);
– Chenopodium triangulare Dulac (1867);
– Orthospermum bonus-henricus (L.) Schur.

Etimologia –
Il termine Chenopodium proviene dal greco χήν chén oca e da πóδιον pódion piede: in riferimento alla forma delle foglie.
L’epiteto specifico bonus-henricus, secondo alcuni testi è stato attribuito in onore di Enrico IV di Navarra (1553-1610), protettore dei botanici, per il successo che questa pianta ebbe durante il suo regno salvando dalla carestia la popolazione. Secondo alcuni il nome specifico potrebbe riferirsi al dio della casa per l “habitat” di crescita della piante nei pressi delle abitazioni, od anche alla leggenda del “Povero Enrico” che, affetto da lebbra, sarebbe stato guarito da questa pianta, assai comune nei prati e pascoli montani, e molto conosciuta dalle popolazioni alpine.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Farinello buon-enrico è una specie originaria delle zone montuose dell’Europa, dove è una pianta diffusa su tutto il continente ed è presente in altre parti del mondo dalla Siberia all’America del nord.
In Italia è presente su tutto il territorio ed il suo habitat è quello delle malghe, dei luoghi incolti o ruderali, dove cresce soprattutto in aree con abbondanti concimazioni azotate, soprattutto dai 500 fino a 2100 m s.l.m.
Il substrato preferito è sia calcareo che siliceo con pH neutro, alti valori nutrizionali e con terreno secco.

Descrizione –
Il Chenopodium bonus-henricus è una pianta erbacea perenne che può crescere tra 20 e 70 cm, che si presenta con un aspetto farinoso e colloso dovuto alla presenza di numerosi peli vescicolosi.
La pianta è inoltre dotata di uno spesso rizoma e di un fusto eretto o ascendente, striato e foglioso, ramificato dalla base.
Le foglie basali hanno un lungo picciolo, di 10 – 20 cm e sono di forma triangolare ed astate alla base con due angoli rivolti verso il basso; hanno margine intero e leggermente ondulato, con pagina superiore di colore verde scuro ed inferiore è chiara e farinosa. Le brattee sono intere da ovate a lanceolate.
I fiori sono riuniti in una infiorescenza a spiga terminale allungata, bratteata e ramificata nella parte basale, a volte reflessa, rosso brunastra alla fruttificazione, formata da glomeruli di piccoli fiori bruno-verdastri, poco appariscenti e dimorfi: i terminali ermafroditi con 5 tepali e 5 stami, i laterali ermafroditi o femminili con 3-5 tepali e 2-4 stami, tutti i tepali sono saldati alla base e arrotondati nel dorso. Ovario supero uniloculare con un solo ovulo e sormontato da uno stimma bifido.
L’antesi è generalmente da Luglio a Settembre, anche se sulle alture anticipa anche a Maggio-Giugno.
I frutti sono acrosarchi obovoidi, ± lisci. Semi obovoidi del Ø di 1-2 mm, generalmente verticali, di colore nero o bruno-scuro, lucenti, rugosi, con margini arrotondati.

Coltivazione –
Il Farinello buon-enrico è una pianta che seppur spontanea ed a volte anche infestante in presenza di concimazioni azotate eccessive può essere coltivato o introdotto in azienda come pianta di interessante utilizzo alimentare.
Per di dettagli della tecnica di coltivazione si può consultare la seguente scheda.

Usi e Tradizioni –
Il nome generico di questa pianta è citata in Plinio ed utilizzata da tempi antichi soprattutto in momenti di carestia.
Il Farinello buon-enrico è infatti una pianta conosciuta sin dall’antichità (era largamente coltivata dagli inglesi fino al XVIII secolo) e apprezzata per il suo valore nutritivo, spesso raccolta e lessata e consumata in varie forme nell’Italia centrale. Anticamente considerato un alimento povero, è oggi una spezia molto ricercata e pertanto è spesso oggetto di raccolte indiscriminate. Si cucina come una comune verdura, lessa o soffritta in padella. Si preferiscono i germogli o le cime immature delle giovani piante.
È infatti una specie commestibile ed officinale per l’alto contenuto di ferro e altri sali e vitamine; è un’ottima demineralizzante ed è quindi una buon ricostituente, antianemica, lassativa e depurativa, però per il suo contenuto di acido ossalico è sconsigliato il consumo ai sofferenti di calcoli, artrite e reumatismi.
Le sue foglie per il loro effetto emolliente sono indicate per far maturare foruncoli e ascessi e cotte brevemente in olio di oliva per impacchi su scottature e piaghe.
Il Chenopodium bonus-henricus contiene alcune sostanze di particolare interesse quali: un olio essenziale chiamato ”essenza di chenopodio”, contengono inoltre betalaine e altre sostanze come ferro e vitamina B1. Contiene inoltre saponine e acido ossalico. Le quantità di queste sostanze nella pianta sono esigue, ma un consumo esagerato delle foglie in certi individui può creare dei problemi. Problemi che possono aumentare se le piante sono raccolte su terreni ricchi di azoto.
Tra le proprietà curative si ricorda che è un’erba è emolliente, lassativa e vermifuga. Come accennato, non deve essere assunta da persone affette da insufficienza renale o reumatismi, in quanto aggraverebbe tale condizione. Un cataplasma ottenuto con le foglie veniva usato per pulire e rimarginare ferite croniche, scottature e ascessi. I semi sono un blando lassativo, adatto per i bambini.
Di questa pianta si possono utilizzare e consumare soprattutto le foglie ed eventualmente il rizoma, i getti fiorali ed i semi.

Modalità di Preparazione –
Del Farinello buon-enrico, che appartiene alla stessa famiglia dello spinacio, possono essere utilizzate le sue foglie allo stesso modo. I teneri germogli primaverili si mangiano come gli asparagi e i semi possono essere usati per fare una farina
In cucina si possono usare le foglie giovani crude condite con olio, pepe, succo di limone e con aggiunta di gherigli di noci formano un’ottima insalata.
Le foglie in estate lessate brevemente in acqua salata, si prestano agli stessi usi degli spinaci, particolarmente pregiati nei ripieni, ma anche nel minestrone, al burro, nelle frittate.
I getti fiorali si possono consumare come gli asparagi.
Nell’entroterra montano della Liguria di ponente è molto usato in cucina, soprattutto nei ripieni dei ravioli, delle torte verdi, dei panzarotti, delle frittate, delle sfornate, ecc..

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.



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