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Hibiscus sabdariffa

Hibiscus sabdariffa

Il Karkadè o tè rosa (Hibiscus sabdariffa L.) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Malvacee.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Malvales, Famiglia Malvaceae e quindi al Genere Hibiscus ed alla Specie H. sabdariffa

Etimologia –
Il termine Hibiscus proviene dal greco ιβίσκος ibískos, nome dell’Althaea officinalis in Dioscoride (hibiscum in Virgilio), una specie della stessa famiglia
L’epiteto specifico sabdariffa è la latinizzazione del nome vernacolare in uso nell’India occidentale.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Karkadè è una pianta perenne probabilmente originaria dell’Africa occidentale e diffusa sia in Africa che in Asia.
Oggi è coltivato anche nelle altre aree del mondo aventi un clima simile, ovvero il Centro America e l’Oceania.

Descrizione –
L’ Hibiscus sabdariffa è una specie erbacea annuale o perenne, con parte basale legnosa, che cresce fino a 2–2,5 m di altezza.
Le foglie sono profondamente lobate con tre – cinque lobi, lunghe 8-15 cm e disposte alternativamente sugli steli.
I fiori hanno un diametro di 8-10 cm con colorazione che varia da bianco a giallo pallido con una macchia rosso scuro alla base di ogni petalo e hanno un robusto calice carnoso, di colore rosso vivo, alla base, largo 1–2 cm che cresce fino a 3–3,5 cm mentre il frutto matura.
La fioritura è nel periodo estivo, verso luglio, e la maturazione produce dei frutti rossi e succosi nel mese di settembre, periodo in cui vengono raccolti.

Coltivazione –
Per la coltivazione di questa pianta si tenga conto che soffre il freddo e ha bisogno di molto sole. È infatti una pianta originaria dei Tropici che resiste bene all’umidità delle stagioni calde, ma teme il ghiaccio e la brina.
Il Karkadè tollera bene le piogge, le temperature medio-alte e il vento; va invece tenuta pulita dalle erbacce e fuori da zone troppo ombreggiate. Allo stesso tempo però non fiorisce se le ore di luce quotidiane sono più di tredici. Durante i mesi invernali, se si vuole provare a mantenerla per più di un anno, è bene posizionarla in un luogo riparato.
Per la coltivazione si adatta a molti tipi di terreno, ma avendone la possibilità va preferito un terreno ricco di humus, e possibilmente composto da limo sabbioso. Il periodo migliore per la semina è la prima metà di maggio.
Per la messa a dimora (per l’Italia) questa va effettuata nel periodo di maggio-giugno, avendo cura di lasciare circa 60 cm fra ogni esemplare.
Per quanto riguarda la concimazione si consiglia saltuariamente un apporto di stallatico ben maturo. La pianta non ha bisogno di altre cure specifiche e resiste bene anche ai numerosi parassiti che la attaccano.
Per l’impollinazione si ricorda che ha fiori ermafroditi e questa viene effettuata a opera degli insetti come le api.
Il periodo della raccolta è nel mese di settembre.

Usi e Tradizioni –
Il Karkadè o tè rosa è una pianta che viene utilizzata anche in cucina, erboristeria e medicina ma utilizzata per la produzione di fibra di rafia e come infusione.
Da essa si ricavano, essiccando i calici dei fiori,delle bevande note come carcadè e bissap.
È conosciuta nel mondo con tantissimi nomi diversi, fra cui Roselle o Rosella fruit nei paesi anglosassoni, e Karkadè in Egitto, Arabia Saudita e Sudan.
In India, la pianta è principalmente coltivata per la produzione di fibre di rafia utilizzate nel cordame, ricavate dal suo gambo. La fibra può essere usata come sostituto della iuta nella fabbricazione della tela. È stato usato nella medicina popolare come lassativo e diuretico lieve.
I calici rossi della pianta vengono sempre più esportati negli Stati Uniti e in Europa, in particolare in Germania, dove vengono utilizzati come coloranti alimentari. Può essere trovato nei mercati (come fiori o sciroppo) in luoghi, come la Francia, dove ci sono comunità di immigrati senegalesi.
Le foglie verdi sono usate come una versione speziata degli spinaci. Queste danno sapore al pesce senegalese e al piatto di riso thieboudienne. In Birmania le sue foglie verdi sono l’ingrediente principale nel curry di chin baung kyaw.
I brasiliani attribuiscono proprietà gastriche, emollienti e risolutive alle radici amare.
In Italia ne è poco diffusa la coltivazione, al contrario di altre specie come l’Hibiscus syriacus e l’Hibiscus rosa-sinensis, che vengono predilette per l’uso ornamentale.

Modalità di Preparazione –
L’Hibiscus sabdariffa è famoso in particolare per il decotto rinfrescante ottenuto dai suoi petali, ovvero il karkadè; è una bevanda dissetante e dalle proprietà digestive, diuretiche e tonificante. Ha anche un leggero potere lassativo. Il colore rosso rubino è dato dai sepali, utilizzati anche per ottenere tantissimi prodotti: le marmellate e le gelatine sono particolarmente facili da preparare, grazie all’elevata presenza di acido citrico e pectina. I sepali sono edibili anche crudi, e possono arricchire insalate e zuppe. Ultimamente inoltre viene molto utilizzato anche come colorante alimentare.
Siccome, come detto, possiede molti usi erboristici e medicinali, le popolazioni che lo coltivano gli hanno attribuito numerose proprietà. In particolare è stato utilizzato come rimedio per tosse, febbre, ipertensione, disturbi del cuore, dispepsia, e persino contro il cancro. A livello medico è stato provato che le foglie hanno proprietà emollienti. I sepali sembrano essere utili per molti problemi legati al sangue e alla pressione. Studi recenti hanno inoltre riscontrato un effettivo potere antiossidante e diuretico, nonché un aiuto nella prevenzione di alcune sindromi metaboliche (legate all’obesità e alla resistenza all’insulina).
In cucina poi i germogli e le foglie giovani possono essere impiegati nella preparazione di insalate. Anche le foglie trovano impiego nella preparazione di integratori.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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