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Aratura

Aratura

Col termine aratura si intende quella operazione agricola che consiste nel lavorare lo strato esplorato dalle radici delle piante per renderlo più idoneo alla loro fase vegetativa e riproduttiva.
Questa tecnica viene eseguita con alcuni attrezzi, trainati da macchine o animali, di cui il più frequente è l’aratro tipico a vomere e versoio; questo aratro è uno strumento che pratica il taglio e il rovesciamento di un blocco di terreno, detto fetta, cha ha la forma di un parallelepipedo. Anche altre tecniche di lavorazione, pur differendo concettualmente dal taglio e dal ribaltamento della fetta, fanno tuttavia riferimento al termine di aratura.
L’obiettivo generale dell’aratura è quello di frantumare uno strato di terreno al fine di creare migliori condizioni per la circolazione dell’aria e dell’acqua, per eliminare i residui delle coltivazioni o erbe infestanti e per predisporlo direttamente alla semina o alla piantagione di piante o ad altre lavorazioni.
A seguito dell’aratura, pertanto, il terreno risulta elaborato, sminuzzato, rimescolato, aerato, preparato per assorbire meglio l’acqua e sviluppare l’apparato radicale e per i processi chimici e biologici inerenti alla nutrizione delle piante. L’aratura si esegue mediante l’ aratro, attrezzo probabilmente originario dell’Egitto o dell’Oriente (vedi articolo) dove è nato, secondo documentazioni storiche, separatamente.
Tipi di aratura –
Si distinguono vari tipi di aratura:
– un’ aratura ordinaria che, a seconda della profondità cui viene spinta, si distingue in superficiale (fino a 10-12 cm, per interrare concimi, sementi, oppure per rompere le stoppie), media (tra i 15 e i 25 cm, la più comune, per preparare, per es., il terreno alla semina del frumento), profonda o di rinnovo (tra i 25 e i 40 cm, a carattere periodico quando dia inizio all’avvicendamento delle colture);
– un’ aratura di scasso, profonda fino a 1 m, per rendere coltivabili terreni incolti o preparare frutteti.

Tipi di aratura

Caratteristiche che contraddistinguono l’aratura sono la larghezza e la profondità del solco, il rivoltamento della fetta e la frantumazione. La direzione dei solchi, tracciati paralleli fra loro, è di solito secondo la maggior lunghezza dei campi per ridurre la perdita di tempo nelle voltate ed è orientata da N a S quando il terreno è sistemato a porche molto rialzate; sui terreni in pendio talvolta segue le curve di livello, talvolta seguendo la linea di maggior pendenza (aratura a ritto chino).
A seguito dell’intervento di aratura la superficie del terreno arato può essere:
– piana, il che si ottiene rivoltando la terra sempre da una parte ed usando in genere aratri doppi;
– a prosoni, cioè a strisce di terreno larghe da 5 a 20 m, limitate da solchi lateralmente;
– a prose o porche, che sono strisce più strette, talvolta ottenute soltanto da due solchi d’aratro.
Con l’ aratura piana l’irrigazione è più agevole e uniforme, la vegetazione è più regolare e più facile è l’impiego dei mezzi meccanici di coltivazione.
L’aratura a prose, se da un lato lascia uno strato più alto di terra a disposizione delle piante seminate sul ciglio della prosa ed evita gli inconvenienti delle acque stagnanti, dall’altro presenta differenze di fertilità nella superficie dei campi, mancanza di uniformità nelle colture, nello spargimento dei concimi e delle sementi, e crea difficoltà di transito alle macchine e ai carri agricoli.
L’ aratura a prosoni, a seconda della larghezza, presenta vantaggi e difetti degli altri tipi. I prosoni si ottengono con due procedimenti di aratura:
– colmando, quando si inizia il primo solco nel mezzo dell’appezzamento e si ritorna con il secondo solco ribattendo il primo, cioè addossando la terra ribaltata dal secondo solco contro quella già ribaltata dal primo, e così si continua sino a lasciare due solchi aperti ai lati;
– scolmando quando il lavoro ha inizio ai lati per finire sulla linea mediana del campo dove termina lasciando aperto un solco.




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