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Onobrychis viciifolia

Onobrychis viciifolia

La Lupinella comune (Onobrychis viciifolia Scop.) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Fabaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Fabales, Famiglia Fabaceae, Sottofamiglia Faboideae e quindi al Genere Onobrychis ed alla Specie O. viciifolia.

Etimologia –
Il termine Onobrychis proviene dal greco ὄνος ónos, asino e da βρΰκω brýco brucare, divorare: pianta mangiata dagli asini. L’epiteto specifico viciifolia deriva dal genere Vicia veccia, un genere delle fabacee e da folium foglia: quindi con foglie simili alla veccia.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
La lupinella comune è una leguminosa eliofila e mesofila la cui origine è controversa; probabilmente si tratta di una specie irano-turanica, soprattutto in passato ampiamente coltivata come foraggio e quindi probabilmente introdotta, almeno nelle regioni dell’Italia centro-settentrionale, oggi presente in tutte le regioni d’Italia.
Il suo habitat è quello dei prati e pascoli asciutti e calcarei, incolti, bordi stradali, su substrati ricchi di elementi nutritivi, da 0 a 2200 m s.l.m.

Descrizione –
L’ Onobrychis viciifolia è una specie erbacea perennante, alta 40-70 cm, con una robusta radice fittonante ricca di numerosi e grossi tubercoli radicali.
I fusti sono semplici o poco ramificati, eretto- ascendenti, striati e fistulosi fra gli internodi, pubescenti e spesso arrossati alla base, subglabri in alto.
Le foglie sono imparipennate, con le inferiori picciolate e le superiori sessili; la lamina presenta 7-14 paia di segmenti ± sessili, pubescenti, gli inferiori ellittici, i superiori più stretti; stipole connate, scariose, spesso rossastre.
L’infiorescenza è un racemo ascellare non ramificato, lungamente peduncolati, di colore roseo con brattee fiorali lunghe quanto il tubo calicino.
Il calice è gamosepalo con lunghi peli appressati o ± eretto-patenti, diviso in 5 denti lanceolato-lesiniformi di 3-4 mm, 2-3 volte più lunghi del tubo.
La corolla è grande 10-14 mm, tipicamente papilionacea, di color rosa intenso con venature porporine, raramente bianca; il vessillo subeguale alla carena, largo, con l’apice rivolto all’indietro.
Presenta ovario supero e stami diadelfi.
Il frutto è un legume di 5-8 mm, indeiscente (camara), suborbicolare e compresso, pubescente, alveolato e crestato, con 6-8 aculei di 0,2-0,8 (1) mm sul margine dorsale. Contiene generalmente un solo seme reniforme di colore bruno-verdastro.
L’impollinazione, quasi esclusivamente incrociata, è assicurata dalle api (i fiori sono fortemente nettaniferi). L’antesi è tra Maggio ed Agosto.

Coltivazione –
Per la coltivazione della Lupinella comune si consideri che questa pianta ha scarsa attitudine a ributtare dopo il 1° taglio che quindi è quello che dà il grosso della produzione. È una specie che resiste al freddo e soprattutto alla siccità. Si adatta meglio dell’erba medica alle terre magre, sciolte, calcaree, ciottolose.
Dal punto di vista agronomico la lupinella comune è un’ottima pianta miglioratrice che resta in coltura 2-3 anni e si colloca bene tra due cereali. Viene consociata spesso con erba medica in consociazione permanente, oppure in consociazione temporanea col frumento o altro cereale affine, su cui viene seminata in bulatura.
Per la semina di questa pianta, normalmente al sud si procede in autunno impiegando 120 Kg/ha di seme vestito, al centro è fatta alla fine dell’inverno (marzo) con 60 Kg/ha di seme nudo, più pronto a germinare.

Usi e Tradizioni –
Nei tempi passati, sia tra i greci che i romani, la Lupinella comune non era conosciuta come pianta da foraggio, Dioscoride evocava probabilmente un’altra specie di Onobrychis: Onobrychis caput-galli, spontanea in tutto il bacino del Mediterraneo, ma non coltivata. La Onobrychis viciifolia è entrata nel novero delle piante agrarie, in tempi relativamente recenti: nel XV secolo diffondendosi nel sud della Francia, in Italia e nei paesi dell’Europa centrale, nel XVII secolo.
La Lupinella è apprezzata dagli animali sia come fieno che verde; ha elevate qualità nutritive, vegeta in terreni difficili quali quelli calcarei, siccitosi, caldi e permeabili. Sopporta gli sbalzi termici, sicuramente più dell’erba medica, tollera la neve, resiste alla siccità meglio dei trifogli e del prato alterno, ma è sensibile agli eccessi di umidità nel suolo, anche temporanei. Lo sviluppo è lento: se seminata in primavera fornisce un taglio abbondante nel secondo anno di coltura; se seminata in autunno da un buon taglio nei 2 anni successivi.
Il foraggio dell’ Onobrychis viciifolia è di buona appetibilità, digeribilità e non meteorizzante. Le rese si attestano intorno ai 20-25 t/ha di erba piuttosto acquosa (80% di umidità e più), corrispondenti a 4-5 t/ha circa di fieno.
Il fieno di lupinella tagliata all’inizio della fioritura ha la seguente composizione: s.s. 85%, protidi grezzi 15-16% (su s.s.), U.F. 0,55 per Kg di s.s.
Il seme si produce nei lupinellai che sono giunti all’ultimo anno di vita.
Attualmente le uniche varietà iscritte al Registro nazionale sono “Vala” e “Zeus”.
Questa pianta foraggera è sfuggita frequentemente alle coltivazioni per cui si ritrova anche allo stato spontaneo. Avendo un elevato valore alimentare, si è diffusa nella formazione di prati avvicendati di breve durata sia in pianura che in montagna.
La Lupinella è bottinata dalle api sia per il nettare sia per il polline; è forse la leguminosa più ricercata dalle api per il nettare concentrato ( 42-55% di zuccheri ). Da questa pianta si ricava un miele di colore molto chiaro, quasi bianco, dal gusto delicato, spesso leggermente fruttato.
Purtroppo il miele di questa essenza, ha subito un calo di produzione costante negli ultimi decenni a causa del progressivo abbandono delle stalle e dello spopolamento delle montagne, dove la lupinella veniva coltivata quale foraggera.

Modalità di Preparazione –
La Lupinella è una leguminosa di buon utilizzo come pianta foraggera per l’alimentazione animale. Trova una buona applicazione come pianta mellifera ma il suo uso è in gradula diminuzione per l’abbandono delle aree dove un tempo si praticava l’allevamento di aree alpestri e più impervie. Il miele è di gusto delicato utilizzabile direttamente o per la preparazione di dolci ed altri preparati.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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