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Setaria italica

Setaria italica

Il Panico (Setaria italica (L.) Beauv.) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Poaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Liliopsida, Ordine Poales, Famiglia Poaceae, Sottofamiglia Panicoideae, Tribù Paniceae e quindi al Genere Setaria ed alla Specie S. italica.
Sono sinonimi i termini: Setaria italica (L.) P. Beauvois e Panicum italicum L.

Etimologia –
Il termine Setaria deriva da seta, setola: per l’aspetto setoloso delle spighe. L’epiteto specifico italica è in riferimento all’Italia: italico, italiano, anche se la sua origine sono da attribuire nell’Arcipelago Indiano o, comunque nell’Asia sud orientale.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Le origini del Panico non sono certe; De Candolle attribuisce la patria di origine all’Arcipelago Indiano.
Questo cereale è una specie molto coltivata in Asia mentre in Europa ed in Italia l’importanza di questa coltivazione è andata sempre più diminuendo, essendo la suaproduzione destinata esclusivamente all’alimentazione dei volatili.

Descrizione –
La Setaria italica si riconosce per avere foglie strette e ruvide. La pannocchia è composta, irregolarmente cilindrica, compatta, con rachide peloso su cui si inseriscono spighette con setole, lunga da 20 a 40 cm, alla maturità essa si inclina verso terra. Le spighette sono munite di setole lunghe e contengono un fiore superiore ermafrodita ed un altro inferiore maschile; le glume sono diseguali, con due stili allungati terminali. Le cariossidi sono di forma rotonda, appiattite e di grandezza piccola. Il colore del seme cambia con le differenti varietà.
È una pianta a fotosintesi C4.

Coltivazione –
Il Panico, come tutti i cereali macrotermi, ha bisogno di almeno 15 °C per germinare e per compiere il ciclo biologico, che dura 70-90 giorni a seconda della varietà.
La pianta si sviluppa in primavera-estate e si adatta a terreni poveri e a climi arido-secchi, non richiedendo molta irrigazione.
Il ciclo colturale è caratterizzato da una prolungata e notevole capacità di accestimento. Resiste alla siccità ed alle elevate temperature, è invece sensibile al freddo e ai ristagni idrici. Per le sue particolari caratteristiche biologiche questa specie viene in genere impiegata come coltura intercalare in terreni leggeri e sabbiosi, scarsamente dotati di umidità durante l’intero periodo estivo.
Esistono diverse varietà che vengono coltivate in funzione della diversa adattabilità a condizioni pedoclimatiche differenti.
Per quanto riguarda la tecnica colturale, viste le ridotte dimensioni del seme, il terreno deve essere preparato accuratamente, interrando il quantitativo di concime previsto per la coltura. La semina (a fine primavera o inizio estate) viene eseguita a file distanti 20-40 cm, impiegando 6-8 kg/Ha.
Per quanto riguarda la raccolta, la maturazione scalare delle varie pannocchie presenti nella coltura crea, in genere, notevoli difficoltà nella scelta dell’epoca di raccolta e, normalmente, non permette di ottenere l’intera produzione che le piante forniscono. La resa in granella è di 8-12 quintali ad ettaro.
Alcune volte il panico viene coltivato come foraggio. La resa può essere di 100-250 quintali per ettaro ed il prodotto si può consumare allo stato verde o conservato in silo.
Il Panico può essere impiegato anche come erbai estivi a rapida crescita, da utilizzare dalla maturazione lattea a quella cerosa.

Usi e Tradizioni –
L’ antecedente selvatico del Panico è stato identificato in modo sicuro come Setaria viridis; esistono anche forme selvatiche del Panico. Zohary e Hopf notano che la differenza principale tra le forme selvagge e coltivate consiste nel sistema di dispersione dei semi.
La prima prova della coltivazione della Setaria italica proviene dall’insediamento cinese di Peiligang che è il nome che gli archeologi hanno dato ad un gruppo di insediamenti neolitici del bacino del fiume Luo, nella provincia cinese di Henan. Questa coltura divenne predominante solo con la cultura di Yangshao. Più recentemente, la cultura cinese di Cishan è stata identificata come la prima ad addomesticare il Panico intorno al 6500-5500 a.C.
Le prime prove per la coltivazione della Setaria italica al di fuori dell’area di origine si trovano a Chengtoushan nella regione del fiume Yangtze centrale, risalente al 4000 a.C. circa.
Nella Cina meridionale, il Panico raggiunse la pianura di Chengdu (Baodun) intorno al 2700 a.C e successivamente il Guangxi vicino al confine vietnamita intorno al 3000 a.C.
Il Panico raggiunse anche Taiwan (Nankuanli, cultura Dapenkeng ) intorno al 2800 a.C. e l’altopiano tibetano (Karuo) intorno al 3000 a.C.
Il Panico probabilmente ha raggiunto il sud-est asiatico attraverso molteplici rotte. Le prime prove della sua presenza nel Sud-Est asiatico provengono da vari siti nella valle Khao Wong Prachan, nella Thailandia centrale, con il sito di Non Pa Wai che fornisce la data più antica, e cioè intorno al 2300 a.C circa.
Le prime prove della presenza nella Siberia orientale provengono dal sito archeologico di Krounovka, risalente al 3620-3370 a.C. circa. Le prime prove dirette in Corea provengono da Dongsam-dong Shell Midden, nel sito di Jeulmun della Corea del Sud, con una data risalente a circa 3360 a.C. In Giappone, infine, le prime prove della presenza della coltivazione della Setaria italica provengono dal sito Jōmon di Usujiri a Hokkaido, risalenti a circa 4000 a.C.
L’arrivo di questa coltura in Europa è più tardi; tracce di semi appaiono per la prima volta nel secondo millennio a.C. nell’Europa centrale. La prima prova certa della sua coltivazione nel Vicino Oriente è dell’età del ferro, nel sito di Tille Hoyuk in Turchia, con una data del 600 a.C. circa.
Presso i Romani il Panico era usato per preparare una specie di polenta, dopo essere stato pestato nel mortaio.
Oggi è molto usato in Cina, India e medio oriente per l’alimentazione umana, mentre in Europa e Nord America viene usato solamente come mangime per animali (becchime per uccelli o, a pianta completa, come foraggio).
In India, il Panico è ancora un raccolto importante nelle regioni aride e semi-aride. Nell’India del sud, è la dieta di base per molte persone a partire dal periodo del Sangam. È popolarmente citato nei vecchi testi Tamil ed è comunemente associato a Lord Muruga e alla sua consorte Valli.
In Cina, il Panico è una delle principali colture alimentari, specialmente tra i poveri nella parte settentrionale asciutta di quel paese. Nel Sud-est asiatico, viene comunemente coltivato nelle sue regioni aride e montane. In Europa e nel Nord America è piantato su scala moderata per fieno e insilato, e in misura più limitata, per il becchime .
Nelle Filippine settentrionali, era un tempo un importante prodotto di base, fino a quando fu sostituito con coltivazioni di riso e patate dolci.
Oggi, in Italia la produzione è destinata esclusivamente all’alimentazione dei volatili.
In Macedonia e Romania viene impiegato per la preparazione di bevande fermentate.

Modalità di Preparazione –
Il Panico, alimento molto utilizzato, soprattutto nei Paesi del Sud-est Asiatico ha poco riscontro ed utilizzo nei Paesi occidentali. Potrebbe però trovare, insieme al Miglio, impiego nella cucina macrobiotica.
Sono molte infatti le preparazioni che si possono realizzare avendo come base questi cereali: una volta lessato per circa 20 minuti in acqua con un pizzico di sale marino integrale, si può scolare e utilizzare per farne insalate, crocchette, zuppe o per ispessire creme e vellutate o per farne anche una gustosa polentina. Spesso si consiglia di preparare anche primi piatti in cui vi sia una combinazione 50% di riso e 50% di Panico o di Miglio; nella dieta macrobiotica sono infatti consigliati i cereali più “yang”, come il riso, il panico, il miglio e il grano saraceno.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.



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