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Broussonetia papyrifera

Broussonetia papyrifera

Il Gelso da carta, conosciuto anche col nome di Moro cinese (Broussonetia papyrifera, (L.) Vent.) è una specie arborea appartenente alla famiglia Moraceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Phylum Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Rosales, Famiglia Moraceae e quindi al Genere Broussonetia ed alla Specie B. papyrifera.

Etimologia –
Il termine Broussonetia è dedicato a Pierre Auguste Marie Broussonet (1761-1807), botanico francese che erborizzò nelle Isole Canarie, Francia, Marocco e Portogallo e fu il primo ad introdurre delle piante femminili di Broussonetia papyrifera dalla Cina alla fine del XVIII secolo. L’epiteto specifico papyrifera proviene da papyrus papiro, pianta da cui si estraeva la carta e da fero portare, in quanto pianta adatta per la produzione della carta.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Gelso da carta è una specie arborea originaria dell’Asia orientale, in un’area estesa tra la Cina e la Birmania. La pianta fu Introdotta in Europa come essenza ornamentale intorno alla metà del XVIII secolo, sfuggì ben presto dai giardini e dai parchi grazie al carattere frugale e pioniere ed oggi si trova facilmente lungo i bordi di strade e binari ferroviari e negli incolti lungo le spiagge.

Descrizione –
La Broussonetia papyrifera è un albero che nella zona di origine può raggiungere i 15 metri di altezza, con chioma molto espansa orizzontalmente. La pianta presenta un portamento che può essere sia arboreo, con chioma larga ed espansa, sia cespuglioso, con chioma più bassa e ramificata. Il tronco è snello e diritto, con scorza bruno-grigia e liscia da giovane, poi screpolata, che lascia intravedere il giovane sughero sottostante bruno-violaceo. Le foglie sono picciolate alterne di 4-8 x 7-12 cm, ovato lanceolate, dentellate al margine, verde intenso sopra, grigiastre e tomentose sotto. Quelle alla base dei rami sono intere, quelle distali presentano 3-5 lobi profondi separati da una insenatura. Si tratta di una pianta dioica con alberi maschili che producono piccoli fiori giallognoli raggruppati in spighe ascellari ed alberi femminili dove troviamo piccoli capolini sferici e compatti di fiorellini verdastri ridotti al solo pistillo. Il frutto di questa pianta è un soroso, alo stesso modo della mora di gelso, sferico, di 2 cm di diametro, di color arancio-rossastro a maturità. La fioritura avviene da maggio a giugno. L’impollinazione è favorita dal vento.

Coltivazione –
La Broussonetia papyrifera è una pianta rustica, indifferente al substrato, sopporta il freddo e posizioni scarsamente luminose. Si adatta infatti a qualunque situazione: sole o ombra, terreni fertili o poveri, aridi o umidi, profondi o sassosi ecc. Anche il clima non costituisce un problema: solo la montagna gli impedisce di prosperare, visto che teme i geli prolungati. La concimazione non è indispensabile. La potatura si attua solo in caso di ingombro eccessivo. Per la crescita rapida è utilizzabile dove si desideri rapidamente ombra. La moltiplicazione avviene per seme in autunno, oppure per talea semilegnosa in estate. Si moltiplica normalmente anche tramite il trapianto di polloni basali che è possibile asportare. Facendoli prima radicare in un contenitore, si porranno a dimora la primavera successiva.

Usi e Tradizioni –
Il nome di “Gelso da carta” ricorda l’utilizzo della sua corteccia per la produzione della carta in Asia orientale sin dai tempi remoti, da cui anche nome della specie “papyrifera”, perchè utile alla produzione della carta come il Papiro. In Estremo Oriente si utilizza la scorza che, macerata, fornisce una carta di discreta qualità. In Oriente la corteccia macerata veniva utilizzata nella produzione della carta. La Broussonetia papyrifera possiede diverse proprietà medicinali: è galattogoga, diaforetica, emostatica, astringente, oftalmica, stimolante, stomachica, diuretica, lassativa, tonica.
In Cina è utilizzata in sostituzione del Gelso per l’allevamento dei bachi da seta.
Dalla corteccia della pianta si ricavano fibre molto lunghe usate in Polinesia per produrre filati e tessuti. Nei territori d’origine la corteccia macerata era un tempo utilizzata per produrre la carta pregiata, dall’aspetto fine e setaceo, conosciuta col nome di “carta cinese o carta di seta”.
La produzione della carta risale al II secolo d.C. Il ministro cinese Ts’ai Lun si recava ogni giorno presso uno stagno adibito a lavatoio e lì osservava le donne che lavavano i panni.
Un giorno si accorse che le fibre, staccate dai panni logori per lo strofinio e per la sbattitura esercitati dalle lavandaie, si accumulavano in un’ansa dello stagno e si riunivano come un feltro sottilissimo. Ts’ai Lun raccolse con delicatezza il batuffolo, lo pose ad essiccare e lo distese.
Nacque, così, un foglio di una certa consistenza, di colore biancastro ed idoneo per la scrittura.
Il ministro ordinò di sostituire, nella fabbricazione dei feltri, le fibre animali con quelle vegetali.
Il primo materiale adottato da Ts’ai Lun fu la corteccia della Broussonetia papyrifera.
La parte fibrosa della corteccia era messa a macerare in acqua, risciacquata e, successivamente, battuta in mortai di pietra fino ad ottenere una pasta uniforme di fibre cellulosiche.
La pasta, diluita con abbondante acqua, era versata sopra la “forma“, un reticolo formato da sottilissimi bastoncini di Bambù. L’acqua passava attraverso le maglie del graticcio e le fibre, stringendosi tra loro, restavano in superficie formando un foglio di piccolo spessore che, staccato dalla forma, era posto ad essiccare all’aria.
La richiesta della carta per scrivere è stata inizialmente piuttosto ridotta. La carta, infatti, ancor prima di essere usata come supporto per la scrittura, in Cina era stata impiegata per realizzare capi di vestiario. Le prime citazioni relative a quest’uso risalgono al primo secolo a.C. Intorno alla metà del III secolo d.C. i preti taoisti, i poeti e gli scolari indossavano cappelli di carta. Con la carta si costruivano aquiloni, lanterne e ventagli.
Per la ricchezza di polloni, il rapido attecchimento e la sua rusticità viene usata per stabilizzare terreni mobili e franosi.

Modalità di Preparazione –
Attualmente la Broussonetia papyrifera non ha altri utilizzi, almeno nei Paesi occidentali se non quelli ornamentali e per fini idrogeologici per la stabilizzazione dei terreni mobili e franosi.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.



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